ROMA - Umberto Bossi si è dimesso da segretario della Lega Nord. Il senatur, travolto dallo scandalo, ha rimesso il suo mandato. Non era bastato per Bossi lasciarsi alle spalle con una nuova nomina l'ormai ex tesoriereFrancesco Belsito, al centro delle indagini delle procuredi Milano, Napoli e Reggio Calabria, da cui è accusato di appropriazione indebita, finanziamento illecito ai partiti e truffa ai danni dello Stato in relazione ai finanziamenti pubblici che la Lega precepisce come rimborsi elettorali. Nel frattempo emergono altri dettagli dagli atti delle inchieste: per gli inquirenti, i soldi sarebbero stati usati per gli scopi personali della famiglia di Bossi, dalla campagna elettorale del figlio Renzo alla ristrutturazione della villa di Gemonio. E sembra che gli interrogatori degli ultimi giorni abbiano dato agli inquirenti delle informazioni utili.
«Dimissioni irrevocabili». Bossi ha presentato le dimissioni da segretario federale della Lega Nord durante il consiglio federale riunito nel primo pomeriggio in via Bellerio. Bossi ha detto che le sue dimissioni sono irrevocabili.
Un possibile triumvirato. Dalle prime indiscrezioni emerge che a sostituire come segretario della Lega Umberto Bossi potrebbe essere un triumvirato formato da Maroni-Calderoli-Gioregetti
Dettagli imbarazzanti. Dalle carte emergono dettagli che, se verificati, potrebbero risultare ancora più compromettenti per il Carroccio. C'è un'intercettazione agli atti dell'inchiesta di Milano in cui Nadia Dagrada, dirigente amministrativa di via Bellerio, «parla del "nero" che Bossi dava tempo fa al partito». Per gli investigatori «il "nero" è riconducibile alla provenienza del denaro contante che può avere varie origini, dalle tangenti, alle corruzioni». E poi ancora: «Renzo Bossi e la sua fidanzata, (...) sono stati insieme alla sede della Lega di via Bellerio e si sono portati via i faldoni della casa (ristrutturazioni?) per timore di controlli, visto il periodo critico», annotano gli investigatori.
«Soldi in nero a Bossi e a Calderoli». Negli atti dell'inchiesta milanese, gli investigatori scrivono che dalle intercettazioni telefoniche emerge che il denaro sottratto alle casse della Lega è andato «a favore» tra gli altri di «Bossi Umberto» e «Calderoli Roberto». Negli atti dell'inchiesta gli investigatori scrivono che «l'irregolarità della gestione dei fondi della Lega, rileva anche sotto il profilo dell'appropriazione indebita in relazione ai fondi derivanti dal finanziamento pubblico». Infatti, si legge ancora, «come minuziosamente descritto da Belsito e dalla Dagrada in numerose intercettazioni telefoniche (...) rilevanti somme di denaro sono state utilizzate per sostenere esigenze personali e familiari, estranee alle finalità ed alle funzionalità del partito Lega Nord ed a favore di: Bossi Umberto, Manuela Marrone (moglie), Bossi Riccardo, Bossi Renzo, Bossi Roberto, Mauro Rosy, Calderoli Roberto, Stiffoni, alla scuola Bosina, con sede a Varese (...), riconducibile a Manuela Marrone ed al SinPa (Sindacato Padano) riconducibile a Mauro Rosy, e ad altri soggetti e strutture citate nelle telefonate ed in corso di identificazione».
L'intercettazione. I timori dei controlli che hanno indotto Renzo Bossi a portare via i faldoni emergono da una telefonata del 12 febbraio scorso tra Francesco Belsito e la dirigente Nadia Dagrada. La Dagrada infatti dice: «Ecco, quella lì, sono venuti a prendere, Renzo e la fidanzata, tutti faldoni da via Bellerio (sede della Lega Nord a Milano) e li hanno portati via».
Belsito: «Ho capito».
Dagrada: «Quindi adesso c'hanno parecchia caga». Belsito: «Uhm, però nella caga capisci che l'altro deficiente ci va a nozze».
Dagrada: «Infatti, è per questo che ti sto dicendo, visto che comunque lei (Manuela Marrone) di ascendente ce n'ha, dire adesso che questi, che cavolo Castelli c'è da tenerlo d'occhio, sta cercando di scatenare, sotto, sotto, un casino che tutti che vogliono andare a vedere i conti, che vogliono andare a vedere i documenti e questa sarebbe la fine».
«Peggio di Cosentino». Poi una nota di colore, sempre su Renzo Bossi: «Il figlio di lui (di Bossi, ndr) che ha certe frequentazioni... altro che Cosentino, poi, ragazzo!», dice sempre Nadia Dagrada in un'intercettazione a Belsito.
L'ira di Bossi. «Se ci sono traditori interni, gli taglierò la testa»: lo avrebbe detto, furibondo, il leader del Carroccio ai suoi, ieri prima di lasciare la sede di via Bellerio. «Se qualcuno ha sbagliato pagherà» avrebbe ribadito il Senatur, sostenendo che lui e la sua famiglia non c'entrano niente e sono estranei ai fatti che emergono dalle inchieste della magistratura.
Il nuovo tesoriere. Il Consiglio federale della Lega Nord si riunisce oggi in via Bellerio per nominare il nuovo tesoriere che prenderà il posto di Belsito e dovrà fare chiarezza sui conti del movimento. A confermarlo è lo stesso leader del Carroccio Umberto Bossi, che ha spiegato ai suoi che l'ordine del giorno è questo, quasi a voler smentire le voci che davano per imminenti le sue dimissioni. In ambienti vicini alla Lega tuttavia si lasciano aperte tutte le ipotesi e tra queste, appunto, a sorpresa anche un possibile passo indietro del Senatur. Quanto alla segreteria politica riunitasi ieri, sempre secondo alcune voci, di fatto non avrebbe espresso alcun candidato.
La cartella "The family" in cassaforte. Nella cassaforte di Belsito, tra la documentazione contabile sequestrata ieri dai carabinieri del Noe e dalla Guardia di Finanza, c'è anche una cartella con l'intestazione "The family". L'ipotesi degli investigatori è che i documenti siano relativi alle elargizioni ai familiari del leader del Caroccio Umberto Bossi. Gli atti sono all'esame del pm di Napoli, Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e John Henry Woodcock.
Il carnet di assegni con la scritta "Umberto Bossi". Tra i documenti sequestrati ieri a Roma nella cassaforte di Belsito c'è un carnet di assegni che reca la scritta "Umberto Bossi". Il carnet, relativo al conto corrente della banca sul quale vengono versati i contributi per il Carroccio, è ora all'esame dei pm di Napoli e di Milano.
"Silvio" intervenne sul fascicolo di Renzo. Dagli atti delle inchieste emerge un episodio legato a un presunto fascicolo formatosi sul figlio di Bossi che sarebbe stato "affossato" da "Silvio". Al telefono con Francesco Belsito a parlare è Nadia Dagrada. La donna parla di un fascicolo e chiede: «E' vero che continuano a dire ai magistrati di mettere sotto il fascicolo?... ma prima o poi il fascicolo esce». Una frase riferita a episodi di cui sarebbe responsabile il figlio di Bossi. Su questo fascicolo, secondo la donna, sarebbe «intervenuto più Silvio» che Umberto Bossi « e so che ci sono di mezzo anche alti, alti Pd e non è che hanno detto "chiudi il fascicolo", hanno detto "manda, ci sono 50 fascicoli", quello era il quinto. Gli hanno detto "inizia a farlo scivolare ventesimo" e dopo è passato il tempo, si doveva andare a elezioni a marzo e hanno detto "inizia a metterlo quarantesimo, ma appena arriva l'ordine di tirarlo fuori... fuori tutto"... i fermi, l'utilizzo della macchina con la paletta, perché lui sulla macchina c'ha la paletta...».
Tutto il materiale informatico sequestrato nel corso delle perquisizioni dei giorni scorsi passerà adesso al vaglio della polizia postale. Si tratta di migliaia di documenti, messaggi, e-mail dai quali i magistrati reggini sperano di ottenere la conferma della loro ipotesi investigativa e cioè che i soldi movimentati da Belsito e gli altri indagati, anche su Cipro e la Tanzania, provengano almeno in parte dagli affari illeciti della cosca De Stefano e che le operazioni fossero finalizzate al loro riciclaggio. Dagli accertamenti potrebbero emergere anche ulteriori spunti investigativi. Si tratta, comunque, di un lavoro che richiederà almeno una settimana di lavoro per una prima analisi.
La base divisa. Intanto le vicende giudiziarie legate a Bossi dividono la base: c'è chi sostiene che è necessario cambiare e chi non ha dubbi sull'esistenza di un complotto ai danni dell'unica «forza d'opposizione». Ma c'è chi invece afferma: «Il problema per la Lega è Bossi e la sua famiglia. Se Umberto non si fa da parte saranno guai per tutta la Lega».
Tosi. «Se Bossi un domani non fosse il segretario è chiaro che deve avere un ruolo all'interno del movimento perché la Lega è Umberto Bossi e Umberto Bossi è la Lega», ha detto il sindaco di Verona Flavio Tosi, a margine di un incontro elettorale a Genova. Gli organismi dirigenti «dovranno decidere se tenere un congresso federale - ha spiegato Tosi - nel quale parlare anche del segretario federale. Non c'è bisogno di rottamazione, c'è bisogno di congressi. I congressi decidono se cambiare o continuare. Soldi a Bossi? Conosco bene Umberto, basta vedere dove e come vive per capire che è uno a cui del denaro non frega niente».
Fonte: Il messaggero
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