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Riforma Gelmini - Vita, morte e miracoli

  1. #11
    obo
    .
    35 anni
    Iscrizione: 23/9/2005
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    non c'ho voglia di scrivere altre pappardelle tanto ho come l'impressione che rimane una discorso tra me e te
    solo due cose:
    senza investire una riforma non si può fare wolv dai.
    se vuoi cambiare le cose non tagli e basta, investi anche nel futuro e nelle "novità"

    il problema sta principalmente nei prossimi anni; se c'è il blocco delle assunzioni perchè non ci sono i soldi, anche i ricercatori meritevoli di diventare associati non lo possono diventare eh.
    senza contare che si estende sempre di più il precariato: immagina che tu a 30 anni, dopo 6 anni che ti sei fatto il culo come riceratore, non hai ancora un lavoro fisso e che poi ti lasciano a piedi.. bello vero?


  2. #12
    FdT svezzato
    Uomo 35 anni da Milano
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    Quote Originariamente inviata da Wolverine Visualizza il messaggio
    Riguardo al costo zero...se per te "riformare" significa semplicemente "spendere e spandere" allora mi sa che hai una visione un po' ristretta del termine "riforma", appunto.


    Ricercatori addio?
    Cambia, e di tanto, anche la figura dei ricercatori: è prevista la fine delle collocazioni lavorative a tempo determinato: la nuova figura prevede la possibilità di accedere all'insegnamento attraverso due contratti triennali: se nel corso del secondo triennio il ricercatore vince il concorso da docente associato rimarrà in seno all'università; in caso contrario non potrà più continuare l'attività accademica.

    L'accesso alla docenza non prevede però deroghe o sanatorie per i circa 20mila attuali ricercatori a tempo determinato. L'iter che saranno chiamati a seguire è lo stesso di quelli che approdano oggi negli atenei. I ricercatori protestano da mesi sostenendo che l'unico risultato sarà l'aumento del precariato.

    Più difficile diventare professore
    Chiunque voglia diventare docente ordinario o associato dovrà conseguire l'abilitazione scientifica nazionale, una sorta di concorso unico a cadenza annuale. L'agenzia statale per la valutazione dell'attività di ricerca terrà sotto stretto controllo la produzione scientifica dei docenti, che dovranno presentare relaizoni sul loro operato. Per i "fannulloni" niente scatto di stipendio.


    Sarà quindi (ed è la cosa che avevo letto già da tempo) meglio definito il possibile "destino" di chi diventa ricercatore in futuro...o riesci a lavorare in maniera costante e passare il concorso da associato o, se lavori poco e non passi il concorso, dopo 6 anni sei fuori. E mi pare pure giusto, non vedo perchè mantenere a vita chi dovesse non produrre sufficienti risultati scientifici. Dovrebbe essere posto un freno anche al fatto che spesso insegnino (molti di loro senza averne neanche le capacità...) senza avere rassicurazioni sull'eventuale prosieguo di carriera.

    In più: I ricercatori scompariranno?
    Si prevedono contratti a tempo determinato di 3 anni rinnovabili soltanto altri tre. Al termine dei sei anni se il ricercatore sarà ritenuto valido dall’ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. Potranno essere ancora banditi concorsi per ricercatori a tempo indeterminato ma fino al 2011. Gli assegni verranno rivisti, aumentando lo stipendio da 1300 a 2100 euro. E si abbasserà l’età minima per entrare in ruolo, da 36 a 30 anni.
    FONTE: Riforma Gelmini, come cambia l'Università- LASTAMPA.it

    Non solo...non è certo colpa della Gelmini se si sono effettuate assunzioni a contratto a iosa, ed aperture di facoltà spesso troppo simili fra loro...
    E non è una situazione che può essere tollerata ancora. Almeno su questo sarai d'accordo, immagino.
    Guarda non so come la pensi tu, ma per quanto riguarda la ricerca scientifica non è una mera questione di "scadenze". Spesso una ricerca può protrarsi per anni senza dare risultati significativi e poi da un giorno all'altro fornire una scoperta che può fruttare miliardi. In questa riforma non è minimamente contemplato il concetto di capitale di rischio. Ora tu mi potrai dire che i soldi ora come ora è meglio destinarli ad altro, ma di certo in questo modo l'Italia rimarrà un paese vecchio senza possibilità di emergere su scala mondiale per dei meriti scientifici e tutto ciò per colpa di vincoli tecnici.
    Faccio una piccola parentesi sui tagli: quello che dice obo è vero non si può fare una riforma senza spendere, e la storia che non ci sono soldi è vecchia, basterebbe tagliare dove veramente si spreca e poi vedi come piovono i milioni (se non addirittura miliardi).

  3. #13
    Can che dorme Wolverine
    Uomo 38 anni
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    Quote Originariamente inviata da obo Visualizza il messaggio
    non c'ho voglia di scrivere altre pappardelle tanto ho come l'impressione che rimane una discorso tra me e te
    solo due cose:
    senza investire una riforma non si può fare wolv dai.
    se vuoi cambiare le cose non tagli e basta, investi anche nel futuro e nelle "novità"

    il problema sta principalmente nei prossimi anni; se c'è il blocco delle assunzioni perchè non ci sono i soldi, anche i ricercatori meritevoli di diventare associati non lo possono diventare eh.
    senza contare che si estende sempre di più il precariato: immagina che tu a 30 anni, dopo 6 anni che ti sei fatto il culo come riceratore, non hai ancora un lavoro fisso e che poi ti lasciano a piedi.. bello vero?
    Se dopo 6 anni da ricercatore "ti lasciano a piedi" significa semplicemente che non hai passato il concorso...ipotizzando che il concorso possa essere fatto con tutti i crismi (e questo non dipende da Berlusconi nè dalla Gelmini, ovviamente), se non lo passi non puoi prendertela con la Gelmini.

    Quanto al blocco delle assunzioni...

    ASSUNZIONI - Le università con una spesa per il personale troppo elevata (più del 90% dello stanziamento statale) non potranno effettuare nuove assunzioni. La norma pone un freno alle gestioni finanziarie non adeguate di alcune università (soprattutto nel rapporto entrate-uscite). Da oggi le università che spendono più del 90% dei finanziamenti statali (Fondo di Finanziamento Ordinario) in stipendi non potranno bandire concorsi per docenti, ricercatori o personale amministrativo.

    RICERCATORI - Per favorire l'assunzione dei giovani ricercatori, il blocco del turn over (a quota 20% nelle altre amministrazioni) viene elevato al 50%. Delle possibili assunzioni presso le Università, almeno il 60% dovrà essere riservato ai nuovi ricercatori. I bandi di concorso per posti da ricercatore già banditi sono esclusi dal turn over. Gli enti di ricerca sono esclusi dal blocco delle assunzioni che è entrato in vigore per tutte le amministrazioni pubbliche.


    FONTE: Il governo chiede la fiducia sul decreto Gelmini - Corriere della Sera

    Senza contare che il blocco del turn-over durerà solo fino al 2011 se ben ricordo, cioè tre anni a partire dal 2008 quando venne approvato. Ma su questo, parlo sul serio, potrei ricordare in maniera non perfetta.




    P.S.: Spero che questo topic non degeneri come l'altro. Da parte mia sto facendo del mio meglio per discutere in maniera tranquilla ed imparziale, e sto pubblicando fonti su fonti per attestare quanto dico. Mi aspetto che chiunque altro intervenga qui, quale che sia la sua opinione, continui a fare lo stesso come si sta facendo sinora.

  4. #14
    Eurasia
    Ospite

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    Personalmente ritengo i criteri previsti per i ricercatori troppo stringenti. In un sistema perfetto è senz'altro plausibile che un aspirante associato o professore associato per mantenere il posto produca annualmente un tot di pubblicazioni. Quello che mi rende perplessa, è veramente molto, è il fatto che in Italia la figura del ricercatore dedica il suo tempo accademico quasi interamente alla docenza. Non so come sia nelle vostre università, ma da me è un vero casino: dei professori confermati il mio dipartimento conta tre docenze effettive mentre il resto sono figure ibride che attendono la cattedra di un professore ultra 65enne che nel frattempo pensa agli affari suoi (ovvero a far soldi, a pubblicare con il nome di "Docente a tot università", a partecipare a convegni). Da parte sua all'università conviene, perchè dimostra all'estero e in casa di avere persone dotate e di spicco, quindi si fa buona pubblicità.

    La vera attività di docenza quindi assorbe al ricercatore un tempo talmente ampio che difficilmente il ricercatore avrà il tempo materiale per svolgere l'attività prevista dal suo contratto. E' una prassi a mio modo di vedere ingiusta e per questo trovo la riforma fortemente penalizzante in quanto richiede un tot di pubblicazioni annuali.

    Andiamo al turn-over, ottimo aumentare la percentuale di turn-over ma occhio a non farci prendere in giro dai dati. Mandare a casa ultrasettantenni non vuol dire assumere nuovo personale, vuol dire semplicemente mandare a casa docenza di troppo e gonfiare la platea di associati precari per il motivo più su.
    [Cerco di spiegarmi: turnover non vuol dire ricambio di contratto (Va via un Barone e prende il suo posto un assegnista/confermato che prenderà il suo posto per sempre), ma vuol dire che fisicamente la cattedra verrà coperta da qualcuno ma non c'è alcuna garanzia. Sulla stessa cattedra potranno poggiare le braccia almeno tre precari nel corso di nove anni, l'importante è che qualcuno ci sia!]
    L'età necessaria per raccogliere dei contributi decenti andrà sempre più ad aumentare, ad un livello tale che verrà acquisita definitivamente docenza a 45 anni (se tutto va bene) e quando a 70 anni sarà costretto ad andare in pensione avrà maturato meno diritti. E' come se tentassero di bloccare un circolo vizioso per crearne un altro!


    Edit. scusate ho apportato delle modifiche perchè temo di non aver esposto molto chiaramente, tengo a far capire per quali motivi trovo una schiocchezza questo punto. Ovviamente se ho capito male attendo smentite.

  5. #15
    obo
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    wolv capisci che il FFO è sempre di meno perchè lo stato ne passa sempre di meno, quindi l'università, anche virtuosa come è la statale di milano, deve rifarsi sugli studenti aumentando le tasse (già alte)??

    visto che articoli di Sinistra Universitaria verranno di sicuro bollati come menzogne ti passo, e ti prego di leggerlo, quello fornitoci direttamente dal collegio dei professori

    ps: dalla mia parte, se non spari cazzate illogiche cambiando discorso come altri/e fanno, io non mi in***** ne altro e qui ci discuto pacificamente

  6. #16
    0 1 1 2 3 5 8 13 21 34 55 Killuminato
    Uomo 42 anni da Modena
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    Quote Originariamente inviata da 03_ferra_03 Visualizza il messaggio
    Guarda non so come la pensi tu, ma per quanto riguarda la ricerca scientifica non è una mera questione di "scadenze". Spesso una ricerca può protrarsi per anni senza dare risultati significativi e poi da un giorno all'altro fornire una scoperta che può fruttare miliardi. In questa riforma non è minimamente contemplato il concetto di capitale di rischio. Ora tu mi potrai dire che i soldi ora come ora è meglio destinarli ad altro, ma di certo in questo modo l'Italia rimarrà un paese vecchio senza possibilità di emergere su scala mondiale per dei meriti scientifici e tutto ciò per colpa di vincoli tecnici.
    Faccio una piccola parentesi sui tagli: quello che dice obo è vero non si può fare una riforma senza spendere, e la storia che non ci sono soldi è vecchia, basterebbe tagliare dove veramente si spreca e poi vedi come piovono i milioni (se non addirittura miliardi).
    concordo. Ci sono studi durati anche più di 20 anni di importanza capitale in ambito scientifico. Come ad esempio studi molecolari di genomica e la più recente ricerca, durata 12 anni, su come un forte sistema immunitario possa essere una sorgente di selezione sessuale importante in una popolazione. Questo studio, all'apparenza semplice, apre moltissimi spunti di ricerca in genetica evolutiva ed anche in immunologia (per aspetti che qui sarebbe complicato spiegare senza le opportune basi scientifiche). Ovviamente la ricerca è stata fatta all'estero, nel Regno unito

  7. #17
    obo
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    visto che non tutti sanno leggere e soprattutto capire quel che leggono, toh un bel video che magari risulta più facile

  8. #18
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    Scusate ma dove posso trovare il testo del decreto ?

  9. #19
    obo
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    35 anni
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    Quote Originariamente inviata da ( :*MissMoody*: ) Visualizza il messaggio
    Scusate ma dove posso trovare il testo del decreto ?
    buona lettura; quello che ti "interessa" inizia dal capo V
    L 133/2008


    io continuo nella mia opera, cioè non sto portando parole di blog comunisti e o di tizio e caio sconosciuti; sto pubblicando parole di professori del PoliMi, parole dei rettore della statale e presidente del CRUI e di altri professori/ricercatori con i controcoglioni.
    boh, più di così io non so che dirvi. distruggete pure il vostro futuro in italia con le vostre stesse mani. poi tra qualche anno, fuori dall'italia, io riderò di voi e ve lo rinfaccerò il più possibile.
    mi dispiace solo che ormai l'unica soluzione sia fuggire da questo paese perchè qui son nato e qui ho molti legami.

    “La riforma degli atenei statali in corso di approvazione alla Camera rappresenta un ottimo esempio di come non si debbono fare le riforme. In primo luogo non dimostra di poter realizzare un miglioramento rispetto ad uno status quo ritenuto insoddisfacente (mentre un buon progetto di riforma deve provare di poter realizzare un nuovo stato che sia superiore e dominante, possibilmente in maniera netta, rispetto a quello corrente). Per dimostrare di poter superare gli aspetti problematici della situazione esistente deve essere in grado di identificarli e quantificarli con esattezza: prima di individuare la terapia occorre una diagnosi accurata. La riforma, invece, è una terapia senza diagnosi (secondo difetto).

    Cosa si imputa infatti all’università pubblica? Una scarsità di risultati solo in assoluto o anche in rapporto alle risorse consumate? Si tratta di due ipotesi molto differenti dato che nel primo caso la colpa è delle risorse insufficienti e nel secondo dell’inefficienza del sistema che, invece, spreca risorse. Nel primo caso occorre dare più risorse per ottenere risultati migliori, nel secondo caso le risorse si possono anche ridurre all’accrescersi dell’efficienza del loro utilizzo.

    Nel nostro paese vi sono 12 adulti laureati ogni 100 abitanti, nei paesi sviluppati dell’area Ocse 26 ogni 100 abitanti; in Italia coloro che hanno conseguito un dottorato di ricerca sono 16 ogni 100 mila abitanti, in Europa 50, negli Stati Uniti 48. Il minor output totale nel tempo del sistema universitario è dunque provato, tuttavia il rapporto output/input segnala per l’Italia un valore superiore alla media europea: da noi vi sono circa 30 studenti iscritti per docente di ruolo, ricercatori compresi (60 mila docenti per 1,8 milioni di studenti), nell’area Ocse 15,8 studenti per docente, poco più della metà. Se escludiamo dal numeratore i fuori corso, che esistono solo in Italia e che tuttavia non sono iscritti ‘in sonno’ ma consumano risorse, il rapporto docenti studenti scende in Italia a 21,4, rimanendo comunque più elevato del 35% rispetto alla media Ocse. Inoltre, se escludiamo dal denominatore i ricercatori, i quali non sono tenuti dalle norme vigenti a svolgere attività didattiche (sino al decennio ’90 non potevano essere titolari di insegnamenti ma solo di attività didattiche integrative), e vi lasciamo i soli professori ordinari e associati, il rapporto studenti docenti sale a 35 se escludiamo i fuori corso dal numeratore e a 48 se li includiamo. Per quanto riguarda la spesa pubblica per la formazione superiore essa è pari in Italia allo 0,8% del Pil, nei paesi Ocse all’1,3% del Pil. Essa è inoltre pari in Italia al’1,6% della spesa pubblica totale contro il 2,9% nell’Unione Europea.

    Sul fronte della ricerca in Italia vi sono 82 mila addetti (universitari e appartenenti ad altri enti), in Francia e Gran Bretagna oltre 160 mila, in Germania oltre 250 mila, in Giappone oltre 600 mila, negli Stati Uniti più di 1,2 milioni. La spesa complessiva per la ricerca è pari in Italia all’1,1% del Pil ed essa è per oltre metà a carico del settore pubblico; in Europa è pari all’1,9% del Pil. L’Italia e gli altri paesi europei si erano impegnati a raggiungere il 3% del Pil entro il 2010. Pur essendovi indubbi margini di miglioramento di efficienza (rimando al mio ‘progetto liberale’ di riforma degli atenei) è evidente che la scarsità di risultati complessivi del sistema di formazione universitaria e della ricerca sia soprattutto conseguenza della scarsità di risorse messe a disposizione.

    I dati precedenti sono noti (debbono ragionevolmente esserlo) ai ministri che hanno promosso la riforma dell’università, essendo riportati a pag. 37-38, in una scheda curata dal Ministero dell’Università, Istruzione e Ricerca, dell’Allegato al Documento di Programmazione Economico-Finanziaria per gli anni 2010-2013 presentato dal Ministro dell’Economia e dal Presidente del Consiglio il 15 luglio 2009.

    Come si può deliberare senza conoscere? Come si può deliberare ignorando ciò che è noto? … come se le soluzioni non maturate e non ragionate non partorissero necessariamente nuovi grovigli e rinnovate urgenze di porre rimedio a peggiori mali.”

    http://www.alfonsofuggetta.org/?p=8565

  10. #20
    FdT-dipendente ( :*MissMoody*: )
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    Gentilissimo, grazie

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