Cosa mi manca? Mi manca solo un pezzetto di cuore, quel pezzetto di cuore che mi è stato tolto quando non capivo e, convinta che fosse solo un gioco un po’ bizzarro, o comunque non attribuendogli la giusta importanza, sono stata usata, per anni, a scopi sessuali. Sta volta lo scrivo, sta volta lo dico. Mio fratello aveva l’età che ho io adesso, quando ha smesso. 15 anni. Quindici anni e una testa vuota,cattiva. Io ero piccola, ed erano anni che andava avanti così, ero cresciuta con la convinzione che non fosse una cosa del tutto sbagliata o comunque non avevo paura. Ora si, ora ce l’ho. Ho paura, sono stata condannata a una solitudine che durerà finché vivo, si, solitudine. Perché i ricordi di quel corpo violato resteranno sempre nella mia testa e benché io cerchi di dar loro poca importanza questo non serve, sono lì e si sono scavati la loro solitudine. *****, per sempre sarà così. Finché vivo mi porterò dietro questo? È una condanna, questa?
Direi di si.
Anche ora, anche ora che ho fatto l’Amore per la prima volta (il "sesso" per me è una cosa cattiva, che è stata tentata di impormi troppi anni fa) anche ora non sono in pace con me stessa. Non che l’Amore sia una soluzione, non che fare l’amore debba cancellare tutto, ma un po’ mi spiace. Mi ero illusa che, quando avrei capito che erano due cose ben distinte, il sesso su una bambina e l’amore, avrei finalmente trovato una via d’uscita. Macché. Macché, sono solo un’illusa. Sono solo una solitaria la cui solitudine è e resterà inviolabile. Mi manca un pezzettino di cuore, quello capace di farmi accettare lo sconforto e capace di darmi il coraggio e la fiducia in certe cose del mondo è sparito.
Bacio le mie ferite. Le rispetto. A 14 anni mi sono provocata ferite piccole ma di grande significato per me, sono ancora sul mio braccio sinistro, in bella mostra. Odio guardarle, ma le rispetto. Rispetto quello che sono stata e che sono tutt’ora. Una muta che vorrebbe gridare, una sorda che vorrebbe sentire parole d’aiuto, aggrapparsi a qualcosa.
Mi ricordo una sera, in bagno. Doveva farsi la doccia, aveva 12 anni. Io ne avevo otto. Otto anni, capisci? Otto... mi disse che se mi fossi abbassata le mutande e gli avessi lasciato fare poi mi avrebbe dato il pin del suo cellulare, per giocare a Snake. Io l’ho fatto. Me lo ricordo, quel caldo strano e schifoso. Mi ha lasciata vergine, a 12 anni sai poco come si fanno le cose, ma è un ricordo orribile comunque. Ho sopportato, mi ricordo il caldo dell’acqua della doccia che andava e riempiva la stanza di vapore. Io, bimba ingenua, sopportavo pensando a quel gioco sul cellulare. Finito quel che doveva fare mi aveva dato il pin. Ero andata subito a prendere il suo cellulare...Me lo aveva dato sbagliato. Mi sono sentita umiliata, ma in silenzio ho sopportato. lacrime calde, ancora adesso...
...Poi ce ne sono tanti altri di ricordi, nella mia testa... non so perché li scrivo qui, forse perché ormai questo sito è un po’ la mia casa da qualche anno a questa parte, e poi sto cercando qualcuno che abbia avuto un’esperienza simile alla mia, non lo auguro a nessuno ma so che sono tanti. Si nascondono come ho fatto io, ma ora vengo allo scoperto, sto esplodendo, non ce la faccio.
Ho paura che un giorno possa prendere la finestra e buttarmi, o non so cos’altro, in questi ultimi anni sto soffrendo di attacchi di panico incontrollabili nei quali non mi rendo neanche conto di quel che faccio, di dove sono... ho paura, e sono sola.
questa solitudine, la potrò mai colmare?