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In pigiama, di notte, solo per strada. Ha 5 anni ed era "in punizione"

  1. #21
    Too Many Humans Oregon
    Uomo 33 anni da Venezia
    Iscrizione: 17/10/2006
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    Quote Originariamente inviata da Abel Balbo Visualizza il messaggio
    Sicuramente si tratta di genitori non all'altezza di certe situazioni, però è anche vero che esistono certi bambini con caratteri e tempra veramente difficili che potrebbero mettere in difficoltà i loro educatori.

    Immagino che nel caso specifico 'sto bambino si sia impuntato nel non voler uscire per andare a mangiare con tutta la famiglia.
    La soluzione di @Lucien è di portarcelo a calci nel culo, io non la condivido perché risolve il problema al presente ma provoca danni al bambino, che prenderà per buono l'uso della violenza quando si fa una cosa sbagliata. Il frutto di un certo tipo di educazione sono quelli che tirano cazzotti al primo torto ricevuto.

    Il lasciarlo solo a casa poteva essere un'ottima soluzione, salvo però nascondersi dietro l'angolo ad aspettare la sua reazione, abbastanza scontata, di mettersi in allarme una volta constatato che i suoi capricci non avevano sortito l'effetto desiderato di tenere tutti sotto scacco.



    Invito chi ancora non lo è, di aspettare di diventare genitore prima di emettere sentenze con troppa facilità...
    Che c'entra se è un bambino con carattere molto difficlile? Non è un buon motivo per lasciarlo a casa da solo. E non credo serva diventare genitore per capire che tuo figlio di 5 anni, per quanto sia capriccioso e "rompi coglioni", non lo devi lasciare di notte a casa senza nessuno.

  2. #22
    Se muoio rinasco P S Y C H O
    da Estero
    Iscrizione: 6/12/2005
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    Quote Originariamente inviata da Khumiko Visualizza il messaggio


    Che c'entra se è un bambino con carattere molto difficlile? Non è un buon motivo per lasciarlo a casa da solo. E non credo serva diventare genitore per capire che tuo figlio di 5 anni, per quanto sia capriccioso e "rompi coglioni", non lo devi lasciare di notte a casa senza nessuno.
    Infatti non si deve lasciare a casa da solo, ma una soluzione potrebbe essere "far finta" di lasciarlo solo per vedere come reagisce quando si rende conto che le sue moine non hanno sortito effetto. L'errore commesso è che bigogna restare ad aspettarlo dietro la porta cosicché quando esce ha praticamente confessato la propria dipendenza da te e diventa propenso a seguirti e obbedirti.
    Invece i protagonisti di questa storia se ne sono andati a cena fregandosene di lui, è un po' (molto) diverso...
    A Temperance e RudeMood piace questo intervento

  3. #23
    Temperance
    Donna
    Iscrizione: 15/1/2006
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    Quote Originariamente inviata da Usher Visualizza il messaggio
    puoi fare i distinguo quanto vuoi, sulla base della intelligenza emotiva di chi opera la punizione, ma quando si ignora le conseguenze sono uguali e forse l'agire di tuo padre è il peggiore perchè crea piu danni nella psiche che di uno ceffone se questo è il modello educativo di riferimento mi fa orrore: le botte si possono dimenticare ma incidere sull'autostima di un bambino di non sentirsi considerato incide parecchio sono lesioni che si pagano prima o poi e sul punto sia psichiatri o psicologici sono concordi
    Ma stai scherzando, vero? xD
    Se per te sgridare un bambino e ignorarlo per un pò - mio padre era esagerato, okay, ma c'è da dire che questo è successo un paio di volte, in tutta la mia infanzia - è uguale a dargli un ceffone o a chiuderlo in casa c'è qualcosa che non va. Peggio ancora se consideri meglio un ceffone che il silenzio.
    Un bambino non ha mai imparato nulla da uno schiaffo, semmai solo a piangere e a lamentarsi di più, senza riflettere su quello che ha fatto. Io dopo una sgridata e dopo il silenzio sapevo benissimo che mi ero comportata da bambina stupida e viziata - o maleducata - e chiedevo scusa. I miei cugini - e altri bambini con cui son stata a contatto - altro che scusa, dopo aver avuto una sculacciata, ti danno pure il resto - e qui mi fermo, se mi metto a criticare è finita.
    A P S Y C H O e Elaine Marley piace questo intervento

  4. #24
    Too Many Humans Oregon
    Uomo 33 anni da Venezia
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    Quote Originariamente inviata da Abel Balbo Visualizza il messaggio
    Infatti non si deve lasciare a casa da solo, ma una soluzione potrebbe essere "far finta" di lasciarlo solo per vedere come reagisce quando si rende conto che le sue moine non hanno sortito effetto. L'errore commesso è che bigogna restare ad aspettarlo dietro la porta cosicché quando esce ha praticamente confessato la propria dipendenza da te e diventa propenso a seguirti e obbedirti.
    Invece i protagonisti di questa storia se ne sono andati a cena fregandosene di lui, è un po' (molto) diverso...
    Ah ok.. questo sarebbe un buon metodo. (;

  5. #25
    Mai più senza FdT RudeMood
    Donna 43 anni
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    Quote Originariamente inviata da Temperance Visualizza il messaggio


    Ma stai scherzando, vero? xD
    Se per te sgridare un bambino e ignorarlo per un pò - mio padre era esagerato, okay, ma c'è da dire che questo è successo un paio di volte, in tutta la mia infanzia - è uguale a dargli un ceffone o a chiuderlo in casa c'è qualcosa che non va. Peggio ancora se consideri meglio un ceffone che il silenzio.
    Un bambino non ha mai imparato nulla da uno schiaffo, semmai solo a piangere e a lamentarsi di più, senza riflettere su quello che ha fatto. Io dopo una sgridata e dopo il silenzio sapevo benissimo che mi ero comportata da bambina stupida e viziata - o maleducata - e chiedevo scusa. I miei cugini - e altri bambini con cui son stata a contatto - altro che scusa, dopo aver avuto una sculacciata, ti danno pure il resto - e qui mi fermo, se mi metto a criticare è finita.
    Certe volte lo fanno apposta proprio per trovare quel contatto negato per punizione.
    Meglio uno schiaffo che niente... pensano..
    A P S Y C H O piace questo intervento

  6. #26
    Se muoio rinasco P S Y C H O
    da Estero
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    Una specie di "ricatto affettivo" come quello del papà di @Temperance invece potrebbe essere efficace. Il messaggio deve essere "io sono propenso a volerti bene a patto che tu ti comporti come dovresti", poi ovviamente ci deve essere sempre una giusta misura nel castigo in funzione dell'entità dell'azione commessa da punire; così come non si può lasciare il figlio a casa da solo andandosene a cena, nemmeno si può disconoscergli tale affetto per un periodo molto lungo.
    A Oregon e Temperance piace questo intervento

  7. #27
    Temperance
    Donna
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    Quote Originariamente inviata da RudeMood Visualizza il messaggio
    Certe volte lo fanno apposta proprio per trovare quel contatto negato per punizione.
    Meglio uno schiaffo che niente... pensano..
    Non ho capito @RudeMood

  8. #28
    Overdose da FdT
    Uomo
    Iscrizione: 29/9/2004
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    Quote Originariamente inviata da Abel Balbo Visualizza il messaggio
    Una specie di "ricatto affettivo" come quello del papà di @Temperance invece potrebbe essere efficace. Il messaggio deve essere "io sono propenso a volerti bene a patto che tu ti comporti come dovresti", poi ovviamente ci deve essere sempre una giusta misura nel castigo in funzione dell'entità dell'azione commessa da punire; così come non si può lasciare il figlio a casa da solo andandosene a cena, nemmeno si può disconoscergli tale affetto per un periodo molto lungo.
    No tu proponi una visione sbagliata di educazione non esiste sul lato affettivo una storia del genere: a) perchè il genitore non sa molte volte quantificare cosa s'intenda lungo o corto periodo commisurato alla punizione il disconoscimento dell'affetto
    b) in secondo luogo tu hai si un risultato immediato ma incosciamente e su lungo periodo si sviluppa la paura dell'abbandono che sul momento non si riesce a quantificare ma che prima o poi come lesione psichica tende a minare l'autostima della persona che lo subisce nei propri rapporti affettivi con altri.
    c) E’ assai peculiare che in molteplici casi l’esercizio di tale “sollecitazione” sia totalmente inconsapevole. Per generazioni si perpetuano comportamenti ritenuti normali, dei quali non si è più in grado di cogliere l’ingiustizia e l’amoralità. Proprio perché si è stati a propria volta vittime, in modo automatico si diventa carnefici ( temperance ci da nel suo piccolo una dimostrazione di come il modello viene perpetuato).
    Questo tipo di ricatto uno dei metodi più utilizzati, soprattutto nelle relazioni familiari ( genitori e figlio) o di coppia, per ottenere il potere sul simile. Le forme sono le più svariate a livello generale
    Il semplice paventare la perdita del presunto affetto, contraddistinto dalle frasi “se non farai o non sarai… non ti vorrò più bene”, “se non mi… ti lascerò”, “se mi ami devi…” ecc.;-

    la tecnica del lamento, attraverso cui il lamentante soggioga creando nell’altro il tormento, l’assillo della ricerca del – peraltro inesistente - metodo per impedire e limitare il lamento medesimo;-

    la tecnica del “non stare mai bene” che, oltre a creare un alibi per impedire qualsiasi“disturbo” (per la serie “tu non puoi pretendere niente perché io non posso dare”),crea nel prossimo un senso d’impotenza nel lenire tali sofferenze, sofferenze la cui causa scatenante è esteriormente immanifesta e ancor più difficile da alleviare;-

    la tecnica del “muso”, del silenzio col quale si vuole punire il reo per le sue presunte offese, procrastinato a volte per periodi assai lunghi, nell’intenzione di far macerare nella responsabilità il malcapitato ( generando insicurezza) .

    non solo ma se si presta attenzione al linguaggi e alla comunicazione questa tecnica sul senso di colpa è sempre all'opera creando un circolo vizioso di autosvalutazione
    non ti occupi mai di me”, “non pensi mai alle mie esigenze”, “mi fai piangere”, “non mi fai stare tranquillo”, “non riesco a dormire se tu…”, “ti diverti a farmi soffrire…”,“io vivo solo per te, invece tu…”, “non farmi stare in pensiero”, indicano abbastanza efficacemente come sia d’uso comune questo tipo di ricatto

    In poche parole questa è soggezione e non voler bene come sostiene indirettamente Temperance .

  9. #29
    alias Annie Lennox Elaine Marley
    Uomo 35 anni
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    Quote Originariamente inviata da Usher Visualizza il messaggio
    No tu proponi una visione sbagliata di educazione non esiste sul lato affettivo una storia del genere: a) perchè il genitore non sa molte volte quantificare cosa s'intenda lungo o corto periodo commisurato alla punizione il disconoscimento dell'affetto
    b) in secondo luogo tu hai si un risultato immediato ma incosciamente e su lungo periodo si sviluppa la paura dell'abbandono che sul momento non si riesce a quantificare ma che prima o poi come lesione psichica tende a minare l'autostima della persona che lo subisce nei propri rapporti affettivi con altri.
    c) E’ assai peculiare che in molteplici casi l’esercizio di tale “sollecitazione” sia totalmente inconsapevole. Per generazioni si perpetuano comportamenti ritenuti normali, dei quali non si è più in grado di cogliere l’ingiustizia e l’amoralità. Proprio perché si è stati a propria volta vittime, in modo automatico si diventa carnefici ( temperance ci da nel suo piccolo una dimostrazione di come il modello viene perpetuato).
    Questo tipo di ricatto uno dei metodi più utilizzati, soprattutto nelle relazioni familiari ( genitori e figlio) o di coppia, per ottenere il potere sul simile. Le forme sono le più svariate a livello generale
    Il semplice paventare la perdita del presunto affetto, contraddistinto dalle frasi “se non farai o non sarai… non ti vorrò più bene”, “se non mi… ti lascerò”, “se mi ami devi…” ecc.;-

    la tecnica del lamento, attraverso cui il lamentante soggioga creando nell’altro il tormento, l’assillo della ricerca del – peraltro inesistente - metodo per impedire e limitare il lamento medesimo;-

    la tecnica del “non stare mai bene” che, oltre a creare un alibi per impedire qualsiasi“disturbo” (per la serie “tu non puoi pretendere niente perché io non posso dare”),crea nel prossimo un senso d’impotenza nel lenire tali sofferenze, sofferenze la cui causa scatenante è esteriormente immanifesta e ancor più difficile da alleviare;-

    la tecnica del “muso”, del silenzio col quale si vuole punire il reo per le sue presunte offese, procrastinato a volte per periodi assai lunghi, nell’intenzione di far macerare nella responsabilità il malcapitato ( generando insicurezza) .

    non solo ma se si presta attenzione al linguaggi e alla comunicazione questa tecnica sul senso di colpa è sempre all'opera creando un circolo vizioso di autosvalutazione
    non ti occupi mai di me”, “non pensi mai alle mie esigenze”, “mi fai piangere”, “non mi fai stare tranquillo”, “non riesco a dormire se tu…”, “ti diverti a farmi soffrire…”,“io vivo solo per te, invece tu…”, “non farmi stare in pensiero”, indicano abbastanza efficacemente come sia d’uso comune questo tipo di ricatto

    In poche parole questa è soggezione e non voler bene come sostiene indirettamente Temperance .
    Guarda, a mio parere, il metodo "hai sbagliato, ti ignoro" funziona benissimo.
    Il bambino ha modo di sentirsi in colpa e di ripensare all'atteggiamento.
    Non gli manca l'affetto e non pensa di non essere amato, semplicemente capisce che quando ha certi tipi di atteggiamenti viene meno il "rispetto" del genitore per il figlio. In questo modo, essendo un'azione che incide sul sentimento del bambino è più probabile che certi comportamenti non capitino più.
    Uno sberlone essendo solo un dolore fisico è più facile da sopportare...
    A Temperance piace questo intervento

  10. #30
    Temperance
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    Io, un carnefice, questo non me l'avevano mai detto xD

    Io c'ho 22 anni e non ho mai sofferto di nessuna sindrome di abbandono, anzi ti dirò che sono pure più legata a mio padre.
    Tu estremizzi troppo la situazione, o c'hai una visione distrorta di quello che ti sto a dì. Il silenzio dura giusto il tempo che il bambino si calmi e chieda scusa, quindi dieci minuti al massimo. Mio padre è un'altra faccenda, e anch'io ero un'altra faccenda; lui comunque andava al lavoro e tronava la sera, e al lavoro non lo chiamavo perchè ero a scuola, quindi il suo non rispondermi si limitava alle ore serali. Se dopo cinque minuti andavo da lui e mi scusavo lui riprendeva a giocare con me e a scherzare, le uniche DUE volte in cui il silenzio si è tirato per le lunghe è quando ho fatto dei capricci peggio di un'isterica, gli davo del cretino e non gli chiedevo scusa, quindi quando davvero esageravo. E in ogni caso non appena mi rendevo conto di aver sbagliato, e lui si rendeva conto che ero dispiaciuta, il silenzio terminava.
    E silenzio non vuol dire ignorare nel vero senso della parola, questo ti sfugge. Se avevo bisogno di lui lui c'era, mica mi ignorava.

    Se per te poi le sberle hanno meno risvolti negativi dimostramelo. Dal "dolore" fisico il bambino che prova? Che impara?

    Soggezione? Mai sei serio? Chiedere scusa dopo aver fatto qualcosa di male e soggezione?! Io sono l'esempio della persona che si fa mettere meno i piedi in testa, quindi soggezione un cavolo.
    Poi vabbè, tu non sei mica uno psicologo infantile, quindi quello che dici è una tua visione esagerata della cosa.
    Di risvolti negativi nel lasciar piagnucolare 5 minuti il bambino, quando sbaglia, invece di prenderlo in braccio e consolarlo, non ne conosco.

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