Non credo che nessuno si butti a mare per un 18, ma nel momento in cui uno si vuole impegnare per avere una bella media e sentirsi contento con quella, non vedo dove sia il problema o la cosa assurda.
Il 18 non ti piace, si rifiuta. Io fortunatamente non ho mai preso un voto tanto basso, ma l'avrei rifiutato. Non si tratta di essere fissati. E' un problema concreto nella misura in cui uno vuole fare una cosa per sé, cioè impegnarsi in quell'ambito.
L'università è diversa dalle scuole superiori. E' una cosa che scegli di studiare tu, che paghi a livello economico molto di più, ed è normale che uno voglia in una certa misura impegnarsi per riuscire.
In ogni caso queste ansie capitano veramente tanto al primo anno, perché bisogna capire qual è il proprio metodo di studio per supportare una mole di roba da imparare molto più grossa.
E' normale che si sia ansiosi al primo anno. E' anche normale ironizzare su quanto si sia disperati. E' ovvio che chiunque sia ironico.
Al momento io mi sento molto stanca, ma non sono disperata, ho le energie necessarie per affrontare anche questa sessione, come ho sempre fatto, impegnandomi a prendere i voti decenti di sempre...
Poi è ovvio che uno a vent'anni sappia benissimo quali sono i problemi gravi e quanto conta un diciotto. E' normale che uno ci scherzi, ma francamente non ci vedo nulla di male nel volersi sentire soddisfatti in ambito universitario.
In ogni caso due delle persone indecise sui voti da accettare o meno erano Flou e Folletta, e se non sbaglio, sono entrambe matricole. E' normale che da matricole chiedano consiglio, che non sappiano quale voto accettare e quale rifiutare e che abbiano bisogno di sapere da chi è all'università da più tempo come bisogna fare per mantere una media alta. Non si stavano disperando, hanno fatto entrambe la cosa più intelligente, cioè chiedere consiglio a chi studia all'università da più tempo.
E stessa cosa per Rosemary, la cui disperazione mi è parsa ironica, e non credo che in questo momento stia da qualche parte a piangere xD ma è normale che in quella situazione senta bisogno di chiedere consiglio...
Alla fine stavamo scherzando e il gruppo è ironico, ma che lo studio universitario vada preso più sul serio di quello delle scuole superiori è fuori dubbio. Anche per uno e un solo motivo: all'università se non studi vai fuori corso, e se vai fuori corso paghi un anno di tasse in più, ti laurei più tardi, entri nel mondo del lavoro più tardi... è normale che uno prenda i problemi universitari come problemi seri, non da strapparsi i capelli, ma come problemi di una certa rilevanza.
Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno.
Concordo su tutto quello che dice Holly, dalla prima all'ultima parola. Vogliamo ottenere il meglio da quello che facciamo o perlomeno provarci, spendere il meno possibile ed entrare nel mondo del lavoro al più presto.
Per quanto mi riguarda ovviamente ero ironica, non mi dispero perché ho preso 30 e non mi dispero perché col 30 la media potrebbe venirmi del 27. Mi sono disperata per un 23 e senza ironia, ma perché sapevo che quel 23 poteva essere un 26 o un 27, e io metto l'anima in tutto quello che faccio e se va male per un motivo assurdo scatta la disperazione. Anche il gruppo è ironico, si fa per giocare XD
Che poi io sia una persona ansiosa di mia è un dato di fatto, ma sono così da 22 anni, ormai.
(Non stavo piangendo da qualche parte, anzi sono tornata ieri notte dopo due giorni al mare! )
Concordo con Holly.. Io mi sono ritrovata qui a chiedere consigli proprio perchè loro sono nel mondo universitario da più tempo e sanno quanto cosa è conveniente accettare e cosa non lo è.. Onestamente fino a pochi mesi fa neanche sapevo cosa fosse la media ponderata, perchè certe cose nessuno te le spiega! -.-' E poi, io mi 'dispero' non tanto per il voto ma perchè i voti bassi che ho preso me li sono cercati io non riuscendo ad organizzarmi la sessione nel migliore dei modi.. Mi 'dispero' perchè non ho dato il meglio di me.. Non per il voto basso in sè!
concordo pienamente con Holly, la disperzione è ovvio che sia tutta ironica (tranne quando ci sono quei momenti in cui ti sembra di non avere le forze per sfogliare una pagine), ma è anche vero che se una persona fa l'università non solo per avere un lavoro migliore in futuro o altri motivi, ma perchè quella facoltà, quelle materie davvero piacciono è logico che cerca di farla al meglio, poi io personalmente sono una che pretende molto da sè stessa e mi scoccia dover prendere un certo voto se so che potevo fare di più o se so che io ho fatto il massimo ma per colpa di un professore che non ha un minimo di umanità non mi meritavo quel certo voto. L'ansia poi penso ci stia tutta dal momento che una cosa ti interessa davvero, poi è chiaro che ognuno reagisce a modo proprio, ma alla fine ognuna di noi sa benissimo che ci sono cose peggiori che un 18
allora diciamo che non avevo capito l'ironia della vostra disperazione, per quanto in certi casi continuo a ritenere non fosse del tutto ironica.. . ho scritto così perchè il mio corso (ma sono sicura tutte le facoltà...) è stracolmo di gente che affronta gli esami piangendo per giorni e giorni, non mangiando, non uscendo di casa, non parlando con nessuno, urlando istericamente, giustificando ogni rispostaccia con "sono sotto esami e sono stressato" e parlando con la tipica faccia che dice "eeehh la vita è dura, non so davvero come farò ad arrivare ad agosto.."
... per non parlare di cosa fa se non prende il voto sperato.
ok l'impegno, ok la voglia di finire in fretta, ok il desiderio di sentire che il proprio lavoro viene ripagato.. ma nei limiti della ragionevolezza!
Io ho avuto un comportamento simile per tutto il primo anno. Poi ho imparato a stare all'università, ho capito che l'ansia è la peggior nemica dei risultati.
Infatti io non ho una sessione facile, ho da fare uno degli esami più difficili del mio corso di laurea e sono, nonostante questo, molto tranquilla.
Per il resto, io ieri sera ho studiato fino a mezzanotte e mezza, e, ad essere sincera, era una cosa che non facevo da almeno un anno e mezzo. Poi mi sono stancata e ho chiuso. L'ho fatto volentieri? No. Ma se l'esame mi va bene sarò contenta. Se mi andrà male non potrò accusare me stessa di non averci provato nemmeno.
La ragionevolezza deve anche dipendere da come uno è abituato ad affrontare le cose. Come la mia ansia è diminuta sotto esame, è diminuita in molte cose. Se vedo qualcuno piagnucolare prima di un esame con il massimo della buona educazione mi allontano un po' e non mi metto a dire "è solo un esame, non è niente". Ognuno affronta le cose come crede e come si sente. All'ultimo esame avevo una ragazza accanto che per più di mezz'ora ha solo detto "ho un vuoto, non so che scrivere, aiuto, che faccio". Certo, avevo voglia di attaccarla al muro, di urlarle "se non sai fare l'esame almeno smetti di rompere", ma sono stata zitta e nel massimo del rispetto mi sono girata dall'altra parte e ho fatto il mio scritto.
Per quanto riguarda la questione voto è pura soddisfazione personale, e non ci vedo assolutamente niente di male.
A tutti piace riuscire nelle cose che hanno richiesto impegno.
Se mi faccio il sedere su un esame e prendo un voto basso lo rifiuto senza pensarci due volte. Ho passato una volta due mesi si un solo esame, vado al primo appello, mi chiede l'ultimo pezzo, che avevo bellamente tralasciato pensando che non me lo chiedesse, mi ha proposto venticinque e io con tranquillità l'ho rifiutato e sono tornata all'appello successivo. Non mi sono strappata i capelli, ma certamente uscita dallo studio non ero una pasqua. Anzi, ho risposto male a un tizio che mi è venuto vicino dicendo "ora vai a calmarti, poi torna che voglio sapere che t'ha chiesto". L'ho guardato malissimo e gli ho detto che non sarei assolutamente tornata per lui.
Non è come alle superiori.
Anche io alle superiori mi incàzzavo con quelli che litigavano per 8 e 9. Una volta una mia ex-compagna di classe mi calò il muso perché al compito d'italiano io avevo preso 7.5 (la mia prof era molto stretta di voti) e lei 7+. Io in quel caso mi incàzzai, perché era il primo compito dell'anno e non aveva senso quell'incàzzatura (come se prendere un bel voto fosse una colpa!).
All'università è diverso. Se prendessi 27 a un esame di letteratura italiana (generalmente sono quelli in cui do l'anima insieme a quelli di filologia) bene non ci starei. Rifiuto l'offerta e vado avanti.
Non per questo mi ritengo una persona ansiosa, fissata con l'università. Mi piace semplicemente quello che studio, lo studio con molto piacere, e mi piace ottenere bei risultati. Penso sia la cosa più normale, sono un essere umano anche io.
Se mi impegno, voglio riuscire.
Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno.
concordo pienamente con te.
Appunto.
(Sostituisco Letteratura italiana con gli esami d'indirizzo del mio CdL. )
Non mi sembra niente di così strano avere tante aspettative e aspettarsi voti di un certo tipo dopo un mazzo tanto che ci siamo fatti per un certo periodo di tempo. Chi è che studia come una matta per poi accettare un voto relativamente basso senza battere ciglio? @_HaRmOnY_
Rose, un conto è non accettare un voto, cosa che farei anche io se non fossi soddisfatta di ME più che del voto stesso, un altro conto è avere determinate reazioni di fronte ad un esame/voto non desiderato.