So che è lunghetto ma se avrete la pazienza di perdere 10 minuti della vostra vita, credo che avremo un bel po' su cui riflettere.
Caratteristica peculiare del genere umano è quella di venire al mondo per evolvere e migliorare naturalmente. Osservando il bambino, infatti, possiamo accorgerci che le diverse tappe evolutive sono realizzate in maniera armonica e autonoma: se l'ambiente, soprattutto quello familiare, accoglie e protegge il neonato - prima di tutto accogliendolo nel proprio spazio mentale - questi svilupperà un Io sano. Se la voglia di ricerca non sarà frustrata, avremo una persona aperta al mondo e desiderosa di sperimentare. In caso contrario si formerà un Io bisognoso di continue gratificazioni e aiuti dall'ambiente.
Siete d'accordo con questa teoria?Nella vita adulta, le sollecitazioni della lotta volta al raggiungimento di obiettivi contingenti possono spegnere la creativa "voglia di scoprire". Smettere di ricercare porta a una perdita di senso: la vita diventa priva dell'evoluzione di quello che Jung chiama "l'archetipo dell'individuazione", i taoisti "il Tao" (inteso come via spirituale) e lama Tzong Khapa "il Lam.rim" (che in tibetano significa Sentiero Graduale).
Ricerca intesa quindi come individuazione, definita da Jung: "Il processo per cui una persona diventa se stessa, intera e indivisibile, distinta dagli altri o dalla psicologia collettiva (pur mantenendosi in relazione con questa realtà)". Per l'uomo, tale processo è innato quanto lo è per le piante crescere verso l'alto, in direzione della luce. Va notato che non bisogna confondere "individuazione" con individualismo, perché la prima non esclude il mondo, ma lo include.
In termini di Psicologia Analitica, l'archetipo è un "imprint", una funzione latente nella memoria primordiale, che può essere contattata soltanto attraverso un'immagine simbolica, che non soltanto rappresenta quella funzione, ma la dinamizza energeticamente.
L'INNOCENTE
Siamo all'inizio del viaggio.
Siamo in presenza di questo archetipo quando ci ritroviamo a pensare che il mondo, tutto ciò che ci circonda, esiste unicamente per gratificarci. Anche il bambino non ha la capacità di mediare tra il proprio piacere e quello degli altri, ma dobbiamo capire che ciò che è normale nei primi anni dell'infanzia, se si mantiene come stile di vita diventa, nell'adulto, narcisismo ed egoicità esasperata. A livello mitologico, e cioè in quei racconti dove gli archetipi agiscono metaforicamente, l'Innocente è rappresentato da Adamo ed Eva prima della scacciata dal paradiso terrestre, un mito presente in tutti i sistemi religiosi, anche se con sfumature diverse.
E' "la caduta" che scuote l'Innocente dalla sua incoscienza o inconsapevolezza primordiale.
La nostalgia per la beatitudine perduta fa accedere l'individuo dall'archetipo dell'Innocente a quello dell'Orfano.
'ORFANO
E' l'idealista deluso, la cui caduta è tanto più dolorosa quanto più alto era l'ideale. Tale atteggiamento è presente soprattutto nell'adolescenza, quando il ragazzo scopre che i genitori in realtà non sono delle divinità onnipotenti e che non sono in grado di preservarli dalle inevitabili frustrazioni della vita.
A livello collettivo questo atteggiamento è stato vissuto nel periodo degli anni ottanta, dopo il periodo dell'"innocenza" vissuta negli anni settanta.
L'Orfano si riprende dalla delusione e dalla paura, ed in questo vi è un salto di qualità e un progredire nel processo di maturazione. Per l'Innocente la vita è un paradiso, per l'Orfano è la cacciata da esso.
IL VIANDANTE
Per il viandante la vita è un'avventura. Questo viaggio può essere in paesi lontani o dentro la propria psiche, come in un processo analitico o in un percorso spirituale. Non a caso il nome sanscrito che indica il monaco buddhista significa "colui che ha abbandonato la casa", cioè colui che, prendendo i voti monastici, lascia la propria dimora per diventare errante. Tale tradizione era presente anche in occidente, soprattutto nel medioevo.
Nei miti in cui il viaggio è esteriore, l'archetipo è rappresentato dal cow-boy, dal navigatore che parte solo per il mondo oppure, recentemente, dagli hippies che viaggiavano per l'Asia in cerca delle proprie "radici".
Tale atteggiamento, tuttavia, può essere presente anche in colui che si dedica alla scoperta di nuove forme di pensiero: l'intellettuale libero da schemi di pensiero precostituiti. il denominatore comune delle varie forme è quello del considerarsi fuori dalle regole convenzionali.
La storia del Viandante inizia quando ci si sente prigionieri di uno status quo, costretti a obbedire a false regole tradizionali, a una identità non autentica.
Una versione femminile dell'archetipo inizia il viaggio con il confronto con lo specchio, che esprime la preoccupazione del proprio aspetto e del piacere agli altri, come nella storia di Alice di L.Carrol.
Ostacolo al viaggio è il senso di colpa del volersi allontanare da una situazione familiare o lavorativa ben remunerativa. Tutto questo blocca il Viandante sul cammino che porta alla realizzazione del proprio sé.
Questo senso di colpa regressivo è evidente in pazienti all'inizio del loro viaggio analitico e si manifesta nello scrupolo di dover sacrificare soldi e tempo per il proprio benessere. Forse è inutile aggiungere che un miglioramento del paziente porterà anche il beneficio nella sua relazione con i familiari. Questo senso di colpa e di espiazione è evidente nel mito di Prometeo.
Per il Viandante sarà ne~ cessario confrontarsi con la propria solitudine, fino a quel momento così dispendiosamente negata, per accedere all'esperienza che l'antipsichiatra Cooper definiva: "Una solitudine non solitaria aperta al mondo".
Il GUERRIERO
Quando il Viandante comincia a confrontarsi con le difficoltà che incontra sul suo cammino, si attivizza l'archetipo del Guerriero. A questo stadio l'Io si fortifica ulteriormente, condizione necessaria per essere trasceso. Il potere del guerriero è di tipo fisico, psichico, intellettuale o spirituale. Un buon simbolo di questo tipo di Guerriero può essere rappresentato dall'eroe cinematografico Indiana Jones che, per i pochi che non lo conoscono, è un archeologo intellettualmente molto preparato che sa usare anche la forza e l'astuzia per salvare tesori spirituali, come l'arca dell'alleanza, per poterli esporre nei musei, alla portata di tutti. Una banalizzazione dell'archetipo, invece, viene rappresentata nei film di Conan il Barbaro.
A mio parere è per questi significati che il Buddha nasce da una famiglia di kshatrya (re-guerrieri) ed eccelle nelle arti marziali, cui rinuncia dopo averle completamente padroneggiate. Rinunciare a qualcosa che si ha è ovviamente più efficace del rinunciare a niente. Compito del Guerriero è di ottenere affermazione di sé, fiducia, coraggio e rispetto, qualità opposte a quelle dell'Orfano, che nel Guerriero assume il ruolo di parte Ombra, negata o salvata. Infatti i diversi archetipi possono essere compresenti a qualsiasi stadio evolutivo, che assumerà dominazioni differenti secondo l'archetipo che assume maggior potere.
Il MARTIRE
Il Guerriero accede all'archetipo dei Martire quando sceglie di rinunciare a qualcosa non tanto perché lo vuole, ma per il bene di qualcun altro e perché per "essere nel mondo" qualche sacrificio è necessario.
La dinamica del martirio è alla base di tutti i riti sacrificali magistralmente descritti da Cambell nella sua opera "MP teologia primitiva". Da un punto di vista storico possiamo notare l'emergenza di questo archetipo nella Roma antica, dove da una cultura guerriera si passa a quella che introduce la pietà, come quella cristiana.
L'attivizzazione di tale archetipo permette anche di trasformare l'egoismo narcisistico dell'Orfano, la capacità di rinunciare a desideri infantili, per accedere a un tipo di piacere più autentico e duraturo: questo è il significato della Rinuncia nel buddhismo (in sanscr. Nisciarana).
Spesso la parola "martirio" suscita diffidenza. Ciò è dovuto a un sano disgusto per la sofferenza e perché in qualche modo valutiamo negativamente gli pseudo-sacrifici attuati da persone che non hanno realizzato la dignità del Guerriero e che non possono accedere al mistero del sacrificio che, anche etimologicamente, dispiega la sua natura: quella del rendere sacro.
Il MAGO
Nel libro della Pearson si legge: "Quando nel nostro viaggio, dopo aver cominciato ad assumerci la responsabilità della nostra vita e del nostro rapporto con il mondo, ci addentriamo nel territorio del Mago, scopriamo che questi non è lo sciamano, la strega o lo stregone che pronuncia formule magiche o prepara una misteriosa pozione che farà guarire o morire una persona, vincere o perdere una guerra. Questo è il mago visto con gli occhi dell'Orfano".
Il Mago non è altro che noi stessi. Nel momento in cui lo scopriamo, ci convinciamo che l'universo non è qualcosa di statico, ma qualcosa in continua creazione. Tutti siamo coinvolti in questa creazione, per cui tutti noi siamo "Maghi". Qui possiamo notare come a un simile livello archetipico vi sia la dissoluzione del dualismo io-mondo. Il Mago ritorna all'unità originaria del bambino prima della differenziazione Io-oggetto, ma in modo consapevole e soltanto dopo un lavoro svolto negli stadi precedenti. Grazie a quel lavoro si è aperto a una totale accettazione del mondo, con le sue gioie e i suoi dolori, non con la negazione della sofferenza dell'Orfano, la lotta del Guerriero o il sacrificio del Martire.
L'apprendistato del Mago è caratterizzato dalla "nominazione", grazie alla quale egli definisce il mondo, dandogli identità. Questo processo di definizione rende possibile un'autentica relazione con il mondo. Questo è il motivo per cui nel buddhismo si dà tanta enfasi allo studio analitico dei diversi tipi di fattori mentali: se nella nostra mente sorge un sentimento di attaccamento, contempliamolo semplicemente senza confonderlo con l'Amore o la Compassione, come forse ci farebbe più piacere credere, o viceversa.
Come scrive la Pearson: Il fine dell'Eroe non è uccidere, ma nominare il drago, ristabilire la comunicazione... il nominatore è qualcuno che nomina le cose, che aiuta le cose a sapere che ci sono".
Fonte: Vincenzo Tallarico website - Psicologia analitica e comparativa
Considerazioni in merito?
Rivedete il vostro attuale o passato Io in uno di questi Archetipi?