TEMA -IL FUTURO - PAURA
1)Yvette
Quando i galli cantano
e le suore preparano colazione
eccolo lì, seduto sulla sedia.
Con la coperta sulle gambe
vuoto, annoiato.
Pensando a chissà cosa,
Pensando con dei limiti.
Buratino spezzato
uguale a qualsiasi pagina ingiallita.
Masochismo mischiato
e un po' di vodka accompagnando la notte impaurita.
Contando cinque, sette, nove ,
purché il tempo non si geli,
e le mani diventino porcellana di mercatino dell'usato
Fissando dentro il tunnel la nuova luna,
fracassando il diamante più pregiato.
Se il futuro te ne riserva una
e non un qualsiasi letto disfatto.
Perché il burattino già non sente,
perché già non s'imbroglia tra le cordicelle:
labirintiche lame che non possono tagliare
Una dietro l'altra, passerano
cinquantamille notti in città sconosciute,
e i soliti tassisti piangeranno
e canteranno le solite canzoni mute.
È qui che comincia il tragitto burattino,
ed io ti porterò dentro una scatolina di velluto
sperando che sia confortevole.
Omaggio a te,prego per che la tua vecchia fragilità
si trasformerà, nelle prossime stagioni.
Già non senti freddo, mentre ti metti la sciarpa verde crudo.
Il cancello non è stato mai chiuso,
quindi passa, stenditi sul mio ventre nudo
non parlare, e baciami se ti accuso
di volere fasciarti gli occhi,
perché ti spaventa l'orologio del bianconiglio.
Ma ti toglierò la camicia
e sentirai, pelle contro pelle, che questa mia seta
non è che la tua nuova casa.
Aprirò la finestra e respirerai
Soffieremmo insieme in vecchie stazioni
Lì dove i vagabondi cercano la loro soddisfazione
Canterò, canterai
guarderò con tenerezza quei tristi occhioni
senza far nemmeno caso al testo di quella canzone.
2)il lupo
Il piccolo sole impiccato
La vita s'arrenderà, non sognare,
sfonderà le porte chiuse
di un casale aperto e tornerà,
a bruciare.
Perderai l'amore.
Assaggiala, se puoi, se vuoi,
sa di febbre d'ottobre.
Sorseggiala,
e sentirai, potrai, come vuoi,
Le sue ossa andate, battute,
non c'è cura al dolore.
ti scoppierà il petto,
cadrà lento il cuore.
Gli amori conservali, se sai,
come si disegnano i tuoni autunnali,
voltati e capirai.
Sono mostri di ghiaccio,
******* invernali.
Covavi con gusto,
come un piccolo matto,
come un Dio bambino,
il tuo debole rispetto,
verso un essere distratto.
Ora voltati.
E' distrutto.
Ciò che non t'hanno detto
ti salterà addosso,
Se stai sperando rosso
Sarà di sangue infetto.
Se hai desiderato pace,
sarà panico vellutato.
Se hai sognato luna,
avrai un piccolo sole impiccato.
3) † Nana†
Thabita
Tabitha questo non lo ha mai saputo.
La madre nata dal sangue dei figli strazia la mia mente con un pezzo di ciò che avverrà.
Sono nella casa degli orrori. Sono il cumulo di porcellana incatenata alla finta sedia elettrica.
La Venere fustigatrice mi mostra una grossa siringa. Non macchiare il mio futuro. Fermati. Fermati.
Poi abbassa la leva del voltaggio immaginario e mi sorride con denti insanguinati e bellissimi.
Novocaina sprizza nell'azzurro delle mie vene. Mi chiedo se ci fosse aria in quella siringa.
Occhi che guardano senza vedere. Un filo d'argento cola dal mio labbro dipinto di rosso.
Il viaggio comincia.
C'erano cerulei visi in sottane innevate, quella notte.
Tagliole per mantidi furtive. Spose bambine infrante da proiettili.
Nell'alba che tutto l'immobile avvolge dimora il mio sogno infetto.
Vedo sanguigni squarci di passato dalla sedia elettrica del mio futuro.
La notte divorò ogni mia luce. La notte divenne il mio giorno eterno.
Una culla d'oblio al suo posto or giace stuprata da venti inquieti e voraci.
Il vortice delle ceneri mi mostra poi gli scatti migliori della mia morte.
Ho un cadavere fotogenico. Tutto così definito. Tutto così prevedibile.
Il mio riflesso a sei anni, dipinto nel sangue.
Il mio riflesso a quindici, dipinto nel sangue.
Il mio riflesso a venti, dipinto nel sangue.
C'è troppo rosso nella mia morte.
Ci sono colori troppo nitidi.
Vedo quegli occhi vitrei.
Si fissano sui miei.
Mi accecano.
Le Spose bambine. Le Spose infrante. Le Spose infette.
Scovano la mia paura e se ne cibano come d'un frutto esotico.
Urla in questo mio cuore. Ti prego. Urla in questo mio cuore.
Non voglio futuri sterili. C'è troppo sangue in questa morte.
Voglio danzare fra le albe ricoperte di brina ed umide di luce.
Voglio mischiarmi silenziosa nelle notti di una Parigi che brucia.
Ridere fra i fumi dell'alcool e i giochi dei bambini mascherati.
Vorrei incontrarti adesso nella stanza del mio suicidio.
Guardami fra i lenti sospiri del mio cuore che si arrende.
Porta questa mia pelle di bambola fra cumuli di fiori bianchi.
Bruciamo tutte le foto buone e salviamo le diapositive annerite.
Prendimi per mano, canta nenie al mio battito che s'addormenta.
Non voglio un futuro già scritto. Niente più rosso fra i petali candidi.
Ho cumuli di pagine vergini che voglio violare con la dolcezza di un amante inesperto.
Tabitha questo non lo ha mai saputo.