Let's go brotha!Originariamente inviata da darkness creature
Let's go brotha!Originariamente inviata da darkness creature
Ah, ma tu parlavi di terreni AGRICOLI....in tal caso errore mio che non ho cercato in quel settoreOriginariamente inviata da Abel Balbo
Gli immobili sono già sufficientemente tassati (PIU' che sufficientemente....) anche senza che ti metti pure a tassarmi le plusvalenze che io posso avere con la compravendita.
In molti casi infatti per me lo Stato è il principale brigante, che è poi il motivo per cui io non condanno l'evasione fiscale
Originariamente inviata da X-fun
Originariamente inviata da darkness creature
A parte che la tassa di registrazione - se è a questa che vi riferite - la paga l'acquirente e non il venditore, avrei già espresso più sopra il mio dissenso a delle aliquote così alte. Ripeto che mi piacerebbe che le cose fossero sempre trasparenti ed eque, per cui, anche se poi alla fine l'effetto (il gettito fiscale) fosse lo stesso, preferirei pagare per la registrazione il giusto, cioé la reale spesa che una registrazione alle conservatorie comporta e che poi si pagasse l'irpef per le eventuali plusvalenze.
Se invece vi riferite ad altre tasse, siate più precisi e non confondetevi con quelle tasse e imposte che si pagano per effettivi benefit acquisititi, come la tarsu, l'ici, etc.
Appunto, il pensiero che era diffuso al tempo del brigantaggio. Riflettici che spesso sono sofismi per fregare l'individuo che vive alla porta accanto.Originariamente inviata da darkness creature
A quell'epoca ci si lamentava di uno stato dove i gabellieri facevano il buono e il cattivo tempo a spese della povera gente. Con tale scusa si organizzavano le bande armate, che a loro volta facevano il buono e il cattivo tempo sempre a scapito della stessa povera gente... Il tuo modello è praticamente simile: pur ammettendo che lo stato sia ingiusto in talune occasioni (non siamo certo per fortuna a livelli di qualche secolo fa), giustifichi i furbi che come allora di fatto fregano la povera gente.
I "furbi" non fregano la povera gente, o almeno non è questa la loro volontà. I briganti di prima invece VOLEVANO fregare chiunque si trovasse a tiro, povera gente compresa. Uno che evade le tasse lo fa per avere più tranquillità per sè ed eventuale famiglia, e basta. Tutto il resto è accessorio, non evade col preciso intento di far pagare agli altri più tasse. E' un discorso di volontarietà, anche se magari poi gli effetti finali sono gli stessi c'è una diversa volontà a monte
Chiunque la paghi, il concetto è lo stesso, dato che l'acquirente da quel momento in poi dovrà pagare le tante tasse su quell'immobile, a cui si aggiunge sta imposta di registro di non bene identificata funzione....
Se c'è una plusvalenza nella vendita vengono ricalcolate le rendite catastali e di conseguenza aumenta l' imponibile. Il venditore paga le tasse sull'extrareddito derivante dalla vendita.
L'effetto è che i furbi fregano la povera gente. Poi tutti i giri di parole lasciano il tempo che trovano.Originariamente inviata da darkness creature
La tassa di registro (non è un'imposta) ha una funzione ben identificata. E' semplicemente eccessivamente onerosa (almeno secondo me!)
Gli impiegati comunali sono STIPENDIATI per registrare e catalogare atti. Che bisogno c'è di un'ulteriore tassa, per di più onerosa come dici anche tu?Originariamente inviata da Abel Balbo
Non è uguale, ai briganti non ti potevi ribellare se no morivi.....se un altro evade le tasse tu non ne hai un immediato malus.....senza contare che in qualche modo le puoi evadere pure tu, e pareggi il conto.....
La registrazione degli atti non dipende dai comuni, ma dal ministero del tesoro. Lo si fa negli uffici del registro e delle conservatorie, ormai accomunati ad altri uffici (iva, catasto e iidd) in quel che si chiama "ufficio unico delle entrate".Originariamente inviata da darkness creature
I costi non sono dovuti solo alla retribuzione degli impiegati preposti, ma anche e soprattutto a tenere in piedi una rete informatica che collega tali uffici con il CED.
Con l'ultima parte del tuo messaggio ci siamo evoluti: dal brigantaggio al vecchio west: tu evadi, evado anche io e pareggio il conto! Meglio non commentare e lasciare cadere qui il discorso.
Ti spiace se piango dopo e non ora? Mi conservo le lacrime, giuro :smt040Originariamente inviata da Abel Balbo
(non mi verrai a dire che eventuali tasse normali non basterebbero per coprire pure la GRANDISSIMA [...] spesa necessaria per questa gestione....)
Comunque leggevo sulla legge Biagi (ogni tanto capitano a fagiuolo)
La «legge 30» condannata anche dall’Onu - Vittorio Longhi
«Con il pretesto della flessibilità per modernizzare il mercato del lavoro, la legge 30 del 2003 ha creato una situazione di precarietà preoccupante. Secondo le statistiche ufficiali, i contratti a termine sono diventati quasi l’unico modo che hanno i giovani di trovare un impiego ma poi è raro che questi si traducano in lavori stabili, con un rapporto di uno a 25. Stanno aumentando le distorsioni del mercato del lavoro, specialmente nel sud del paese dove la diminuzione del tasso di occupazione ha raggiunto livelli allarmanti».
Non sono le considerazioni note della sinistra radicale o dei metalmeccanici Fiom, critici sul Protocollo del governo perché conserva gran parte della legge 30, ma le osservazioni della Commissione di esperti dell’International labour organisation, Ilo, agenzia delle Nazioni unite per i diritti del lavoro, che ha preso in esame il caso italiano.
È passata quasi inosservata la notizia che il nostro governo, tramite il ministro Damiano, è stato convocato in un’audizione speciale nel corso della 96° Conferenza internazionale del lavoro, a giugno a Ginevra, per discutere della situazione in Italia e degli effetti della legge 30, che ha suscitato non poche perplessità nella comunità internazionale.
L’Ilo, lo ricordiamo, ha un ruolo normativo e di controllo sull’applicazione delle norme internazionali, oltre che di sostegno ai governi impegnati nel perseguimento del «Lavoro dignitoso», Decent work, contro la deregolamentazione dell’occupazione e la negazione dell’intervento pubblico di protezione sociale. Dai verbali dell’audizione italiana, emerge con chiarezza «l’incompatibilità» delle riforme del governo Berlusconi rispetto alla Convenzione 122 sulle politiche del lavoro. La Convenzione, ratificata dall’Italia nel 1971, impone agli Stati membri l’adozione di «programmi diretti a realizzare un impiego pieno, produttivo e liberamente scelto» e in generale «l’elevazione dei livelli di vita, attraverso la lotta alla disoccupazione e la garanzia di un salario idoneo». Invece, secondo la Commissione composta da 20 giuslavoristi di tutto il mondo, «l’unico fine perseguito dal vecchio governo è la liberalizzazione del mercato del lavoro secondo un modello di contrattazione sempre più individualizzata, a discapito di politiche territoriali di sviluppo nell’industria e nella ricerca, fondamentali per assicurare competitività nei settori innovativi, anziché cercare di competere con le economie emergenti sul costo del lavoro».
Pertanto, dopo avere ascoltato sindacati e imprese, dopo una valutazione della legge 30 e delle sue forme contrattuali, dopo un’analisi dei dati sull’andamento dell’occupazione italiana, la Commissione ha dato le sue indicazioni, individuando alcune priorità da seguire per rimediare ai danni dell’ultima riforma e rispettare la Convenzione 122. In sintesi, è stato richiesto «un ritorno alla centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato come forma tipica di occupazione», attraverso una concertazione che vada a beneficio dei lavoratori, in termini di condizioni salariali e di vita, e non solo delle imprese. Inoltre, sono da affrontare con urgenza i problemi del lavoro irregolare, le persistenti disparità territoriali e di genere nell’occupazione, la dispersione scolastica, la disoccupazione di lunga durata, i bassi livelli di istruzione e, come indicato dal sindacato, la questione dell’età pensionabile, non risolvibile con scaloni più o meno alti, ma con forme migliori di flessibilità in entrata e in uscita.
Il governo dovrà presentare un rapporto dettagliato sulle misure prese in questa direzione e sul loro impatto. Tuttavia, a parte un’effettiva ripresa del dialogo sociale, non sembra che il Protocollo sul welfare sia in linea con le osservazioni dell’Ilo riguardo alle modifiche radicali della legge 30, che poi coincidono con le posizioni iniziali del sindacato e della sinistra, tutta, ai tempi del governo Berlusconi. «Anche se le indicazioni non vanno nel dettaglio degli strumenti da adottare, con il Protocollo siamo ancora molto lontani dalle raccomandazioni che la Commissione di esperti ha dato», conferma Leopoldo Tartaglia del dipartimento internazionale Cgil e delegato del sindacato confederale alla Conferenza, coerente con i contenuti della piattaforma sindacale Cgil, Cisl e Uil di giugno. È interessante notare che «i rappresentanti della Confindustria presenti a Ginevra non hanno fatto commenti sulla descrizione della situazione italiana - racconta Tartaglia -, anzi hanno detto di apprezzare le intenzioni del governo attuale di combattere il lavoro precario e irregolare».
All’audizione dell’Ilo non ha partecipato il ministro Damiano, seppure convocato formalmente, ma Lea Battistoni, che al ministero è direttore generale del mercato del Lavoro. Dopo avere premesso che il nuovo esecutivo è in carica da troppo poco tempo per mostrare già i risultati delle proprie politiche, Battistoni ha rassicurato la Commissione spiegando che le richieste dei sindacati erano state prese in considerazione e che non c’è motivo di preoccuparsi per il mancato rispetto delle convenzioni internazionali da parte dell’Italia: «Questa discussione – ha detto – sembra appartenere al passato, a un altro governo».
La Stampa – 16.10.07