Dà consulenze agli amici della “Tv delle libertà”, ma vuole l’Avvocatura di Stato per zittire i giornali.
Esplode il caso Brambilla. Il ministro, sotto inchiesta per danno erariale, attacca Il Fatto per aver dato conto della sua gestione delle nomine nel mistero e negli enti che da questo dipendono. Curioso. In qualsiasi paese del mondo un ministro che sotto il suo mandato vede il fidanzato approdare alla guida di un ente da lui controllato chiede scusa, si dimette o perlomeno esibisce il proprio imbarazzo. In qualsiasi paese del mondo, un ministro che nomina alla guida della struttura di missione per il rilancio dell’Italia all’estero un drappello di amici, ex dipendenti, ex datori di lavoro la maggior parte provenienti da un organo di partito chiede scusa o rimette il mandato. In Italia no, attacca i giornali.
Ma visto che alla comicità involontaria non c’è limite, la ministra ha solennemente annuncia che si sarebbe fatta difendere dall’Avvocatura di Stato, ravvisando negli articoli de Il Fatto un danno per il ministero. Particolare grottesco, ma rivelatore: l’assunzione di una pattuglia di fedelissimi, e l’incredibile vicenda del compagno che approda al vertice della più importante sezione Aci d’Italia (Milano gestisce il business del gran premio di Monza, 50 milioni di euro), se provato, va considerato un danno della ministra all’immagine dello Stato. E non viceversa.
(articolo tratto dal Fatto di stamattina)
Siamo arrivati alla perdita completa del pudore. La cavallona rossa ha piazzato Eros Maggioni, il fidanzatino, al vertice dell'Aci, ed altri personaggi alla struttura, tra cui Giorgio Medail, l’uomo che l’aveva assunta a Mediaset nel lontano 1989. Che diritto ha di chiedere l'avvocatura di Stato? Che diritto ha di non essere presa a pedate?