P2p, le major ci ripensano
non perseguiranno i "pirati"
Svolta nella lunga battaglia che vede la Riia, l'associazione dei discografici Usa, opposta agli "scaricatori" di musica. I singoli utenti non verranno perseguiti legalmente, ma si interverrà sui provider per ridurre la loro banda web. Tra le polemiche di ERNESTO ASSANTE
NELLA lunga battaglia che vede impegnati da diversi anni l'industria discografica e gli "scaricatori", i downloaders che usano le reti "peer to peer", c'è una grande novità: la Riia, la potente associazione dei discografici americani, ha deciso di cambiare strategia e di non perseguire più i singoli "pirati" come aveva fatto fino ad oggi, puntando invece a cercare accordi con gli Internet provider per colpire in maniera diversa chi scarica musica illegalmente.
La strategia dell'attacco legale ai singoli, lanciata qualche anno fa con grandissima enfasi, e tesa a mettere paura ai downloaders, oltre che a colpirne parecchi, si è dimostrata del tutto inefficace, i numeri del peer to peer sono cresciuti, i download illegali sono ancora moltissimi, l'industria discografica continua ad essere in crisi.
Secondo il Wall Street Journal, alcuni Isp non ancora identificati sembra abbiano accettato di "ridurre il servizio" a chi pratica il file sharing in forme eccessive. Né il Wall Street Journal né Cnet, o altre fonti giornalistiche sono riuscite a sapere cosa significhi esattamente "ridurre il servizio". L'unica "formula" nota (anche se criticatissima, anche dall'Unione Europea) è quella francese, ed è proprio quella che vorrebbero applicare anche negli Usa, formula che funziona in questo modo: i discografici avvertono l'Isp di aver individuato un possibile "scaricatore", il fornitore d'accesso manda all'utente un primo messaggio di allerta, quindi, se il comportamento non cambia, ne manda un secondo, poi un altro, e quindi, se l'utente ignora i messaggi e non smette, viene disconnesso dal sistema.
Ma, hanno fatto notare i legislatori europei, se tutto questo avviene senza alcuna forma di processo, è impossibile negare l'accesso ad internet a un qualsiasi cittadino. Il che rende, almeno in Europa, difficile che la regola venga messa realmente in atto. Negli Usa il piano è sostenuto da Andrew Cuomo, procuratore generale dello stato di New York, che sottolinea che l'industria discografica non verrebbe a conoscere l'identità del trasgressore. Ma i responsabili della Eff, la Electronic Frontier Foundation, l'associazione che difende i diritti civili nel cyberspazio, ha immediatamente sollevato molti dubbi sull'applicabilità di questo piano, che renderebbe gli internet provider responsabili del controllo della rete stessa.
Cindy Cohn, avvocato della Eff, ha detto: "E' un bene che la Riia abbia deciso di non perseguire più i singoli individui, non avrebbe dovuto nemmeno cominciare a farlo. Ma è molto preoccupante che oggi si vogliano creare delle "liste nere" di persone a cui viene negato l'accesso alla rete sulla base di una accusa ma senza alcun processo".