Uhm....
Ho sollevato la questione 'falsi invalidi'.
Però ripensandoci non ritengo neanche dovuto il finanziamento di questi servizi da parte dello Stato.
Sarebbe già molto se lo stato potesse riconoscere certe figure professionali.
Ritrovo una cosa e la posto.
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A volte il corpo è ferito.
A volte lo è la mente, o lo sono entrambi.
Il desiderio, però, resta, e chiede di essere soddisfatto.
Per questa ragione, non pochi disabili (o, come sarebbe più appropriato dire, diversamente abili) si rivolgono alle professioniste del sesso.In alcuni Paesi stranieri con l'aiuto delle associazioni,talvolta addirittura con contributi economici pubblici.
In Italia, questo non succede: tutto è lasciato ai soliti metodi, gli stessi da sempre. L'ipocrisia è padrona. E dati precisi non ce ne sono. Per fare luce sulla situazione, l'unico modo è affidarsi alle storie.
La prima è quella di Edoardo Facchinetti (nessuno degli intervistati ha chiesto di essere indicato con un nome falso).Ha 48 anni ed è affetto da tetraparesi spastica. "Non sono autosufficiente. Ho bisogno di essere assistito per scrivere, per mangiare, per i bisogni fisiologici". Racconta di contattare le sex worker "prevalentemente per strada, accompagnato da un amico o da un parente che mi fa da portavoce". Talvolta è stato rifiutato, ma soprattutto perché le donne, "quando vedono due uomini insieme, si spaventano". Alla domanda se abbia mai cercato fidanzate o amanti, disabili o no, tra le donne che non si prostituiscono, risponde, educato ma deciso: "Se mi rivolgo al sesso a pagamento è perché non ho ancora incontrato la persona, uomo o donna, che faccia scattare l'innamoramento prima e poi l'amore". Facchinetti, che si dichiara bisessuale, delle associazioni straniere che offrono sesso a pagamento ai disabili pensa "tutto il bene possibile". Anche perché applicano prezzi chiari e non troppo elevati. Spiega: "La mia pensione di invalidità civile - e faccio notare che sono invalido al cento per cento - ammonta a 260 euro. Poi c'è l'assegno di accompagnamento, 360 euro, che va alla famiglia o alla struttura presso cui il disabile vive. Con le prostitute, sulla strada me la sono cavata con 30 euro; in albergo, prima del cambio della moneta, con 200 mila lire per la prestazione più 70 mila per la stanza". Insomma, un incontro non esattamente alla portata di tutti, quando in casa entrano così pochi soldi. Sarebbe auspicabile un contributo pubblico? "Stante così la situazione italiana", risponde Facchinetti, "chiedere contributi anche per questo aspetto mi sembrerebbe una sciocchezza. Purtroppo, ne approfitterebbero i soliti, che non ne avrebbero bisogno né diritto. Sarebbe più utile investire sugli eventuali operatori e operatrici, perché ritengo che l'assistenza sessuale faccia parte del concetto più ampio di lavoro di cura".
Per osservare il fenomeno dall'altra parte, ascoltiamo Ornella Serpa del Codipep (Coordinamento per la difesa delle persone prostitute) di Roma. "Nel tempo ho abbandonato qualsiasi pregiudiziale fisica, e ho imparato ad avvicinarmi a qualsiasi uomo, senza differenze, con sensibilità e rispetto. Il piacere va ben oltre il modello di efficienza che ci viene imposto". Un cliente disabile le è capitato una volta sola. "È stato il tassista ad approcciarmi, e a fissare i termini dell'accordo. Dopo di che, dall'auto è sceso un ragazzo bellissimo: alto, magro, moro. Ma con evidenti problemi di deambulazione, tanto che, pur con le stampelle, ci ha messo parecchio a percorrere il tragitto tra il mio portone e l'appartamento. Il tentativo di avere un rapporto sessuale è fallito, a causa di un suo problema di erezione. Il ragazzo mi ha spiegato - a modo suo, perché aveva difficoltà nella parola - di non essere tanto interessato all'orgasmo, quanto a un rapporto affettuoso, tenero. Io, però, non offro effusioni, sia perché non mi piacciono sia perché voglio sia chiaro che sono una prostituta: oggi mi si trova qui e domani non so. Così gli ho restituito metà dei soldi, e ho rifiutato di dargli il mio numero di telefono". Serpa nega che il desiderio dei disabili si possa soddisfare con il sesso a pagamento: "Le persone, come quel cliente, presentano una richiesta affettiva che va ben oltre l'orgasmo. È necessario porsi il problema, ma più che altro cercando di cambiare la società, con campagne informative serie. Viceversa, oggi il tema è lasciato alla Chiesa, con la doppia conseguenza della sessuofobia e della sessuomania".
Lucia Frisone ha 80 anni, la licenza elementare e una tranquilla famiglia in Sicilia. Tranquilla fino al 1966 quando, dopo due figlie, viene alla luce Fulvio, oggi fisico nucleare all'università di Catania. La sua storia è raccontata nel libro Il figlio della luna di Mauro Caporiccio (ed. Il Saggiatore), che ha ispirato una fiction su RaiUno. Una cattiva assistenza durante il parto lascia il bambino con una tetraparesi spastica con distonia. Ovvero: disabilità totale. Lucia si dedica a lui, tanto che Fulvio, a quattro anni, riesce a esprimersi a parole. Finché, a 16 anni, manifesta un primo interesse per il sesso. Racconta la madre: "Mio figlio iniziò ad ansimare, e a compiere movimenti scoordinati. Mi voltai e vidi la televisione accesa: mostrava due attori che si baciavano con passione. Gli chiesi: "Fulvio, vuoi per caso una signorina?", e lui mi fece più volte segno di sì. "Va bene, amore", risposi. Così mi rivolsi a un amico, membro delle forze dell'ordine, per avere alcuni indirizzi. Io e mio marito accompagnammo Fulvio sotto l'edificio dove le prostitute lavoravano, ma solo loro due salirono. Li vidi ridiscendere poco dopo: "Nessuna lo vuole perché è su una sedia a rotelle: dicono che fa impressione", spiegò Carmelo. Richiamai il mio amico che, questa seconda volta, mi diede solo un indirizzo: quello del protettore. Quando ci recammo da lui, per raccontare quello che era successo, ci disse:"'O saccio, saccio tutto. Ma non posso obbligare una donna, se l'aspetto dell'uomo che ha davanti la infastidisce". Carmelo insistette un po', ma l'altro sembrava deciso. Finché non lo afferrai per la camicia: "Lei mi deve aiutare", gridai in lacrime, "se mio figlio non va a donne, odierà il mondo! Dio ha creato questa unione tra sessi, perché Fulvio non può goderne?". Il protettore cedette: "Porta o' picciriddo". Tuttora, quando Fulvio vuole incontrare una sex worker,Lucia gli dà i soldi in buste chiuse, "per non offendere queste donne che comunque lavorano, e alle quali dovremmo essere grate. Non solo: io e mio figlio andiamo a prendere la ragazza e la portiamo qui a casa, nel letto di mio figlio, in un luogo pulito, perché sia un'esperienza bella, dignitosa. Sono donne giovani e carine: Fulvio deve avere la sua parte di bellezza". Lucia Frisone è fortemente a favore della riapertura delle case chiuse: "Un po' per le donne, che ora sono sfruttate, umiliate e a rischio della vita. Anche per i ragazzi come il mio, però. Perché, se gli uomini sani non hanno problemi, gli altri come fanno?". Già. E come fanno le donne diversamente abili? Lucia Frisone afferma che avrebbe fatto lo stesso per una figlia femmina, ma possiamo immaginare come molte madri ragionino diversamente.
Ileana Argentin, affetta da amiotrofia spinale, è consigliere delegato del Comune di Roma per l'Handicap, nonché da sette anni fidanzata di Sandro. Il suo libro autobiografico Che bel viso... peccato (Donzelli) racconta una sessualità piena e felice, in barba alla curiosità morbosa e allo scandalo della società, che "considera i diversamente abili eterni bambini". "Fare sesso è diverso dal fare l'amore", osserva Argentin. "La possibilità del sesso a pagamento per i disabili è necessaria. Sarebbe bene iniziare anche in Italia un percorso simile a quello dell'Olanda", dove esiste un'associazione ad hoc. Dovrebbe rivolgersi anche alle donne, per cui "il problema è enorme. Un uomo paraplegico può trovare una compagna che lo accolga, perché la cultura collega il femminile alla maternità. Non accade il contrario, e la colpa è anche un po' delle diversamente abili, che si pongono sempre e solo come amiche". Argentin fa inoltre notare come la disponibilità di "servizi sessuali" eviterebbe la penosa situazione che chiunque si interessi al problema conosce: madri e sorelle si sentono in dovere di soddisfare i propri congiunti, i padri di insegnare loro la masturbazione.
Non tutti sarebbero d'accordo con l'istituzionalizzazione dei servizi sessuali alle persone affette da handicap. Nel libro Eros e disabili (ed àncora), la psicologa Rita Gay, autrice assieme a Michele Di Bona, osserva che "bisognerebbe chiarire il senso di questi servizi, che ovviamente non si occuperanno solo di prestazioni sessuali; forse di aiuto alla masturbazione, forse di compiti che non riguardano solo la genitalità. Il termine "prestazione", poi, è lontano da una visione della sessualità veramente umana. Sarebbero più utili psicologi capaci di aiutare il disabile a decifrare meglio i suoi stessi bisogni, che non possono essere risolti da una prestazione tecnica, mercificata o no, che umilia entrambi i soggetti". Più sfumata la posizione di Patrick Giovannetti, psicologo che si occupa di handicap: "Vanno distinti i disabili solo fisici, che gestiscono affettività e sessualità nel modo più "normale" a loro possibile e spesso realizzano un rapporto di coppia anche con partner normodotati, e quelli psichiatrici, che possono reagire all'astinenza con aggressività, con l'inibizione, o sublimandola con carezze e baci. Quest'ultimo atteggiamento è, per ragioni culturali, più diffuso tra le donne, che non ho mai sentito manifestare l'esigenza di avere un rapporto completo. Un maschio con ritardo cognitivo può chiedere di essere messo in contatto con una prostituta. Noi operatori non lo accontentiamo, ma spesso i familiari e gli amici sì. Non so se istituzionalizzare il sesso a pagamento per i disabili sia un bene o un male. Ma è essenziale che tutti i soggetti abbiano la possibilità di esprimere le proprie motivazioni: è una libertà da tutelare". L'ultima parola va a Francesco Ventriglia, ballerino del Teatro alla Scala di Milano e coreografo di Il mare in catene. Lo spettacolo (da cui è tratto questo servizio fotografico), che sarà in tournée in tutta Italia durante la stagione 2007-2008, è stato ispirato da una riflessione sul corpo disabile e affronta il tema dell'eros. Portando in scena i ballerini del teatro alla Scala di Milano sulle sedie a rotelle. Ventriglia ha frequentato a lungo il centro di recupero per le lesioni al midollo spinale dell'ospedale Gaetano Pini di Milano, scoprendo che "disabilità non significa dimenticare l'amore né l'eros. Ho conosciuto donne che sono comunque diventate madri, uomini con fidanzate bellissime. Gli obiettivi dell'essere umano rimangono gli stessi, anche se cambiano i modi per raggiungerli. Un corpo "difettoso" permette di amare con la stessa intensità e lo stesso stupore".
Europa: le relazioni "alternative"
Sono diversi i Paesi stranieri che offrono ai disabili la possibilità - e talvolta l'aiuto economico - per incontrare sex worker. Anche tra le polemiche, come in Danimarca, dove l'opposizione ha definito il programma pubblico che paga le prostitute per i portatori di handicap "un modo immorale di spendere i soldi dei cittadini".
In Svizzera e Germania è possibile beneficiare di "assistenti sessuali", che hanno seguito corsi di formazione.
In Olanda è attiva la Sar (Associazione per le relazioni alternative), fondata 25 anni fa da René Vercoutre e da altri disabili. "L'idea ci venne dopo alcune esperienze poco felici con le prostitute: qualcuna si era presa i soldi senza poi fare nulla, qualcun'altra aveva aggiunto uno zero alla cifra su un assegno... cose così", ricorda Vercoutre. Ora lavorano per la Sar - che per la verità si occupa solo di mettere in contatto telefonico domanda e offerta - 12 donne (di cui due vivono in Belgio, altro Paese dove l'associazione è attiva, assieme alla Germania), due uomini gay e uno bisessuale, tra i 38 e i 58 anni. Tutti sono stati selezionati tra infermieri o persone con esperienza nel lavoro con i disabili. Una è madre di un ragazzo handicappato. "Oltre al sesso, rigorosamente "sicuro", offriamo attenzione personale e consulenza, per esempio alle coppie in cui uno dei due membri diventa disabile". Un'ora e mezzo costa 85 euro. Tremila i contatti annui, per 550 pazienti tra cui nove donne, tra i 18 e i 102 anni ("Il 102enne ebbe la sua prima visita Sar come regalo dalla figlia 64enne"); ogni anno se ne aggiungono 110. Più o meno metà sono disabili fisici, metà psichici. Il vantaggio di questa attività? "Il paziente acquista più sicurezza in tema di sessualità, e così è facilitato nell'iniziare una relazione. Molti, dopo essere diventati nostri clienti, si sono addirittura sposati".
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