Premetto che reputo la gelmini una gelataia.
Il fatto che ci si chieda se una laurea è utile o meno è perché, in effetti, lo spessore di una laurea in scienze della comunicazione non può eguagliare quello di una laurea in medicina piuttosto che di una laurea in ingegneria nucleare o anche solo in filosofia.
Detto questo, non significa che sia una laurea INUTILE e AMENA. E' un titolo di studio che ti da qualcosa, delle conoscenze e delle nozioni che servono in un mondo d'immagine, un mondo in cui il dialogo e il modo di porsi al prossimo è essenzialmente prioritario.
Senza entrare troppo nello specifico posso dire che l'unica differenza che può sussistere tra me e un laureato in scienze della comunicazione è, in linea di massima, la capacità di relazionarsi col prossimo, ma per molti l'unico modo di "apprendere" è acquisire un titolo.
A livello contenutistico è una laurea un po' così.. ma si sa, non c'è bisogno di dirlo e non c'è niente di cui scandalizzarsi.
La mary fa un discorso che ha un suo perché: ci sono troppi laureati a casa che hanno titoli di studio fuffa che non attaccano sul nostro territorio e quindi adatta il sistema universitario al mondo del lavoro e non viceversa ovviamente lei vende e ciuccia gelati, è per questo che non le da problema fare certe affermazioni.
Hanno bisogno di bassa manovalanza, di persone sottopagate e di tagliare i fondi. Il ricercatore è sottopagato, l'ingegnere pincopallino lavora a progetti o comunque a contratto indeterminato e il laureato in scienze della comunicazione ha tre possibilità: fare il gelataio, darsi all'ippica o aprire le gambe.. quindi nella maggior parte dei casi resta a casa e aumenta il carico sociale. La soluzione più rapida, comoda ed efficace è chiudere i corsi e limitare il numero e la tipologia di lauree.
La gelmini ha parlato male e la ragazza ha risposto bene; detto questo, dopo gli ovvi sfottò e prese in giro, resta il semplicissimo fatto che il concetto di fondo espresso (male) da mariastella è (purtroppo) vero.
Quindi la ragazza può divertirsi e scrivere tante altre letterine e smerdare chi vuole, e qui si può lollare la gelmini a volontà, ma non credo che così facendo si cambi la realtà delle cose, ossia che ci sono tantissimi corsi di laurea e facoltà praticamente "inutili" dal punto dello sbocco nel mercato del lavoro e tantissimi corsi e facoltà con un afflusso di studenti enormemente superiore a quello che il mercato e la situazione richiederebbe (con la corrispondente, altro lato negativo, scarsità di corsi e studenti in materie e lauree che servirebbero molto di più), che era poi quello che la gelmini intendeva dire.
Anzi se vuole quella ragazza può scrivere anche a me e spiegarmi che le decine di migliaia di iscritti a filosofia, scienze della comunicazione, giurisprudenza e tante altre sono più qualificanti, richieste e servono più che ingegneri, medici, chimici e compagnia..
Però io non inserirei giurisprudenza tra le lauree con pochi sbocchi, le opportunità sono molte e i laureati in giurisprudenza sono richiesti in molti ambiti.
La Gelmini secondo me ha sbagliato ad usare il termine di paragone con un corso di laurea specifico, in questo caso scienze delle comunicazione. Se lei si fosse semplicemente limitata ad "incitare" i ragazzi a scegliere carriere scientifiche non avrebbe sollevato questo polverone. Non sarà che forse non lo ha fatto perchè non si sentiva di assicurare anche per quelle carriere? [Della serie "Non vorrei dire iscrivetevi tutti ad ingegneria, altrimenti una volta laureati scoprirete che non esistono opportunità nemmeno per voi se diventerete troppi"]
Vero, tra gli esempi giurisp è quella con più sbocchi, più sbocchi che però sono vanificati dall'eccessivo numero di iscritti che ha comportato un peggioramento costante dell'ambito lavorativo in cui finiranno gli iscritti stessi (tantissimi laureati che non trovani studi in cui fare il praticantato, conseguente possibilità di sfruttamento selvaggio di quelli che il posto da praticante lo trovano e sono obbligati a lavorare praticamente gratis anche per 3-4 anni, eccessivo numero di avvocati, ecc.ecc.) o l'"esodo" forzato di questi laureati in altri campi diversi che non c'entrano praticamente nulla.
Mariastella probabilmente ha scelto (esprimendosi in modo infelice) scienze della comunicazione come esempio classico di università che alla fine...che lavoro fai? Anzi, che lavoro sai fare? Ho 3 amici che l'hanno fatta, nessuno ha trovato poi un lavoro che avesse la minima attinenza col corso di studi. In pratica per loro (e per tantissimi altri) l'unica funzione di quel corso di studi si è ridotta al poter dire "sono laureato".
Gli amici ingegneri (meccanico, meccatronico e chimico) hanno trovato invece tutti (e subito) buoni lavori corrispondenti alla loro specializzazione.
Chi fa certi corsi deve essere ben conscio che alla fine si troverà in mano una laurea che gli darà poco e lo aiuterà poco a trovarsi lavoro; che poi si risenta e se ne abbia a male se la sua laurea viene sminuita e ne esce con le ossa rotte dal confronto con altre sinceramente me ne frego, è la dura realtà.
Io infatti sono consapevole che con Lingue (sotto Lettere) troverò lavoro a 56 anni e precisamente al Mc Donald. (Do you want some fries with that?) Però evito di sfogarmi su mariastellabrillante visto che la scelta è stata mia.^^
Il ministro ha fatto un intervento davvero indecoroso. In altre nazione europee sarebbe stata costretta a dimettersi. che vergogna