Anch'io sono ateoOriginariamente inviata da Er_DvD_BeSt
Ma come conciliare istanze religiose e areligiose nel contesto pubblico?
Hai un'idea in proposito?
Anch'io sono ateoOriginariamente inviata da Er_DvD_BeSt
Ma come conciliare istanze religiose e areligiose nel contesto pubblico?
Hai un'idea in proposito?
Non si concilieranno maiOriginariamente inviata da =Nemesis=
quindi una delle due parti dovrebbe rinunciare ad alcuni dei suoi principi.Originariamente inviata da EnigmaticSoul
Quali e con quali motivazioni?
devono continuare a convivere.. però mi sembra che ci sia più gente atea rispetto a un po' di tempo fa.. soprattutto nei ragazzi.. è possibile che in futiro venga soppressa la religione... non so.. è possibile... bisogna lasciar correre, poi il fatto che ci siano sempre meno vocazioni fa pensare che forse le vocazioni passate erano solo delle grandi illusioni no? anke perchè mi sembra (pensandola come un cristiano) che in questo periodo ci sia bisogno di dio quindi dovrebbe fare più "chiamate" , boh magari gli è finito il credito
bravissimo s@ve (come sempre del resto )Originariamente inviata da s@ve
Le fantasie religiose sono risposte irrazionali a un bisogno naturale.
L'uomo teme la morte e cerca un senso nella vita e nella sofferenza.
L'essere umano si differisce dagli altri animali in quanto ha maturato una profonda consapevolezza del sè e della sua ineluttabile estinzione, compiuta con la morte.
A differenza degli altri animali (o meglio, solamente alcuni di essi), che per dirla con il filosofo Fernando Savater "muoiono da immortali" (hanno consapevolezza della morte altrui ma ignorano che anche loro saranno destinati a perire), l'uomo ha maturato questa consapevolezza, e la sua elevata razionalità innesca il bisogno di irrazionalità.
Un'irrazionalità che aiuta a vivere e soprattutto, a morire "meglio".
Dio ha scaturigine in questo meccanismo. Non dobbiamo cercarlo fuori, bensì dentro di noi.
E' un bene "metafisico" utile a soddisfare un bisogno.
Il grave errore compiuto più o meno consapevolmente è stato ed è tuttora quello di concentrare le proprie analisi su *Dio* e non sul *bisogno di Dio*.
Se io non invento un paio di chiavi, queste prima non esistono. A mio avviso il discorso è il medesimo. Non è Dio che crea l'uomo bensì l'uomo che crea Dio.
Non a caso questo Dio varia a seconda dei contesti culturali e dei bisogni da soddisfare.
Chi possiede un'infarinatura generale sulla storia delle religioni l'avrà certamente notato.
Il coraggio non sta nel credere, bensì nel non credere.
Il non credente abita stabilmente il mondo, per il credente quest'ultimo è una dimora provvisoria, giacché la vera partita si gioca nell'ipotetico aldilà.
Oggigiorno va dilagando il modello del Dio-fai-da-te, un "qualcosa" a cui si crede, intorno alla quale viene costruita una religione salvifica e senza dogmi.
Una furbata, sostanzialmente
accidenti quoto... sono xfettamente daccordo su tutto...Originariamente inviata da =Nemesis=
ma veramente mi considero atea anch'io,non credente come evidentemente pensavi tu. quindi mi sa che hai toppato...Originariamente inviata da s@ve
io è proprio da atea che dubito,in quanto la verità assoluta non ce l'ha nessuno
"devono continuare a convivere" è una risposta che matura sul terreno dei principi, ma i principi dalla sfera del pensiero devono travasarsi nel piano della prassi.Originariamente inviata da Er_DvD_BeSt
E molto spesso sorgono feroci conflitti, specialmente nel campo della bioetica e dell'educazione.
Se su un determinato tema (es.eutanasia) vengono proposte due tesi eterogenee, la tesi X (di matrice confessionalista) e la tesi Y (di matrice laica), quale delle due ha diritto di cittadinanza e piena applicazione all'interno delle maglie del dirirtto positivo?
Verrebbe da dire: lo decide la maggioranza.
E da rispondere: allora siamo in buone mani.....
Per quanto concerne la - parziale - riduzione dello spirito religioso nella realtà odierna è possibile affrontare alcune riflessioni:
numerosi studiosi hanno introdotto la categoria *postsecolarismo* per render conto della reviviscenza del bisogno di sacro che viene levandosi da più parti (e cavalcato astutamente dai mass media, legati al potere religioso).
Taluni sostengono che la secolarizzazione è un capitolo che va chiudendosi.
Essa quindi non è destinata a proseguire in crescendo lungo una via retta, bensì a rovesciarsi su se stessa.
Per fare un'analogia, potremmo pensare al pensiero moderno, inteso come un crescendo di progresso che avrebbe condotto l'uomo verso un'emancipazione e una felicità compiute.
Non è andata come si credeva: nel testo "Eros e Civiltà" (1955) Herbert Marcuse metteva in luce come il progresso tecnico-scientifico e quello umanitario avessero seguito binari diversi, demolendo lo slogan fondamentale di ogni filosofo illuminista: più progresso c'è, più felicità c'è.
Nel 1979 Lyotard dette alle stampe il suo celebre testo "La condizione post-moderna", autentico manifesto del post-moderno, inteso come termine delle "grandi narrazioni", l'Illuminismo, l'Idealismo e il Marxismo.
Nel 1983 nel nostro Paese Gianni Vattimo, assieme a Pier Aldo Rovatti, codificava il *pensiero debole* nell'omonimo testo.
Per il pensiero moderno le campane suonavano a lutto.
E lo stesso, a mio avviso, vale per la secolarizzazione.
L'elevata razionalità dell'uomo l'ha condotto ad aver bisogno dell'irrazionalità. L'irrazionalità non è contronatura, è un male necessario per molti, anzi, moltissimi.
Si tratta di prendere atto di questo e adottare misure "di sicurezza";
ad esempio il liberale John Rawls nella sua opera Liberalismo politico, ha formulato la teoria della *ragione pubblica*, in base alla quale entro un ordinamento costituzionale liberale nella discussione pubblica si possono far valere tutti i tipi di dottrine *comprensive* (cioè non esclusiviste) ragionevoli, siano esse religiose o laiche, purché accettino quella che Rawls chiama la *clausola condizionale*: i religiosi o i titolari di altre ideologie possono sì farsi avanti e presentare le loro dottrine per quello che sono, ma a patto che siano disposti a difendere i loro principi e le politiche suggerite dalle loro dottrine *portando ragioni appropriatamente pubbliche*.
Questa è una delle tante soluzioni formulate per risolvere il problema.
Quel che mi preme sottolineare è la vacuità delle costruzioni ottimistiche, sbadierate in particolar modo tra ateisti e scientisti, secondo i quali le religioni potranno scomparire di pari passo a un incremento esponenziale delle conoscenze scientifiche e della razionalità in generale. Ogni ciclo di espansione della ragionevolezza è affiancato o seguito da un controciclo di recrudescenza irrazionalista.
Secondo me occorre più che altro mettersi ai ripari, ritagliando e consolidando degli spazi di libertà
per come ti esprimi ti considererei agnostica, non ateaOriginariamente inviata da Angelique
secoli fa la religione e la politica andavano di pari passo e la religione era la politica... ora siccome la religine cristiana "governa" la chiesa e il governo italiano governa la politica le due cose non devono interferire ma convivere... la religione secondo l'eutanasia è contraria...perchè è una questione etica e di pensiero e ciò influisce solo su quelle persone che fanno parte dell'insieme "chiesa" ovvero i credenti e praticanti... invece le decisioni sull'eutanasia nello stato vengono prese dai cittadini i quali fanno tutti parte dell'insieme "politica" (chiamiamolo così) e le decisioni influiscono sui cittadini... siccome i credenti sono cittadini ciò significa che l'insieme politica comprende l'insieme chiesa, quindi l'insieme chiesa è un sottoinsieme dell'insieme politica... a rigor di logica ciò significherebbe che le regole dell'insieme politica influiscono sull'insieme chiesa... peccato che ciò non sia vero anzi talvolta l'insieme politica rischia di diventare sottoinsieme di chiesa...(lo messa in chiave matematica)... siccome il caso -chiesa sottoinsieme di politica- non è esatto mettiamo che chiesa e politica si uniscano a formare un intersezione...nel mezzo della quale ci sono tutti i cittadini credenti, nell'insieme politica ci stanno gli atei, e nell'insieme chiessa ci sta il clero più alto (papa e cardinali)... quindi la soluzione è sebbene può sembrare antidemocratica: la chiesa dice no all'eutanasia, la politica dice (mettiamo il caso) si all'eutanasia, gli atei possono benissimo ricorrere all'eutanasia, il clero logicamente no, e coloro che stanno nell'intersezione dovranno valutare secondo loro a chi dare ragione e da che parte schierarsi perchè è la chiesa che proibisce, lo stato lascia la possibilità... ovvero sarebbe una decisione liberale anche perchè ciò (come l'aborto, matrimoni omosessuali, coppie di fatto ecc..) non interferiscono minimamente nella vita dei non coinvolti.. ovvero a me non fa un baffo se la mia vicina ha abortito... è stata una sua scelta dettata dal cuore o dal cervello..
perciò secondo me la politica dovrebbe rendere liberali questi tipi di argomenti... perchè c'è già la chiesa che proibisce.(spero k abbiate capito xk ci ho impiegato un quarto d'ora a scrivere tutto)