L’edizione romana di Repubblica di sabato 13 giugno titolava “AMA, bufera sul bando da 544 assunti – Società dell’Opus Dei farà la selezione”.
Curiosi di capire il rapporto tra l’Opus Dei e l’azienda romana di smaltimento dei rifiuti - cui Repubblica non accenna se non per ciò che concerne le modalità del bando e le tipedide reazioni dei sindacati - siamo andati a indagare su internet. E, senza bisogno di grandi ricerche, si aperta una realtà che ci è parsa a dir poco inquietante, quella dell’entrismo confessionale nelle aziende.
In particolare, parliamo di una società - l’AMA - con 176 milioni di euro di fatturato (dato 2008) e 12,4 milioni di euro di patrimonio netto (dato 2007) che ha affidato alla Elis, un’opera apostolica dell’Opus Dei, la selezione di 324 operai, 200 autisti e 20 addetti al servizio cimiteriale.
Iniziamo dal dire cos’è la Elis: “L’Associazione Centro ELIS, nata nel 1962 e riconosciuta dal Presidente della Repubblica nel 1965, è il risultato degli sforzi di un gruppo di persone dell’Opus Dei, istituzione alla quale il Beato Giovanni XXIII affidò il compito di mettere a frutto i donativi ricevuti da Pio XII per il suo ottantesimo compleanno […] San Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei, promosse con grande impegno la costruzione e la gestione del Centro, alla quale contribuirono anche non cattolici. Paolo VI lo inaugurò il 21 novembre 1965.”
L’associazione dichiara nei suoi “principi educativi” che si occupa di formare lavoratori con o senza esperienza a prescindere da sesso, razza e religione attraverso vari servizi quali tutoring, mentoring, coaching, counselling. Al di là dei termini usati, che necessiterebbero di un dizionario di inglese per la maggioranza degli italiani, la neutralità nei confronti dell’orientamento religioso si manifesta poche righe più in là: “Per coloro che sono cattolici, è offerta liberamente la possibilità di frequentare attività specifiche e di ricevere direzione spirituale da sacerdoti della Prelatura dell’Opus Dei. A tutti si insegna che la professionalità può essere trasformata in santificazione e che quest’ultima non può prescindere dalla serietà di un impegno lavorativo o di studio. Occorre allora concludere che è indispensabile trasformare il lavoro in preghiera: il lavoro manuale o intellettuale, che costituisce il tessuto del vivere quotidiano di milioni di uomini e donne, può, con l’aiuto della Grazia, diventare per ognuno di loro l’ambito di quella conversazione con Dio che è sete di ogni anima contemplativa”.
Ma c’è di più. Luciano Cedrone, direttore centrale Personale e Organizzazione di AMA, è, guarda caso, citato nei “Fellow” della Elis, ossia tra quei “manager e professionisti d’impresa di elevata competenza professionale e riconosciute qualità umane” che collaborano con l’associazione. Idem dicasi per Giovanni Fiscon , direttore Operazioni di AMA.La fortuita combinazione è quantomeno curiosa, soprattutto per una società, la Elis, che si dichiara non profit. O forse è solo il frutto del motto che la Elis stessa sbandiera sul suo sito: “Se hai avuto successo nella vita è merito tuo, ma devi restituire qualcosa alla società che te lo ha consentito“? Alla faccia del non profit, verrebbe da commentare.
Con tale corpo dirigente, sotto lo stretto controllo dell’Opus Dei, non stupiscono le attività confessionali dell’AMA, dichiarate anche sul sito dell’azienda romana: dal presepio dei netturbini, allestito in una delle sedi territoriali AMA e meta annuale di visite cardinalizie se non papali, alla disponibilità di un “parroco ufficiale”; dalle funzioni religiose in orario di lavoro alla festa della “Madonna della strada” (sulla quale è stato pubblicato anche un libro) in occasione della quale per anni i dipendenti hanno goduto di permesso retribuito - pagato dai contribuenti - per recarsi alla messa.
Già, ora forse il motto della Elis è un po’ più chiaro: se hai successo devi dare qualcosa a chi te lo ha consentito. In pieno stile Opus Dei.
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