«Don» Alejo Garza Tamez, 77 anni
Ucciso armi in pugno il ranchero
che non ha ceduto ai ricatti dei narcos
Spacciatori e trafficanti di clandestini si impossessano dei ranch come basi avanzate verso gli Stati Uniti
WASHINGTON – Quella di «Don» Alejo Garza Tamez è la storia di un uomo coraggioso. Un uomo, forse, di altri tempi. Invece di lasciare la sua fattoria nelle mani dei narcos messicani li ha aspettati all’interno del ranch trasformato in un piccolo bunker. Don Alejo, 77 anni, è morto con due fucili in mano trucidato dall’esplosione delle granate. Prima però è riuscito a far fuori quattro assalitori e a ferirne altri due. Teatro di questo episodio della narco-guerra che consuma il Messico è la località di San José, a quindici chilometri da Ciudad Victoria, Stato di Taumalipas.
BASI AVANZATE - Il 13 novembre alcuni banditi recapitano un «messaggio» ad Alejo Garza Tamez: te ne devi andare entro 24 ore, altrimenti pagherai le conseguenze. In questa zona narcos e trafficanti di clandestini si impossessano di fattorie e ranch. Li utilizzano come basi avanzate nella faida che oppone i Los Zetas al Cartello del Golfo. Oppure diventano punti di passaggio per la loro «merce». E quando i criminali lanciano gli ultimatum nessuno ha il coraggio o la forza di resistere. Inutile cercare sostegno, difficile che arrivi. L’esercito, impiegato nella lotta al crimine, si muove solo per i casi più importanti e la polizia non sai mai da che parte stia. Per questo la maggioranza sventola bandiera bianca.
RANCH - Ma non è il caso di «Don» Alejo. È cresciuto da queste parti, la fattoria è tutto. Lui non vuole cedere un centimetro ai banditi. Così convoca i suoi contadini e li manda a casa: «Non tornate neppure domani». Poi prepara le difese. Il ranchero, cacciatore e collezionista di armi, piazza fucili e «doppiette» vicino alle finestre e a un paio di porte che portano verso l’esterno, crea piccole riserve di munizioni. Quindi aspetta. È una lunga veglia.
ATTACCO - Alle 4 del mattino, i banditi arrivano alla fattoria a bordo di grossi fuoristrada e pick up. I sicari – secondo una ricostruzione delle autorità militari che non citano però alcuna testimonianza – sparano qualche raffica in aria. Poi avanzano verso la casa. Don Alejo li accoglie con un tiro preciso. Spara e si sposta da una finestra all’altra. Ha una buona mira. Forse vuol far credere di non essere da solo. La trappola funziona. Coglie di sorpresa gli invasori: cadono in sei sotto il fuoco. I banditi, probabilmente, si riparano dietro i veicoli poi rispondono sparando all’impazzata crivellando le finestre. Ma per piegare la resistenza sono costretti a usare le granate. Per i narcos non è un problema usarle in abbondanza. Le comprano a buon mercato: costano appena 7 dollari l’una sul mercato nero. L’attacco ha successo, è finita.
EROE NAZIONALE - Quando i marines arrivano nella tenuta trovano le tracce dello scontro feroce. Ovunque cartucce, fori provocati dalle pallottole, suppellettili danneggiate dalle esplosioni. In un angolo il corpo senza vita di «Don» Alejo, al fianco due armi. L’ultima trincea di un uomo coraggioso e solo. Quando si è diffusa la notizia dell’omicidio, un centinaio di persone ha inviato messaggi su Twitter esaltando la figura del ranchero e qualcuno ha composto un corrido – una ballata popolare – in onore di «un eroe nazionale».
Guido Olimpio
24 novembre 2010
fonte corriere della sera
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Ha fatto bene, massimo rispetto.