La nave trasportava aiuti a Gaza
Si teme un'escalation di violenza
Ankara: «Attacco inaccettabile»
Ue chiede di aprire un'inchiesta
Onu: subito riunione d'urgenza
GERUSALEMME
È finito in un bagno di sangue, con almeno 19 morti, l’assalto condotto stanotte dalle forze israeliane contro la flottiglia multinazionale di attivisti filo-palestinesi in navigazione verso la Striscia di Gaza. L’azione - ripetutamente minacciata da Israele nel caso in cui gli attivisti avessero cercato di forzare il blocco imposto attorno alla Striscia fin dall’avvento al potere degli islamico radicali di Hamas, nel 2007 - è avvenuta di notte in acque internazionali, a qualche decina di miglia dalla costa. L’epicentro degli scontri - che hanno provocato un’immediata crisi diplomatica fra Israele e Turchia, in prima fila nel sostegno alla flottiglia - è stata la nave di una ong turca che guidava la spedizione: promossa dal movimento "Free Gaza" con la partecipazione di circa 700 persone (tra cui almeno cinque attivisti italiani) e l’intenzione dichiarata di portare un carico di aiuti a Gaza sfidando il blocco.
Secondo le ricostruzioni dell’episodio, ancora frammentarie, i commando israeliani hanno aperto a il fuoco causando un numero di morti compreso fra 10 e venti, a seconda delle fonti, oltre a numerosi feriti. Stando a un portavoce militare dello Stato ebraico, a innescare il caos sarebbe stato il tentativo di alcuni attivisti di resistere all’abbordaggio con bastoni, coltelli e almeno un’arma da fuoco, sottratta - pare - a un soldato. «Sono stati loro a dare il via alla violenza», ha affermato Mark Regev, portavoce del premier israeliano
Benjamin Netanyhahu. «Abbiamo fatto ogni sforzo possibile per evitare lo scontro, ma i militari sono stati attaccati con violenza dalle persone a bordo, con sbarre, coltelli e colpi d’arma da fuoco». Nel frattempo, il ministero degli Esteri ha fatto sapere di aver trovato armi a bordo della Flotta della Libertà e definito la flottiglia «armata dell’odio e della violenza», accusando gli organizzatori di essere «terroristi» legati ad Hamas. Fra i militari si contano quattro feriti. Alla fine le navi sono passate sotto il controllo israeliano e sono state scortate verso il porto di Ashdod (sud di Israele), chiuso ai media. Nessuna conseguenza è segnalata per gli attivisti italiani.
L’alto commissario dell’Onu per i diritti umani Navi Pillay si è detta scioccata per l’assalto israeliano contro la flottiglia di navi filopalestinese diretta a Gaza. Il Libano inoltre, attualmente presidente di turno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha chiesto alle Nazioni unite, insieme alle delegazioni arabe e turca, di convocare una riunione di emergenza del Consiglio stesso. Lo ha reso noto il ministro degli esteri libanese Ali al Shami parlando con l’emittente Tv panaraba al Jazira. Il ministro ha precisato che l’obiettivo dell’iniziativa è di «denunciare questo massacro e questa politica aggressiva che viola i principi base della legge internazionale». Al Shami ha affermato di non essere ancora in grado di dire se il Consiglio adotterà una risoluzione o una dichiarazione di condanna di quanto avvenuto.
Israele ha intanto elevato il livello di allerta sul fronte nord (con il Libano) e su quello sud (con la Striscia di Gaza). Ma a ribollire è pure il fronte interno degli arabo-israeliani: un leader radicale di questi, lo sceicco Saleh, dirigente del Movimento Islamico in Galilea, partecipava alla spedizione e risulta essere stato ferito. Dalla Cisgiordania, il presidente palestinese,
Abu Mazen ha denunciato l’accaduto come «un massacro», dichiarando tre giorni di lutto nazionale. Da Gaza, invece, i dirigenti di Hamas hanno parlato di «crimine» commesso da Israele, preannunciando reazioni e chiedendo risposte internazionali. Il presidente iraniano
Mahmud Ahmadinejad ha commentato l'accaduto affermando che l’operazione israeliana contro la flottiglia di aiuti per la Striscia di Gaza è «disumana» e contribuirà a portare alla scomparsa dello stato israeliano.
Un esponente islamico, Ahmed Yusef, ha invocato «un’intifada» di popolo dinanzi alle ambasciate d’Israele nel mondo. La tensione, del resto, è già salita alle stelle con la Turchia, dove sono in corso manifestazioni di piazza anti-israeliane. Il Paese - già alleato strategico di Israele, ma da mesi in grave crisi di rapporti con lo Stato ebraico - aveva chiesto alla vigilia al governo di Gerusalemme di lasciar passare la flottiglia. L’epilogo ha indotto ora Ankara a prefigurare «conseguenze irreparabili» nelle relazioni bilaterali: tanto più gravi se sarà confermata la notizia secondo cui almeno 9 vittime sono turche.
Per evitare rappresaglie il governo di Tel Aviv ha chiesto ai propri cittadini di abbandonare immediatamente la Turchia, dove centinaia di manifestanti si sono radunati dinanzi alle sedi diplomatiche di Israele per protestare contro l’attacco alla flotta che trasportava aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. La Turchia ha invece richiamato il proprio ambasciatore da Tel Aviv.
Intanto il ministro degli Esteri Frattini ha riferito che il suo capo di gabinetto, Pasquale Terracciano, «ha già parlato questa mattina con l’ambasciatore israeliano a Roma e ha chiesto spiegazioni» sull’attacco alla "Flottiglia di pace" da parte di reparti militari israeliani a largo della Striscia di Gaza. Lo stesso ministro degli Esteri ha detto che l’ambasciatore «si è rimesso al rapporto ufficiale del portavoce dell’esercito israeliano».
Israele attacca una flotta umanitaria E' bagno di sangue: almeno 19 morti - LASTAMPA.it