Santoro: l’ultimo “comizio” per l’informazione. Poi la Rai proverà a  cacciarlo
     
              In questa folle campagna elettorale uno degli  ultimi “comizi” lo tiene Michele Santoro. “Comizio” perché denunciare la  “zero condicio” cui è stata legata e condannata la Rai è atto altamente  e concretamente politico. “Comizio” perché Berlusconi ha individuato e  bollato Santoro come chiaro, pericoloso e intollerabile avversario  politico. “Comizio” infine perché parlar di politica un dipendente Rai  in campagna elettorale non può. Non nelle sue trasmissioni e neanche in  piazza. Comizio, sfida e azzardo perché dopo la notte di Bologna, dopo  “Raiperunanotte”, il governo e la Rai proveranno a disfarsi di Santoro  per “giusta causa”.
 

Michele  Santoro
 Con Santoro a Bologna ci saranno direttamente o indirettamente Al  Gore, Roberto Benigni, Elio e le Storie Tese, Antonello Venditti, Nicola  Piovani, Lucia Annunziata, Giovanni Floris, Marco Travaglio. Il cast di  uno show, di un talk-show politico. Non proprio un comizio, nessuno  chiederà voti per nessuno. Ma di certo una denuncia del governo e della  Rai del centro destra. Una denuncia, un atto e un gesto clamorosi e  organizzati di opposizione. Collegate 180 piazze italiane con maxi  schermi, in onda su canali satellitari e digitali, da Sky a Current tv a  Repubblica tv. Fino a Rainews 24 che riprenderà e trasmetterà. Il  vertice Rai ha esitato a lungo se concedere o no a Rainews di  trasmettere, poi hanno deciso che era meglio mandare in onda su un pezzo  periferico di Rai quel che Santoro e i suoi amici diranno della Rai. E’  stato calcolato che il danno minimo può essere una opportunità.  Opportunità di “inchiodare” Santoro alle sue pubbliche critiche  all’azienda, di “inchiodarlo” alla sua “incompatibilità” con il ruolo di  chi lavora per la Rai in “esclusiva”.
 Santoro racconterà all’Italia di come da anni il premier, la  maggioranza parlamentare e il vertice Rai tenta di chiudere il suo  Annozero. E chi Annozero lo vuol chiudere, a Palazzo Chigi e a Viale  Mazzini, punta sulla notte di Santoro per chiuderlo davvero, puntano sul  fatto che lui “non si tiene”. Il direttore generale della Rai, Mauro  Masi, ha già portato in Consiglio di amministrazione una robusta  “pratica Santoro”. Tutte le sue trasmissioni e dichiarazioni dal 2002 in  poi. Annotate, istruite, pronte all’uso. Manca, aspettano l’ultima  notte per il cosiddetto “carico da undici”, quello che può portate  Santoro fuori dalla Rai, accompagnarlo alla porta. Alessio Butti,  capogruppo Pdl in commissione di vigilanza gli ha già mandato a dire:  “Devi lasciare”. Bondi, coordinatore nazionale del Pdl definisce Santoro  “spregiudicato agitatore politico”. Frattini, ministro degli Esteri lo  chiama “Surrogato del Pd”. Berlusconi gira l’Italia chiedendo agli  elettori: “Ma ci può essere una tv dove con i soldi pubblici si processa  il governo?”. In platea rispondono in coro: “Nooo!”.
 Santoro lo sa e non per questo si fermerà. Già oggi anche se molti lo  hanno dimenticato in Rai ci sta e lavora solo a seguito di una sentenza  di un giudice che lo “reintegrava”. Senza quella sentenza Santoro non  sarebbe lì a fare Annozero. Santoro sa che ci sarà una nuova battaglia  giudiziaria e ci si è già preparato. E, se c’è una cosa che unisce  Santoro a Berlusconi che lo vuol cacciare, è la naturalezza con cui  entrambi sanno indossare l’abito della vittima e sfilarci in passerella.
 Ma stavolta Santoro non è solo la sua trasmissione, il suo share, il  suo carisma. Stavolta non è questione di indici di ascolto (alti quelli  di Santoro, in calo dal 29,7 al 28,3 di share quelli del Tg1 di  Minzolini). E neanche di spot pubblicitari mancati per l’azienda (sette  milioni di euro quanto la Rai ci ha rimesso con un mese senza Annozero,  Ballarò e Porta a Porta). E neanche di Fnsi, Usigrai, i sindacati dei  giornalisti schierati con Santoro. E neanche di par condicio per e tra  gli ospiti e neanche di eccessi verbali o comportamentali e neanche di  attendibilità o meno di Travaglio. Stavolta Santoro rischia l’espulsione  non per i suoi “falli” di gioco o per il suo modo di giocare. Stavolta  Santoro rischia di essere espulso solo e soltanto perché vuol “giocare”  al gioco dell’informazione. Il governo e la Rai questo gioco l’hanno  abolito, per ora per un mese soltanto. Sarà più facile per il governo e  la Rai cacciare Santoro. Sarà più facile per Santoro difendersi  identificandosi con tutti i giocatori “veri”, diversi da quelli legati  alla stanga come nel calcio balilla.
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