Dunque, inizio dall’inizio, sperando di non fare un wall of text, ma da qualche parte bisogna pur partire o finirete con il non capirci una fava. Quindi: potere della sintesi, a me!
Ho quasi 26 anni. Sticazzi, direte voi. Se vi dico che però non ho mai pucciato il biscotto né assaggiato la lingua femminile (alias limonare/pomiciare), beh… Sticazzi lo dico io. Non che me ne lamenti, superato il ballo ormonale dell’adolescenza non mi viene da piangermi addosso, su quanto possa essere brutto, scorfano, antipatico (in realtà rientro in un canone mediterraneo normale, né bello né brutto, dipende se mi faccio crescere la barba o meno) blablablarotturadipalle ecc. Ovviamente ogni tanto me ne lamento e desidero, come umano che sia, la compagnia di una metà, specialmente quando ogni tentativo di approccio nei confronti di una che mi piace naufraga in modi alquanto miserabili. Sarà che, purtroppo, tendo ad idealizzare la donna che mi attrae e di conseguenza tutta la mia sicurezza interiore, che tiro fuori in ogni dove e in ogni come, va totalmente a ramengo. La donna lo fiuta, non mi caca più e ciao. Ovviamente sto cercando di fare parecchio training autogeno per evitare di “innamorarmi” (che non è innamorarsi sul serio, quanto piuttosto imbaloccarsi su un’ideale che sulla terra non può esistere) della prima che mi passa davanti, con tanto di crisi paranoidi e quant’altro. Addirittura sto valutando di sottopormi ad una seduta psicologica, ma soprassediamo perché questo è solo l’incipit per proiettarvi nel cuore del problema.
(Parentesi: ho molte più amicizie femminili che maschili, ma non mi è mai passato per l’anticamera del cervello di provarci con ognuna di queste.)
Dunque, il mio storico gruppo di amici, ben consci di questo problema, al di là dei soliti discorsi che si fanno in questi ambiti (“ma buttati con la prima che ti viene appresso”, “ma escile il pesce”, “ma non cercare la perfezione”), hanno deciso di trovarmi la ragazza, reputandomi incapace. E questo già mi fa girare i cabbasisi, perché in qualche modo cozza con il mio orgoglio. Fatto sta che non me ne preoccupavo assai, dato che so bene che abbiamo una ristretta cerchia di conoscenze, fino a quando uno non mi tira fuori l’amica di un suo collega. Amica che, a quanto detto da loro, nemmeno lei ha avuto esperienze con l’altro sesso. Capisco i motivi di tutto questo alla prima uscita di gruppo. No, non era un classico esemplare di cesso a pedali, diciamo che era accettabile. Il problema era tutto ciò che si celava sotto la scorza di timidezza, un carattere che di prima impressione non mi ha fatto una bella impressione. Mi sono detto, anticipando gli amici miei: “Non devo avere pregiudizi”. Eppure nemmeno nella seconda uscita mi ha fatto una bella impressione. Presumo perché è stato tutto forzato: loro mi spingevano ad ogni passo ad affiancarmi a lei, quasi dicendo ad alta voce cosa fare, come dovevo comportarmi eccetera eccetera. Ora, tralasciando il fatto che se la sono capita che con questa non mi tira (“ma almeno la conoscevi per buttarglielo, dai” ß detto dall’unica ragazza del gruppo. Vi risparmio la mia risposta) e quindi non me l’hanno più tirata fuori, sono nei casini. Mettiamo caso capiti un’altra occasione, questa volta con una che mi garbi. Temo che anche qui potrei fallire perché ogni mio approccio apparirebbe forzato per colpa dell’estrema premurosità degli amici miei, che mi vedono come incapace e quindi sarebbero spinti ad aiutarmi, non sapendo che tutto questo andrebbe ad inficiare la spontaneità richiesta in occasioni del genere. Potrei parlarci ma… Penso che in ogni caso si tornerebbe punto e a capo, perché certi atteggiamenti vanno ben oltre le intenzioni dette a voce.
Che fare? Magari è una stronzata però boh, mi sentivo di avere il parere più oggettivo di gente a me sconosciuta.
(Oltre che tutto questo mi è anche servito da sfogo, anche per riannodare i fili ingarbugliati della mia situazione personale… Uff)
Ecco, alla fine mi è venuto il romanzo. Scusate. T_T