Molto si sa e si è detto su quelli che sono gli effetti dannosi del fumo, a livello cardio-circolatorio e respiratorio, un aspetto però poco conosciuto è quello concernente i danni che il fumo provoca a livello neuropsicologico.
Il fumo, attraverso l’azione della nicotina, esercita un’azione stimolante a livello delle funzioni cognitive, memoria e concentrazione, ma anche un effetto gratificante che induce una modificazione dell’umore, una lievissima esaltazione. A queste effimere esperienze gratificanti, seguono conseguenze sempre più negative via via che si passa dall’uso occasionale alla dipendenza.
Ed anzi proprio questi effimeri effetti gratificanti e di miglioramento delle prestazioni mentali sono il punto di forza, il “cavallo di *****” della dipendenza che irrompe.
Naturalmente il fumatore, di tutto questo impatto sul funzionamento mentale, non ne è quasi mai consapevole.
Come con l’alcol.
Faccio un esempio; recentemente la legislazione ha abbassato i livelli massimi di alcolemia tollerabili per chi guida: molti bevitori hanno contestato questo sostenendo che una birra, contenente una quantità di alcol sufficiente ad essere puniti dalla legge, non influirebbe sulle loro capacità. Questo perché, soggettivamente, non avvertivano alcun cambiamento. Invece, tests obiettivi hanno smentito questo tipo di affermazioni in quanto, anche dopo aver bevuto “una piccola birra” i tempi di reazione si allungano; compare una certa atassia nei movimenti, si riduce la precisione dei movimenti.
Un effetto ugualmente subdolo, poiché sfugge al soggetto che ne è vittima, viene esercitato dal fumo.
Abbiamo detto che la nicotina:
- Stimola i meccanismi della ricompensa
- Modifica il tono dell’umore e con questo contribuisce a modulare le nostre decisioni.
Lo sanno bene i fumatori che nel momento in cui devono prendere delle decisioni, più o meno importanti, il loro primo gesto è quello di accendere una sigaretta, perché hanno l’impressione che fumare “aiuti a concentrarsi”.
Da qui una domanda frequente: il fumo aiuta a decidere?
La nicotina risulta rinforzare l’”appetito” e facilitare e prolungare l’assunzione della sostanza vissuta come gratificante.
Le azioni della nicotina sul cervello sono mediate da specifici recettori colinergici, detti nicotinici. L’azione gratificante della nicotina sembra essere correlata alla sua azione sul sistema mesolimbico, con l’attivazione delle vie dopaminergiche. La nicotina inibisce il reuptake di dopamina (DA), il neurotrasmettitore della “soddisfazione”.
Numerosi studi hanno dimostrato che le sostanze con proprietà gratificanti come la nicotina aumentano la concentrazione intrasinaptica di DA soprattutto a livello del Nucleo Accumbens (NAc). Sulla base di svariate esperienze sperimentali è ipotizzabile che la motivazione, cioè l’attività motoria finalizzata, possa essere correlata a variazioni della trasmissione di dopamina nel sistema mesolimbico.
Questo tipo di stimolazione avrebbe azione gratificante, mentre l’inibizione di dopamina avrebbe azione avversiva. La nicotina svolge un’azione stimolante a livello motorio con effetti motivazionali positivi che vengono severamente inibiti dai bloccanti recettoriali.
In questo modo, abituando il cervello a questa gratificazione, diciamo a “buon mercato” il fumo modifica i nostri processi decisionali: il fumatore ha più bisogno di gratificazione e al tempo stesso risulta essere meno sensibile alle gratificazioni.
Anche da questa osservazione sono scaturite alcune ipotesi riguardo all’attrazione verso il fumo degli adolescenti di oggi, che, a differenza che nelle generazioni precedenti, sono piuttosto ben informati riguardo agli effetti negativi sulla loro salute: ma non è sufficiente!
Perché gli adolescenti cominciano a fumare nonostante le campagne antifumo e i rischi per la salute?
Un recente studio ha testato questa previsione su due modelli teorici di tabacco nei giovani adulti:
1- modello self – medication
2- il modello orbito frontale-disibinizione
Un numero significativo di fumatori si auto-medicano, ovvero la nicotina viene ricercata proprio per l’effetto umore-elevato e le proprietà edoniche. Sembra che i fumatori siano mediamente più disturbati a livello dell’umore rispetto ai non fumatori. Anche individui con un disturbo da deficit d’attenzione/iperattività (ADHD) sarebbero attratti dalla nicotina per migliorare le funzioni cognitive.
Inoltre l’uso del tabacco sembra essere associato con caratteristiche di personalità quali: impulsività, rischiosità, ricerca di sensazioni, ricerca di novità, e comportamenti antisociali.
Comportamento antisociale e tratti di personalità aggressiva relativamente all’uso del tabacco possono riflettere, in parte, minor capacità a impiegare effettivamente i suggerimenti di ricompensa e punizione a guidare i comportamenti.
Questa riduzione di controllo può essere riconducibile ad una disfunzione orbito/frontale.
Il modello orbitofrontale/disinibizione è documentato anche dal fatto che i fumatori ottengono nei tests neurocognitivi un punteggio più alto nelle misure della disinibizione comportamentale e personalità antisociale relativa rispetto ai non fumatori.
Quindi il fumo, la nicotina, modifica la nostra capacità di percepire i nostri desideri.
Modifica anche il nostro sistema di valori. Basti pensare a che cosa pagherebbe un fumatore per una sigaretta, quando non ne ha o che cosa è disposto a rischiare il fumatore, ad esempio, in aereo, pur di fumare!
Fa riflettere il dato della crescita clamorosa del consumo di sigarette in Cina: il fumo come grimaldello della civiltà dei consumi, che consumano il consumatore!
Per questo smettere è così difficile. Ne sa qualcosa Zeno, il protagonista del romanzo di Svevo che dice :
“Un vuoto grande e niente per resistere all’enorme pressione che subito si produce attorno ad un vuoto” (La Coscienza di Zeno, Italo Svevo).
Anche per questo smettere di fumare, talvolta, è come cadere nel vuoto.
Il fumo è quindi un subdolo strumento che su alcuni soggetti più vulnerabili agisce sulla dimensione più intima e privata: quella del desiderio. Uno degli aspetti più importanti, confermato da recenti studi, è quello che lega l’abuso di fumo all’impotenza maschile: “l’amore va in fumo”. E’ quanto emerge da un recente studio comparso su Preventive Medicine intitolato “The link beetwen smoking and impotence: two decades of evidence”(Relazione fra fumo ed impotenza: 20 anni di osservazione). Il lavoro scientifico ha valutato il numero totale di soggetti impotenti della popolazione generale di 13 stati degli USA tra i fumatori e non fumatori la cui età variava dai 18 agli 85 anni. Dall’analisi dei risultati è emerso una differenza significativa del 12,4 % di incidenza in più dell’impotenza negli uomini fumatori rispetto ai non fumatori.
Quindi attenzione: oltre al rischio cardiovascolare e respiratorio, oltre al fondato sospetto di tumore del polmone, della vescica etc, colui che fuma ha maggiori rischi di disfunzioni sessuali.
accanto a queste note nere... sinceramente finora non ho trovato nulla che s potesse collegare a ciò che Personne dice... a parte qlche articolo in eng sul fatto che alcune case farmaceutiche hanno preso in esame la possibilità d usare la nicotina x farmaci... indagherò più a fondo