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Raccolta di belle frasi

  1. #1681
    ;
    Donna 35 anni da Piacenza
    Iscrizione: 7/1/2006
    Messaggi: 4,593
    Piaciuto: 3631 volte

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    La paura uccide la mente.
    - Frank Herbert


    A bird doesn't sing because it has an answer, it sings because it has a song.

  2. #1682
    eleo
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    Non camminare dietro di me, non saprei dove condurti.
    Non camminare davanti a me, potrei non seguirti.
    Cammina al mio fianco e saremo sempre amici.


    Albert Camus

  3. #1683
    eleo
    Utente cancellato

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    Regala la tua assenza a chi non da' valore alla tua presenza.

    O. Wilde

  4. #1684
    Niniel
    Donna 28 anni
    Iscrizione: 15/5/2012
    Messaggi: 330
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    L`anima ha il suo peso.

    ( Il castello errante di Howl )
    A Lely De Lisio piace questo intervento

  5. #1685
    eleo
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    Tutti abbiamo dentro un'insospettata riserva di forza che emerge quando la vita ci mette alla prova.

    [Isabel Allende]

  6. #1686
    Little Spongy Folletta
    Donna 33 anni da Genova
    Iscrizione: 8/12/2007
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    Le ferie sono finite. Sono tornata a Milano e ho impegnato la prima settimana a combattere contro la forsennata Sindrome da Rientro che mi ha – come da manuale – assalita.

    Mettiamo subito le cose in chiaro: non solo la Sindrome da Rientro esiste, ma ci sono sindromi da rientro e sindromi da rientro. Con tutto il rispetto, tu, che lavori nella tua città e che il rientro significa SOLO tornare in ufficio, ecco tu non hai una minchia a che vedere con noi, che il rientro è una rivoluzione copernico-esistenziale, ogni anno, ogni estate, ogni check in, ogni Ciao-siamo-stati-bene-ci-vediamo-a-Natale.
    Tecnicamente la Sindrome da Rientro Terrons è una roba che per capirla devi prendere la peggiore sindrome premestruale, moltiplicarla per la frustrazione di un campionato mondiale di calcio perso ai rigori, elevarlo a un dolore simile a una vescica sul tallone mentre indossi un paio di scarpe nuove, e forse vagamente ci sei.
    Per definire meglio i sintomi e i rimedi di questa brutta patologia, mi sono confrontata con un panel di amiche vagine rigorosamente Made in Sud. Siamo così giunte a stilare l’elenco delle fasi salienti di questo critico fenomeno che colpisce, senza pietà, la popolazione terrona che ad ogni fine agosto deve impacchettare anima e vestiti nella valigia di cartone e ripartire per il vituperato nord:

    1. Prime Avvisaglie: tipicamente si manifestano a una settimana esatta dal termine del periodo vacanziero e i sintomi più evidenti sono frasi come “Non voglio tornare a Milano” oppure “Voglio restare qui
    2. Riduzione: a quel punto intervengono immediati gli agenti riduttori, volgarmente detti “amici e parenti”, che ti dicono frasi come: “Ma non pensarci da adesso!“, “Ma è presto“, “Goditi le ferie“, “Non rovinarti gli ultimi giorni!” e via discorrendo.
    3. Passione: nel senso biblico del termine, come la passione di Gesù Cristo, il dolore, la sofferenza. Un male sordo che ti parte da un punto indistinto nelle budella e non ti lascia più, aumentando in intensità con lo scorrere del tempo. Il culmine della Passione si ha il giorno prima della partenza, quando tutto è già volto al rientro e il terrone saluta ogni più piccolo dettaglio della sua vita meridionale con un pathos ottocentesco che nemmanco Giuseppe Tomasi di Lampedusa: “Ciao mare”, “Ciao litoranea”, “Ciao friselle”, “Ciao casa” and so on.
    4. Disperazione: il giorno del ritorno dalle ferie estive è di default nella Top 5 dei giorni di merda dell’anno. Ci va direttamente, come le voci pre-compilate nel bollettino del Canone Rai, come le lauree ad honorem a Umberto Eco. Sono cose che stanno lì, nell’ordine della natura. Dal momento in cui ti svegli a quello in cui ti addormenti in un’altra città, l’ultimo giorno di ferie è un concentrato di disperazione allo stato puro. Il primo pianto di solito arriva dopo il caffé, il tempo sufficiente a riattivare le sinapsi e mettere lucidamente a fuoco il nefasto avvenire. Si tratta di pianti anche piuttosto composti, di lacrime inesorabili, contro le quali nulla si può, cose che ti occludono le vie respiratorie ma non ti uccidono, dolori che t’accompagnano e a volte manco si esprimono. E così per tutto il giorno, raggiungendo il climax naturalmente in aeroporto, al momento dei saluti, del mi-raccomando-a-te-no-mi-raccomando-a-voi. Dei controlli. Delle mani che fanno “ciao” da lontano e delle facce deformate in smorfie di strazio e melodramma.
    5. Implosione (decollo/atterraggio): dall’imbarco all’arrivo alla casa nordica, è puro stordimento, silenzio, annientamento mentale, bisogno di dormire e di non sentire.
    6. Depressione Amletica: è la fase successiva, in cui inizi a porti interrogativi iperbolici sulla tua esistenza, sul perché non te ne sei rimasta alla casa tua, sul perché non hai scelto, chessò, di affettare mortadella per il resto dei tuoi giorni, in un posto dove saresti stata più felice, vicina alle persone che ami, che ora vivi con chi capita e non con chi vorresti e questo è assai diverso, che se fossi stata la moglie cornuta e borghese di un tarantino mediocre le cose sarebbero andate diversamente e blablabla. E i tuoi affetti. E devi trovare un modo per essere indipendente. Inventare un lavoro, ecco un lavoro, un’idea, un’idea, l’indipendenza, un’idea, un’idea, blablabla.
    7. Somatizzazione: dopo il rientro – in genere caratterizzato da pioggia e 10 gradi in meno rispetto alla località da cui provieni – sei un patetico relitto sub-umano: hai mal di testa, tossisci, starnutisci, hai nausea, disturbi intestinali, imperfezioni cutanee.

    8. Narcolessia&Pigrizia: rientrato dalle ferie, sentirai un indiscriminato bisogno di dormire, sempre. La sera del primo giorno di lavoro, per esempio, in barba alla casa da rimettere in sesto e alle valige da disfare (che se Iddio vuole resteranno intonse ALMENO una settimana), vai a dormire alle 21. Sempre per non sentire. Sempre perché, anche se vieni dal sud, hai il jet-lag manco arrivassi dalla Polinesia.
    9. Tentata condivisione: arriva sempre, nella Sindrome da Rientro Terrons, di solito al terzo giorno di degenza, un momento in cui pretendi di giustificare agli occhi di chi ti circonda, seppur sommariamente, il tuo miserabondo stato fisico ed emotivo. Magari cerchi solo di creare empatia col prossimo e nel farlo azzardi una battuta, una riflessione, una parola sullo scenario post-bellico che c’hai dentro. Sbagliato! Nel momento in cui lo fai, è scientificamente provato, incontri solo discendenti biologici di Tonino Guerra nati sotto il segno di Unieuro che prorompono in illuminanti esternazioni inutilmente razionali e para-positive, come “Beata te che almeno hai un lavoro a cui tornare“, oppure “Almeno tu le ferie le hai fatte“, oppure “Se stai male a Milano, vattene” oppure “Scusa ma non ti mancano i tuoi spaZZi, la tua indipendAnzA?” e altre cose completamente fuori-asse rispetto alla Sindrome da Rientro Terrons che stai attraversando, esattamente come Jim Morrison attraversò il deserto (perché lo attraversò, giusto?).
    10. Negazione passiva/attiva: chiuso in un microcosmo di alienante solitudine emotiva, il terrone capisce che i suoi unici interlocutori possono essere altri terroni sofferenti. Così passa dalla Negazione Passiva (durante la quale ha guardato ossessivamente le fotografie delle ferie persuadendosi di poter intraprendere viaggi spazio-temporali, tornare indietro di 20 giorni e ricominciare tutto daccapo), alla Negazione Attiva (organizzare sedute di auto-aiuto tra amici meridionali, guardare tutti i ponti possibili nei successivi 8 mesi e prenotare il maggior numero di biglietti aerei e ferroviari che le proprie finanzie concedano).
    E infine c’è lei, la Rassegnazione: solo dopo aver dilapidato diverse centinaia di euro in prossime fughe dalla sua quotidianità, trascorsi ormai almeno 6-7 giorni dal rientro, il terrone può chetarsi e accettare il suo destino. Tornare a infarcire i suoi ragionamenti di parole come “outfit” e “feedback”. Pagare una birra 8 euro senza batter ciglio. Cenare al fusion. Varcare la soglia di una palestra assurdamente costosa al weekend. Pianificare aperitivi con due settimane di anticipo.

    Resta il fatto che finché ci sarà una Sindrome da Rientro Terrons così acuta, significherà che casa sarà ancora casa, stracolma d’amore, irrinunciabile, proprio così, semplice com’è.
    Come il dondolo in giardino. Come il caffé di mia madre al mattino. Come nuotare con mio padre fino alla boa. Come le risate con i miei cugini. Come i panzerotti dei miei zii. Come le bombette impanate. Come fumare super-puzzone sugli scogli e vedere un milione di stelle cadenti. Come i ricci di Pea. Come i cani che abbaiano lontani. Come un’impepata di cozze al Jamaica. Come il fizzo di pesce della Discesa Vasto. Come i messaggi di Frecciagrossa per andare al mare mentre ancora dormo e le confessioni notturne su un balcone di periferia. Come le guance che fanno male dal ridere. Come una spiaggina. Come una puccia uccelletti e patatine. Come il mio giardino, le birre raffo, le micro-lattine di coca-cola, come shhh-non-fate-casino, come vedere l’alba e trascinarsi a letto e il giorno dopo ricominciare. Daccapo. Insieme.

    (Cit:Sindrome da Rientro Terrons | memoriediunavagina)

    sticazzi Morta dal ridere ma con una vena di depressione..

  7. #1687
    Little Spongy Folletta
    Donna 33 anni da Genova
    Iscrizione: 8/12/2007
    Messaggi: 14,178
    Piaciuto: 4028 volte

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    Nascondo me stesso per sfuggirti.
    Ora che infine m'hai preso,
    colpiscimi, guarda se indietreggio.
    Finisci per sempre la partita.
    Se alla fine tu vinci,
    strappami tutto quello che ho.
    Ho avuto risate e canzoni
    in capanne lungo la strada,
    in palazzi superbi -
    ora che sei entrato nella mia vita
    fammi piangere, guarda
    se sai spezzare il mio cuore.

    Tagore



  8. #1688
    Sower Eurasia
    Donna
    Iscrizione: 16/4/2012
    Messaggi: 1,810
    Piaciuto: 1497 volte

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    "Nuddu ammiscatu cu nenti", ripeteva lei quando parlavamo della nostra morte. "Mi sta bene, essere il Nenti del tuo Nuddu. Una volta polvere, mi piacerebbe se fossimo trasportati da una spirale di vento a Pedrara. Così ammiscati, il Nuddu di te e il Nenti di me cadranno come pioggia sugli oleandri che costeggiano il fiume, quelli dai tronchi attorcigliati e piegati dalle fiumare, con i grappoli di fiori che lambiscono l'acqua."
    - Il veleno dell'oleandro

  9. #1689
    Sei colori in cerca di autore Randy Mellons
    Uomo 124 anni
    Iscrizione: 6/2/2011
    Messaggi: 6,943
    Piaciuto: 5295 volte

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    Così tanti sogni, così pochi cassetti.

  10. #1690
    Matricola FdT Anemon
    Uomo 69 anni
    Iscrizione: 18/7/2014
    Messaggi: 152
    Piaciuto: 32 volte

    Predefinito

    CHI E' PIU' PAZZO? IL PAZZO O IL PAZZO CHE LO SEGUE?

    [vedi anche su "Argomenti liberi" ]

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