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Shevchenko, addio Milan
Ufficiale: il bomber vuole il Chelsea. Galliani: "È la separazione più dolorosa. Ora la trattativa col club, che non sarà semplice". L'attaccante: "Decisione per il bene della mia famiglia"
Andriy Shevchenko, 29 anni. Ap
MILANO, 26 maggio 2006 - Il tormentone è finito: Andriy Shevchenko ha dato il suo addio al Milan. Dopo un lungo faccia a faccia con Adriano Galliani, nella sede rossonera sede via Turati, il bomber ucraino ha chiuso la sua avventura rossonera durata sette stagioni. L'incontro, iniziato alle 15.15, ha subito una lunga interruzione, circa 50 minuti, allorché Galliani ha lasciato la sede rossonera per impegni personali. Poi la ripresa e infine la dichiarazione ufficiale.
"È la vittoria della lingua inglese sulla lingua italiana. Ho provato a convincerlo a rimanere fino a un minuto prima di venire in conferenza. È certissimamente la separazione più dolorosa da quando sono al Milan. Da adesso inizieremo la trattativa con il Chelsea, e non sarà semplice", ha dichiarato Adriano Galliani. Tra il Milan e il club londinese del magnate russo Abramovich che ha avanzato l'offerta per Shevchenko, infatti, non c'è ancora alcun accordo. Un addio dopo "sette anni di rapporto perfetto", ha sottolineato Galliani con il nodo alla gola: "Sette anni e 173 gol, anzi 174 perché io ci metto anche quello della semifinale a Barcellona, quel gol valido annullato che non mi va giù dal gargarozzo...".
"La mia volontà è che la società possa valutare il mio trasferimento - ha spiegato l'ucraino -. Non c'entra nulla il mio rapporto con allenatore, squadra e società e neppure i soldi. Sono dispiaciuto perché ho visto gli occhi dei tifosi e i tanti messaggi arrivati. Non c'entra nulla mia moglie, abbiamo deciso insieme per il bene della nostra famiglia. Io non parlo inglese, mia moglie non parla ucraino, la lingua che abbiamo in comune in questo momento è l'italiano, ma l'unico modo per poter far capire ai nostri figli l'amore che abbiamo per loro è la lingua l'inglese".
Tensione, ma soprattutto molta tristezza davanti alla sede del Milan, dove, oltre ai cronisti, attendevano notizie anche i tifosi. "Ringrazio tanto la società che mi ha ascoltato, Galliani e Berlusconi. È una decisione importante per la mia vita. Trovare una società come il Milan è impossibile. Questa scelta è per il bene della mia famiglia anche perchè meglio di così sarebbe impossibile trovare". Giustificabile (Sheva è un professionista), ma anche criticabile. L'inglese, tutto sommato, lo puoi imparare anche a Milano che di scuole internazionali è piena. Ma la voglia di Chelsea, della swinging London e, perché no, di un contratto da nababbo, sono sirene a cui non è facile resistere.
La realtà è questa e Sheva non la vuole cambiare. Inoltre Galliani ribadisce che la filosofia rossonera è famosa: "Non si cede nessun giocatore per denaro, ma non si tiene chi esprime la volontà di essere trasferito". La sensazione, comunque, è che nulla sia così scontato. "Ovviamente, il Chelsea non può pensare di avere facilmente uno degli attaccanti più famosi del mondo. Il Milan - afferma con impeto Galliani - non avrebbe mai ceduto Sheva". E Andriy ripete all'infinito che gli dispiace, che il Milan è unico al mondo. Perfetto. Ma, allora perché questo desiderio di fuga? "Adesso è troppo difficile parlare. Forse farò più avanti una conferenza stampa". Restiamo in attesa. Ma i dubbi restano.
Cosa resta al Milan? Ricordi indelebili. Shevchenko se ne va con un palmares invidiabile: uno scudetto, una Champions League (suo il gol decisivo ai rigori contro la Juventus), una coppa Italia, una Supercoppa di Lega (sua la tripletta decisiva contro la Lazio) e una Supercoppa europea (suo il gol decisivo contro il Porto), oltre al Pallone d'Oro conquistato a Parigi nel 2004. Il primo gol Sheva lo segnò il 29 agosto 1999 a Lecce (2-2), l'ultimo il 4 aprile 2006 in Champions contro il Lione (3-1). Good luck Andriy.