DIETRO la nascita di
Mulve, un programmino da due megabyte ma dalle capacità strabilianti, c'è già una leggenda: i due autori, entrambi musicisti, si incontrano davanti a una birra. E là scommettono tra di loro sulla possibilità di creare un software leggerissimo, in grado di portare sul desktop di chi lo usa la canzone che vuole, in pochi secondi. Esattamente quello che, qualche tempo dopo, il loro Mulve fa con spaventosa efficienza. Usandolo sembra di tornare all'incantesimo dei primi tempi di Napster, oggi un servizio legale di streaming e vendita di musica ma un tempo pioniere dei programmi di condivisione di file: bastava digitare il titolo di un brano e dopo poco, con un meccanismo che coinvolgeva ricerche su server e pc degli utenti, era possibile scaricarlo sul proprio hard disk. Ieri come oggi, in barba al diritto d'autore e senza corrispondere nulla a discografia, artisti e produttori.
Come funziona. Mulve è un programma dalla leggerezza e dall'efficienza indubbie. Dopo il download non ha bisogno di installazione: si apre la cartella "zip", si estrae sul desktop e si avvia con un doppio clic. Da là in poi è sufficiente scrivere un titolo o un artista e in tempi infinitesimali il programma restituisce una lista di risultati. basta cliccare sul brano che si desidera e questo verrà salvato sul proprio pc in pochi istanti. Questi gli aspetti che più colpiscono di Mulve, la velocità e l'efficienza.
Ma non c'è alcun dubbio che si tratti di una procedura illegale: Mulve si differenzia dai popolari programmi di condivisione di oggi perché le ricerche e i download avvengono grazie server proprietari, su cui gli sviluppatori mantengono il mistero. Si sa solo che il database del programma contiene qualcosa come dieci milioni di titoli. Nessuno condivide nulla su Mulve e quindi il dubbio sulla legalità neanche si pone: si tratta di canzoni di fatto rubate. Basta immaginare un protocollo del genere abbinato ai film, ai videogiochi, alle serie tv, per avere un'idea di che importanza possa avere una tecnologia del genere per l'economia dell'industra dell'intrattenimento, soprattutto declinata sulle piattaforme mobili. Perché è qui che cambia lo scenario: ai tempi di Napster, gli smartphone e gli iPod non erano il fenomeno di oggi. Un'applicazione come Mulve in formato mobile oggi ha potenzialmente un peso imponderabile. Gli autori lo sanno e la leggerezza del programma è un obbiettivo ricercato, con un'interfaccia essenziale che prevede anche spazi pubblicitari.
Quante volte figliolo? Gli utenti di Mulve sono per definizione intracciabili. Non condividono nulla, i server a cui inviano le richieste potrebbero essere ovunque: gli autori sono spiritosamente vaghi e ne indicano l'ubicazione "overseas", leggi "irraggiungibili da qualsivoglia giurisdizione". Una previsione sulla vita di Mulve, semplice ma blindatissimo, è al momento impossibile. Dipende da quanto l'industria lo combatterà, da quanto i responsabili saranno capaci di rispondere, da come saranno in grado di gestirne l'inevitabile crescita. La verità è che dalla "riconversione" in servizio legale di Napster in poi, la condivisione di file non è cessata, anzi. Il dibattito ne ha guadagnato, tra innumerevoli questioni e cause su cosa è legale o meno sul web, sui concetti di copia e condivisione. Ma per fortuna, è arrivata anche qualche certezza: la vendita legale di musica su internet è finalmente un business serio, e ormai una parte considerevole del fatturato dell'industria discografica.
Mulve, la musica istantanea il nuovo incubo delle major - Repubblica.it