Originariamente inviata da Er_DvD_BeSt
Hai colto il mio appunto. Praticamente per una coppia etero si prospettano due livelli di unione civile:
I° livello, più basso: il PACS
II° livello, più alto: il Matrimonio
Comincio subito con l'osservare che già questo resta un elemento altamente discriminatorio nei confronti delle altre realtà famigliari che si vorrebbero legalizzare con i PACS: alla fine una coppia gay, per esempio, sarebbe comunque una famiglia di serie B rispetto a una coppia etero.
Poi dico che se c'è quacosa che non va nel matrimonio (e ce ne sono parecchie secondo me) rivediamolo...
Molte coppie non si sposano civilmente per non avere vincoli e impegni legali vari... ebbene, se non se la sentono di sostenere i doveri, tanto meno possono accampare i diritti. Quindi mi chiedo: perché tanta paura del matrimonio, tanto più che è possibile recedere tramite il divorzio? Propongo che si dovrebbero rivedere certi problemi e risolverli, liberi da vincoli ecclesiastici vari... Il divorzio dovrebbe essere una pratica snella e poco costosa. Si potrebbe pensare, per quel che mi riguarda, anche a degli accordi prematrimoniali, come nei tanto decantati U.S.A. che però vengono citati solo quando fa comodo. Si potrebbero rivedere, con un po' di coraggio, i diritti/doveri nei confronti dei figli, cercando di equilibrare una bilancia che pende tutta a favore delle donne. Si potrebbe rivedere la legge sulle reversibilità delle pensioni, che inducono moltissimi a non voler sorvolare a seconde nozze. Si potrebbe rivedere la legge sulla successine legittima, che non permette un lascito con dei vincoli, se non l'alchimia della scissione in nuda proprietà e possesso del bene. Sono solo alcuni esempi, le cose che non vanno - e che inducono le potenziali coppie a non sposarsi - sono molteplici.
In Italia c'è il costume, quando le cose non vanno, di aggirare le leggi. Io dico che sarebbe opportuno in tali casi rivedere le leggi stesse.
A me la parola matrimonio non piace, sposo il termine PACS, non puzza d'incenso, ma deve essere sinonimo di un'unione unica, uguale per tutti i cittadini senza distinzione di gusti sessuali, classi economiche, etc. e da essa deve essere facilmente possibile recedere.