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Robert Faurisson e l' Olocausto

  1. #41
    Can che dorme Wolverine
    Uomo 38 anni
    Iscrizione: 2/4/2006
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    Quote Originariamente inviata da Enrico_rm

    cmq vedo ke concordi con me il fatto ke cmq siano state le modalità.. i numeri ecc... si è trattata di un evento vergognoso...e ke si è pensato di risolvere in maniera ancora + spregevole creando lo stato d'Israele....



    spero ke nessuno mi venga a dire E I GULAG ALLORA?? ....vergognosi anke quelli ma qui si parla dell'Olocausto...nn si può accettare l'Olocausto xkè c sn stati i Gulag...nè tantomeno è accettabile il discorso inverso
    D'accordo su questo, ferocemente in disaccordo sulla parte in grassetto

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  3. #42
    Assuefatto da FdT
    Uomo 35 anni
    Iscrizione: 19/1/2006
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    io dico ke nn era nemmeno sbagliato il concetto...cioè alla fine qlla era la loro terra...ma poi una volta ke t viene dato qllo ke t spetta fermati...xkè invadere la palestina?!?! qsto per me è stato l'errore nn impedire ke ciò avvenisse...

  4. #43
    Se muoio rinasco P S Y C H O
    da Estero
    Iscrizione: 6/12/2005
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    Per quel che mi riguarda il problema che si pone Faurisson può essere importante da un punto di vista storico, ma è poco significativo per quel che concerne il punto di vista umano.
    Il vero crimine compiuto dai nazisti, non è stata l'uccisione o meno di un certo sostanzioso numero di persone, né tantomeno le modalità tecniche con cui è avvenuta, ma il modo in cui queste sono state costrette a vivere, nella più completa negazione di qualsivoglia dignità.

    Vorrei anche rispondere a quanti hanno tirato in ballo il romanzo-capolavoro di primo levi, "Se questo è un uomo". A mio modesto parere quel libro non prova quasi niente dell'esistenza o meno delle camere a gas naziste (è su questo punto che mi sembra di aver capito che si incaponisca Faurisson). Se ben ricordo Levi descrive soltanto a tale proposito il momento della cernita: uomini nudi scorrevano davanti agli esaminatori nazisti e venivano quindi invitati a passare in una di due porte: quella degli abili arruolati al lavoro e quella degli inabili. Che cosa succedesse agli inabili primo Levi non lo dice, non potendolo dire, dal momento che lui ha sempre superato la prova della cernita.
    Vorrei aggiungere che "Se questo è un uomo" non è e non vuole essere un libro di accusa ai nazisti e al nazismo, ma all'essere umano in senso più lato. Coloro che Primo Levi davvero accusa in quel romanzo sono i suoi compagni di disavventura ebrei, la loro mancanza di solidarietà, la filosofia del "morte tua vita mia", l'organigramma dei disperati, dove chi è in possesso di un cucchiaio vale di più di chi non lo possiede. E' questo il lager, un modello che poi Primo Levi ha visto riproporsi in svariate occasioni della propria vita all'indomani della fine della seconda guerra mondiale; è la constatazione di tali riproposizioni che lo ha poi probabilmente spinto al suicidio.

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