FERRO
Talvolta libero,
specie in quei siti
dove si trovano
le meteoriti,
è abbondantissimo
nei suoi solfuri
e nei suoi ossidi,
più o meno impuri.
E da qui libero
s'ottien per via
d'una lunghissima
metallurgia.
Esso preparasi
negli alti forni:
dirò, guardandoli
nei lor contorni,
nei loro caratteri
più generali,
com'essi trattano
i minerali.
Si suddividono
in cinque zone:
la prima chiamasi
d'essicazione;
e quivi perdesi
- è naturale -
l'acqua igroscopica
del minerale.
Nell'altra, in seguito,
questo si pone,
zone che chiamasi
di riduzione;
di ferro l'ossido
quivi è ridotto
con il carbonio;
poi va più sotto,
dove combinasi
con il carbone,
ciò che facilita
la sua fusione
per un fenomeno
molto notorio.
Poi nel cilindrico
laboratorio
scende, già liquido,
dove (spavento!)
segna il termometro
milleottocento.
Quivi è il carbonio
che a poco a poco
brucia fra gettiti
d'aria di fuoco.
E il ferro saturo
si cambia in ghisa
che dalle scorie
vien poi divisa,
ma mentre s'opera
queste son buone,
in quanto n'evitan
l'ossidazione.
La massa liquida
va nel crogiuolo,
donde si scarica
metallo solo,
perché, con semplice
mezzo, da un foro
le scorie colano
per conto loro.
La ghisa formasi
di ferro impuro,
bianco metallico
fragile e duro.
Contien carbonio
in vario stato;
silicio, fosforo
v'han combinato,
parti d'arsenico,
di manganese,
di zolfo, eccetera,
più o meno estese...
L'acciaio, elastico,
tenace, duro,
meno fusibile,
n'è assai più puro.
Oggi ricavasi
quando con cura
la ghisa, in genere,
si decarbura.
Se con l'ossigeno
trattiam la ghisa,
dai corpi estranei
questa è divisa:
s'ha il ferro, duttile,
grigio, che a stento
fonde, ai centigradi
mille e seicento.
All'aria umida
viene alterato
formando ruggine
(ossido idrato),
ch'è permeabile
e il sottostante
ferro a proteggere
non è bastante.
L'acqua, immergendovi
ferro rovente,
sviluppa idrogeno
rapidamente;
ed il fenomeno
si nota pure,
più lento, a piccole
temperature.
Son di due serie
del ferro i sali.
Ecco i caratteri
dei principali.
L'idrato al minimo,
quello ferroso,
dapprima è candido
gelatinoso,
ma in quello ferrico
poi si trasforma,
per cui verdognolo
bruno è di norma.
S'ha per via umida,
precipitato,
ma alquanto instabile,
il carbonato;
forma, da libero,
masse infinite,
note con il termine
di siderite.
Molto notevole
è il vetriolo
verde, solubile:
non è mai solo
nei suoi verdognoli
primi, perché
vuol più molecole
d'acqua con sé,
sette molecole
più propriamente.
Lo s'ottien libero
comunemente
- per quanto possano
esser seguiti
degli altri metodi -
dalle piriti,
perché, ossidandosi,
danno il solfato.
E' un antisettico
molto impiegato.
Poi, lo s'adopera
- non è un mistero -
pur nella fabbrica
d'inchiostro nero.
L'idrato ferrico,
bruno, fioccoso,
quasi insolubile,
gelatinoso,
quando arroventasi,
si decompone;
d'ossido ferrico
s'ha formazione:
è abbondantissimo
questo allo stato
di corpo libero
cristallizzato,
compatto ed anidro
nell'oligisto,
dove a molteplici
composti è misto.
Cloruro ferrico
s'ha dal ferroso
a cui si prodighi
cloro gassoso:
forma verdognoli
scuri cristalli,
che quasi splendono
come i metalli.
L'acido ferrico
è conosciuto
pei sali; libero
non s'è ottenuto.
Molto notevoli
e numerosi
composti, stabili,
non velenosi,
dà col cianogeno
questo metallo:
come il potassico
prussiato giallo,
cristallizzabile.
Ma qui mi curo
solo del ferrico
ferrocianuro;
esso precipita
azzurro denso;
serba il bellissimo
color intenso
per tracce minime
del sal, perfino:
si chiama in pratica
blu di Berlino.
Altrove pullula,
ma, se non erro,
nella Penisola
difetta il ferro.
Se per la tecnica
del Novecento
è indispensabile
quest'elemento,
ripara l'ottima
natura al guaio:
abbiamo i muscoli
che... son d'acciaio!