Torino, scuole elementari in crisi
Cresce a Torino l'emergenza scolastica legata alla presenza sempre più massiccia degli immigrati. Molte famiglie italiane, infatti, stanno disertanto gli istituti elementari più frequentati da alunni stranieri, preferendo l'iscrizione a scuole paritarie. Immediata la ripercussione nelle strutture pubbliche del capoluogo piemontese, che faticano a comporre un numero sufficiente di classi.
I genitori torinesi, dunque, sembrano fuggire dalle aule multietniche, mettendo in crisi l'istruzione pubblica e i dirigenti scolastici. "Temiamo di non riuscire a formare una terza classe prima, pur sapendo che i bambini del territorio in età da debutto alle elementari sono almeno un centinaio - spiega a 'La Stampa' Marisa Deangelis, dirigente dell'istituto comprensivo "Manzoni" - Ne abbiamo già persa una l'anno scorso".
L'allarme, dunque, è evidente, come i motivi alla base del fenomeno che allontana le famiglie italiane da alcune strutture site in aree multiculturali come il quartiere San Salvario, dove la presenza di figli di immigrati è massiccia. "Purtroppo nel quartiere ci sono italiani che non accettano l'idea che il proprio figlio sia in classe con figli di immigrati - aggiunge Deangelis - E mettono in giro voci che screditano la scuola".
Ma i pregiudizi contro gli immigrati non riguardano solo le periferie torinesi. In centro, va anche peggio. L'elementare "Pacchiotti", infatti, riuscirà a formare solo una classe prima, come da anni a questa parte. Situazioni simili si registrano anche in altre strutture, come la sede "Sclopis" di via del Carmine. "C'è una grande differenza tra il numero il numero dei bambini che potremo avere e quello che abbiamo", dice Carlo Giovanni Sinicco, dirigente scolastico di uno degli istituti.
Ma in quali scuole vanno allora i figli degli italiani? "Le famiglie preferiscono le paritarie - spiega Sinicco - La gente pensa che dove ci sono molti stranieri, la didattica sia meno curata, ma con le prove Invalsi (uguali in tutta Italia) abbiamo verificato livelli di preparazione equivalenti". "Facciamo progetti di ogni tipo, ma la fuga silenziosa c'è", ammette Antonio Catania, responsabile della Direzione scolastica provinciale. Il problema non è solo culturale, ma anche di concentrazione abitativa. In alcune zone, gli italiani sono ormai pochi e la divisione degli alunni stranieri spesso è molto complicata. Il ministro Fioroni dice di promuovere patti con gli enti locali per la distribuzione degli immigrati, ma la questione è più complessa e non riguarda soltanto temi occupazionali.
In futuro la situazione potrebbe migliorare, ma ora le scuole pubbliche torinesi sono in grande crisi. "Pensiamo che con la seconde generazioni le differenze si annulleranno", spiega Silvana Mosca, ispettrice ministeriale. Nel frattempo, i genitori italiani continuano a disertare le scuole frequentate da più immigrati.