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Angelologia, demologia, mitologia ed esoterismo

  1. #1
    Marchese Mark Snow
    Uomo 40 anni da Estero
    Iscrizione: 25/2/2007
    Messaggi: 764
    Piaciuto: 9 volte

    Predefinito Angelologia, demologia, mitologia ed esoterismo: archivio

    AVVISO
    Questa sezione archivio è stata creata per tutti coloro che sono interessato e/o affascinati dall'esoterismo, dell'occulto e da figure storico-mitologiche (spesso distorte).
    Chiunque vuole contribuire, può inserire il proprio post, citando la fonte possibilmente

    Introduzione

    Come potete dedurre dal titolo e dalla sezione in cui è stato aperto il topic, parleremo di figure mitologico-folkloristiche e legate alle religioni, come vampiri, lupi mannari, fantasmi, demoni, diavoli, angeli e tutto ciò che riguarda il mondo soprannaturale.
    La sezione e gli argomenti che seguiranno saranno basati su storie e leggende che si perdono nella notte dei tempi fino ad arrivare ai giorni nostri.
    Partiremo da un'analisi risalente al tempi remoti, in cui l'uomo si affacciava sulla Terra, tramite l'analisi di testi sacri, scritti apocrifi, resoconti e trascrizioni risalenti all'era degli Egizi, Assiri, Greci e dei Romani, passando attraverso il periodo "oscurantista" medievale, per arrivare ai giorni nostri tramite novelle gotiche, libri, trattati, filmografia ed intrattenimento generale, storie e dicerie, che riguardano il mondo del paranormale e del sovrannaturale.

    Consiglio a chi si ritenga offeso da certi argomenti a non continuare a leggere la sezione (soprattutto nel momento in cui tratteremo un argomento che chiamerò "Caino ed Abele").

    Siete pregati di NON spammare messaggi offensivi

    Inoltre, siete pregati di NON spammare messaggi inutili (se si ha la possibilità, chiedo ai moderatori di fare un pò di pulizia da spam quando ne hanno occasione) per rendere più scorrevole la lettura a chi fosse interessato.
    Tutto ciò che segue è rintracciabile su Internet, nelle biblioteche specializzate in miti e leggende, occultismo, folklore e storia e tratto da testi religiosi.
    Grazie dell'attenzione e buon proseguimento.

    Marco Raziel A.

    Ultima modifica di Mark Snow; 7/10/2008 alle 20:06

  2. #2
    Marchese Mark Snow
    Uomo 40 anni da Estero
    Iscrizione: 25/2/2007
    Messaggi: 764
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    Predefinito Lupi mannari - Parte I

    Iniziamo il nostro viaggio partendo dai Lupi Mannari.

    Etimologia della parola "Werewolf" (Lupo mannaro)

    La parola werewolf (lupo mannaro) è una composizione del termine "wer" (uomo) in Sassone Antico e della parola "wolf" (lupo) invariate tuttora nelle lingue di origine nordica.
    "Licantropo" e "licantropia" derivano dal greco: Lykànthropos, dove "anthropos" stà per "uomo" e "lycos" che significa "lupo".
    La licantropia è anche il termine medico in ambito psichiatrico che indica la convinzione di avere la capacità di trasformarsi in un lupo, una forma di isteria che porta il paziente ad assumere gli atteggiamenti propri di un lupo, delineando l'aspetto selvaggio e più incontrollabile della "bestia" chiamata uomo.
    Inoltre, la licantropia è anche la credenza popolare che ha le proprie radici nelle leggende ed i miti secondo i quali nelle notti di luna piena alcuni esseri umani possano trasformarsi in lupi.

    Lycaon, o Licaone, nella mitologia greca era il re di Arcadia; ebbe da molte mogli 50 figli ed una figlia di nome Callisto. Secondo alcuni racconti si narra che fosse un sovrano crudele e spietati, secondo altri scritti invece era un uomo buono e magnanime esasperato dal cattivo comportamento dei figli.
    La leggenda narra che Zeus, in visita presso il regno di Arcadia, ricevette dal re Lycaon, in suo onore, il sacrificio di uno dei suoi figli. Il signore dell'Olimpo, adirato da tale atto snaturato, trasformò sia il re che i suoi figli in lupi.
    In italiano la leggenda sui licantropi prende un termine proprio: Lupi mannari o uomini lupo.
    Nei paesi latino-americani di vecchia dominazione ispanica, il licantropo viene chiamato "l'hombre lobo".
    In francese il termine utilizzato è "le loup-garou", termine rintracciabile nelle leggende della cultura Cajun della Louisiana.


    Il legame tra il vampiro ed il lupo mannaro

    In realtà nulla dovrebbe legare queste due specie, ma, secondo le leggende, il vampiro ha la capicatà di tramutarsi in lupo.
    Sia nella letteratura contemporanea e non e nella filmografia, il vampiro ha uno strettissimo rapporto con questi animali, veri "figli della notte", come li descrive lo stesso Dracula nella pellicola di Tod Browing, interpretato da Bela Lugosi.
    Il rapporto vampiro-lupo, in molte pellicole, viene mostrato esplicitamente ed enfatizzato: non soltanto il vampiro si trasforma in lupo, ma è proprio il "signore dei lupi", li comanda ed essi obbediscono diligentemente, eseguendo perfettamente i suoi voleri.
    Sempre secondo il mito, come il vampirismo, anche la licantropia è contagiosa: si trasmette con il morso, come fosse un virus portato dalla saliva, o con il sangue di chi ne è affetto.
    Entrambe queste creature sono considerate demoniache e figlie dell'inferno, partorite della magia (necromanzia in particolare).
    Come accadeva per il vampiro, anche il licantropo poteva essere il frutto di un incanto di un potente stregone, che si trasformava allo scopo di procurarsi il piacere di uccidere o di vendicarsi.
    Secondo alcune tradizioni popolari, il licantropo utilizzava però a proprio vantaggio, o dei propri cari, la sua abilità di mutare la propria forma: per avere più forza nei lavori manuali o per procurarsi selvaggina per la sopravvivenza sua e del suo nucleo familiare.
    Secondo molte leggende riportate dalle più lontane parti del mondo i vampiri che si trasformano in animali lo fanno però per sfruttarne i vantaggi: possenza fisica, agilità, capacità di mimetizzazione, vista acuta, dimensioni eccetera.
    Quindi la licantropia per un vampiro è una condizione quasi necessaria per nutrirsi.
    Sia i vampiri che i licantropi sono suscettibili all'amore come "punizione" della loro condizione, subiscono il fascino della mortalità e dell'umano ma il loro essere distrugge ogni possibilità di relazione e di poter coltivare questo sentimento; sia per il vampiro sia per il licantropo l'amore è senza speranza alcuna (e quà si intravede la radice di alcuni film e serie televisive che trattano quest'"amore impossibile" tra un mortale ed un non-morto, come il rapporto Angel-Buffy o Spike-Buffy in "Buffy: The Vampire Slayer", Angel in seguito all'amore della Cacciatrice ridiventa Angelus e da lei stessa viene distrutto, Spyke si sacrifica per chiudere la Bocca dell'Inferno che si trova sotto la scuola di Sunnydale).
    Un'altra cosa accomuna queste due categorie di mostri: l'immortalità. Per entrambi la morte è difficile da raggiunge, è la liberazione ultima dalla loro condizione.
    Per citare proprio le parole di "Anita Blake": "I mostri sono difficili da uccidere, e l'eroina dei romanzi della scrittrice Laurell K. Hamilton si riferiva proprio ai vampiri ed ai licantropi".
    Ultima modifica di Mark Snow; 7/10/2008 alle 20:57

  3. #3
    Marchese Mark Snow
    Uomo 40 anni da Estero
    Iscrizione: 25/2/2007
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    Predefinito Lupi mannari - Parte II

    Licantropia: evento documentato

    La Chiesa lotta con accanimento oltre che contro la stregoneria anche contro il vampirismo, la possessione diabolica e la licantropia.
    Quella della licantropia è una lotta che risale ai tempi più remoti in cui gli Dei si mutavano in animali, come riportato dalle grandi antiche civiltà, dall'egizia fino alla romana.
    Secondo la teologia cattolica il Diavolo si manifesta all'uomo sotto forma di animal: gufo, cervo, gatto nero, grande cane ecc. e poteva perfino spingersi a mutare una persona in una bestia per farle compiere i suoi misfatti: da qui la credenza dei lupi mannari.
    Il 6 settembre del 1603 la corte del parlamento di Bordeax pronunciò una sentenza, ricordando che esistono quattro tipi di trasformazione dell'uomo in animale: per intervento divino per evoluzione dovuta alla natura per lo slancio dell'immaginazione ed infine per stregoneria.
    Questo uomini-lupo ricadono nell'ultima categoria.

    In un rapporto del presidente Daffis si può leggere che il procuratore d'ufficio comunicò al giudice ordinario della baronia della Roche Chalais di aver veduto una bestia feroce gettarsi in pieno giorno su di una fanciulla di tredici anni, Marguerite Poirier ed aver udito la confessione del giovane servitore di Perre Combaut, il quale confessava di aver tentato di sbranare la giovane Marguerite se non fosse ch'ella s'era difesa come una furia con un bastone. Ammise anche di aver sbranato altri due/tre bambini.
    Nel 1603 questi fatti vengono resi di dominio pubblico. L'inchiesta era basata su tre testimonianze. Marguerite disse di recarsi spesso a custodire il bestiame con un ragazzo; Jean Grenier, da cui aveva sentito raccontare che poteva diventare lupo quando lo desiderava e che aveva preso e divorato alcuni cani bevendone il sangue, non trovandolo però così buono quanto quello dei bambini.
    Un giorno mentre custodiva il bestiame ella fu aggredita da una bestia che descrisse come più grossa ma più corta di un lupo, dal pelo rossastro e con la coda corta, la bastonò ed essa, fuggita poco lontano, si sedette a fissarla da seduta con odio. Era stato questo sguardo a farla fuggire, ricordava inoltre che questo animale aveva la testa più piccola di un lupo.
    Un'altra pastorella, Jeanne Gaboriaut di diciotto anni, testimoniò di una strana richiesta di Jean Grenier che intendeva sposare la ragazza più bella del paese.
    Lei gli fece delle domande e lui rispose di essere figlio di un prete che era così scuro di carnagione per il freddo e che si era bruciato. Portava una pelle di lupo rossastra che gli era stata donata da Pierre Labouraue un uomo, secondo la descrizione del ragazzo, che portava un collare con una catena in casa e che nella sua dimora vi sono persone cui brucia la pelle altre che stanno su letti ardenti ed altre che arrostisono le vittime mettendole di traverso sugli altari.
    Le disse anche che quando indossava la pelle di lupo poteva trasformarsi in belva, confessò di aver ucciso dei cani ma che apprezzava maggiornamente il gusto dei bambini.
    La trasformazione avvenivamo più facilmente il lunedì di luna piena, il venerdì ed il sabato per una sola ora al giorno al calar della sera ed al mattino. Disse anche che erano in nove, ad essere come lui, ma non volle farle i nomi.
    Queste informazioni furono poi confermate da tutti gli altri testimoni e qindi Jean Grenier fu arrestato ed interrogato.
    Confessò di essere figlio di un prete e di essersi allontanato da casa da circa tre mesi. Raccontò che aveva incontrato un altro ragazzo di nome Pierre e che erano andati insieme nella foresta e là avevano incontrato un uomo su di un cavallo nero. Lo avevano salutato con un "buongiorno" visto che stava albeggiando, l'uomo era sceso da cavallo e li aveva baciati entrambi. La sua bocca era gelida. Era poi risalito a cavallo e prima di partire fece loro prometere di passare da lui quando li avesse chiamati.
    A coloro che lo interrogavano disse di essersi recato con Pierre da quel signore circa 3/4 anni dopo e che lui li marchiò a fuoco con due ferri che teneva fra le mani. Portavano infatti un sigillo tondo sulla natica sinistra.
    Quando volevano incontrare il "signore" si recavano nella foresta, accadde tre volte circa, durante le quali il Diavolo consentì loro di toccare il suo cavallo e offrì loro del vino.
    Confesso tutto, compreso quanto detto da Marguerite.
    Confessò anche l'uccisione di una giovane, precisando di averle fatto cadere la veste, non di averla strappata, la cosa infatti era stata notata dagli investigatori. I veri lupi strappano le vesti con i denti, i lupi mannari essendo in parte uomini sanno spogliare una ragazza che vogliono divorare, senza rompere loro gli abiti.
    Quando vuole correre, si unge con un unguento datogli dal "signore" e indossa la pelle di lupo. Gli fu chiesto se il padre fosse a conoscenza di questo, egli rispose di si e che lui stesso lo aveva unto alcune volte.
    Gli fu chiesto se si fosse mai trovato davanti al "signore" con altri uomini ed egli rispose affermativamente. Ma disse di non conoscerne che due: Perre e Vincent, con i quali aveva corso alcune volte.
    Dopo la deposizione la corte decretò l'arresto del padre, che fu l'unico ad essere incarcerato.

    Si diede quindi inizio ad una nuova inchiesta per sapere se nel periodo confessato dall'accusato forsero stati effettivamente trucidati dei bambini, i padri dei bambini sbranati da lupi mannari furono quindi interrogati e messi a confronto.
    Tutte le dichiarazioni risultavano conformi per le modalità, le ferite, le parole, le descrizioni e gli aiuti prestati alle vittime.
    L'accusato, il padre ed i suoi complici furono arsi sul rogo.

    (Archivi del Parlamento di Bordeaux 1603)
    Ultima modifica di Mark Snow; 7/10/2008 alle 20:57

  4. #4
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    Predefinito

    Affascinante ma se esistessero essendo immortali sarebbero sempre di più mentre se ne parla sempre meno!!! Questo mi porta a supperre che ogni periodo storico hga i suoi misteri.. vampiri, licantropi, fantasmi, poltergaist, alieni, ufo, ecc..
    Sembra che l'uomo debba sempre avere dei misteri per vivere..

  5. #5
    Marchese Mark Snow
    Uomo 40 anni da Estero
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    Predefinito Lupi mannari - Parte III

    Spiegazione scientifica alla licantropia: teorie

    La medicina ha cercato di dare alcune spiegazioni al fenomeno così detto della licantropia.
    Una di queste teorie viene dalla psicologia, che crede di aver individuato il motivo delle sensazioni, che portano un essere umano a sentirsi una belva feroce, in una depressione maniacale.
    Alcune persone che hanno dichiarato di avere questi sintomi sono state sottoposte ad alcuni esami per rivelare le parti del cervello che entrano in funzione durante questo tipo di attacchi.
    I soggetti colpiti, infatti, evidenziano in questi mondi un'attività cerebrale esattamente nei punti del cervello che presiedono alle zone del corpo che loro sentono "cambiare": le mani le palme dei piedi ecc.
    Quindi per molti scienziati questo potrebbe essere una spiegazione che spinge molti a commettere atti violenti o incontrollabili.
    Quindi un cambiamento soltanto a livello mentale dell'individuo che si vede come una belva ma che in realtà resta se stesso, dandosi però un alibi per atti violenti.

    La licantropia dal punto di vista evoluzionistico

    Le teorie di Darwin diedero, anche se sembra incredibile, nuovo slancio alle leggende sui lupi mannari.
    La fantasia popolare era infatti ben alimentata dalle scoperte scientifiche e soprattutto dai così detti "anelli mancanti", questa esplosione di "licantropia" si ebbe in concomitanza con le esplorazioni di territori fino a quel periodo inesplorati.
    Spesso i viaggiatori non equipaggiati in modo sufficiente o adatto scomparivano oppure venivano aggrediti riportando morsicature.
    I morsi degli animali spesso hanno reazioni infiammatorie molto violente e tutto questo andava ad alimentare in modo notevole la leggenda della maledizione che mutava l'uomo in bestia.
    Fin da tempi ancora più antichi, circa nel periodo romano, si pensava che il giacere nella tana di un lupo, bere in un ruscello, ove a monte fosse passato un branco di lupi o si fossero abbeverati, avrebbero trasformato il malcapitato in lupo.
    Era quindi verosimile supporre che esistessero degli esseri umani con tratti molto più marcatamente bestiali.
    Già nell'antichità era avvenuto un fenomeno di umanizzazione dell'animale o della sua deificazione, era quindi nato un panteon di bestie-uomini, ora la cosa si volgeva al contrario era l'uomo a trasformarsi.
    L'uomo che acquistava il fascino animale, il magnetismo bestiale la forza brutale di una belva feroce.
    Nel periodo vittoriano si susseguivano fiere e baracconi che presentavano uomini o donne insolitamente irsuti che venivano presentati come uomini-lupo, donne scimmia o ragazzi cane.
    Tutto questo non soltanto terrorizzava il pubblico ma lo affascinava richiamando presso questi poveri disgraziati un pubblico di curiosi incredibile.
    La stessa cinematografia cavalca con un discreto successo le teorie di bambini o infanti allevati da animali, il primo caso che la leggenda ci riporta è quello di Romolo e Remo, ma i due fratelli laziali non rimasero a lungo soli, anche il famoso Tarzan era stato allevato e cresciuto dalle scimmie.
    Quindi nasce la teoria secondo la quale i bambini allevati e cresciuti da animali possono prenderne i poteri.
    Ultima modifica di Mark Snow; 7/10/2008 alle 21:00

  6. #6
    Marchese Mark Snow
    Uomo 40 anni da Estero
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    Predefinito Lupi mannari - Parte IV

    Re Artù ed i licantropi

    Nella cultura anglosassone le credenze relative ai licantropi non sono particolarmente diffuse o numerose, forse ciò è da ricercarsi nel fatto che i lupi si estinsero, nelle isole britaniche, molto tempo fa.
    Secondo alcuni scritti del X e del XI secolo la licantropia era l'effetto di una maledizione divina, o una maledizione lanciata da membri del clero e santi.
    Queste maledizioni avevano circa sette anni di durata, durante i quali colui che ne era stato colpito era costretto a vivere sotto spoglie di lupo.
    La leggenda anglosassone che forse è da considerarsi la più famosa, in merito ai licantropi, è quella di Arthur e Gorlagon, che risale circa al XIV secolo nella sua versione in latino, ma che, sicuramente, è di molto antecedente nella sua versione in gallese.
    Questa storia narra di come Re Artù, alla ricerca della risposta ad un quesito postogli dalla moglie, si fosse recato presso il regno di Re Gargol, il quale, sentito il dilemma che attanagliava il sovrano di Camelot lo indirizza al fratello: Re Gorlagon.
    Il re ascoltato a sua volta il dilemma di Artù e gli narra la storia di un re e di come la moglie di questi, dopo averlo tradito, si fosse servita di un arbusto dal quale il re traeva la propria forza per trasformarlo in un lupo con un incantesimo.
    Il lupo quindi all'inizio si diede alla vita selvaggia creandosi una famiglia con una lupa, quindi guidò il suo branco contro la sua ex-regina ed il suo amante per vendicarsi.
    Nello scontro perse la sua nuova ferina famiglia e fuggì.
    Trovò quindi riparo presso il re di un pase poco distante, famoso per il suo buon cuore.
    Il re non smentì se stesso accogliendo il lupo e trattandolo degnamente.
    Durante un viaggio del re, il lupo venne lasciato solo nel castello con la regina che lo detestava e non si occupava di lui, troppo presa da suo amante; il lupo sconvolto dal proprio ricordo personale, aggredì l'amante della donna.
    Quando il re tornò, la regina imbastì menzogne sul comportamento del lupo e lo accusò di aver sbranato il loro figlioletto.
    Il lupo però, ebbe il beneficio del dubbio da parte del re e lo condusse ad una cantina dove la perfida regina aveva imprigionato il suo stesso figlio.
    Per premiare il lupo, il re lo invitò a condurlo alla sua casa ed il lupo portò il re ed il suo esercito nel suo vecchio regno.
    Qui il re ruppe la maledizione facendo ritornare uomo il re-lupo.
    Fu lo stesso re Gorlagon a raccontare la sua triste e incredibile storia ad Artù... l'altro re tanto buono di cuore era suo fratello Gargol.


    Un licantropo conterraneo

    omettiamo nome del paese e nomi dei protagonisti

    Nel paese vi era un lupo mannaro. Egli sembrava un uomo normale. All'apparenza era come tutti gli altri ma di notte, quando c'era la luna piena, i peli delle braccia e delle gambe crescevano e si ispessivano ed i suoi denti canini si allungavano. Di notte andava a buttarsi nella grande vasca della fontana del paese, in cui quattro grandi mascheroni versavano acqua di giorno e di notte, ininterrottamente. Là, nell'acqua, agitava convulsamente le braccia e le gambe ed emetteva grida orripilanti.
    Qualcuno - forse la moglie - scoprì queste trasformazioni di cui era vittima e si preparò di nascosto ad entrare in azione. Attese con pazienza un'altra fase parossistica della crisi e quando essa si manifestò, gli si avvicinò reggendo una lunga canna con un ago fissato sulla punta. Allungò il braccio sostenendo la canna e riuscì a pungere il licantropo.
    Dal piccolo foro praticato sul suo corpo, fuoriuscì una goccia di sangue - il sangue infetto - e l'uomo, da allora in poi, smise di essere vittima di tali orrende trasformazioni. Non fu più affetto da licantropia e visse tranquillamente nel paesino fino alla sua morte avvenuta per cause naturali.

    Questa storia (di cui vengono omessi i dati geografici ed anagrafici per la privacy e la pace del paesino e dei discendenti del presunto "licantropo") viene raccontata dagli anziani di questo paesino i quali sono pronti a giurare che il caso di licantropia sopra riportato, sia del tutto autentico. Tale episodio è da collocarsi, cronologicamente, tra la prima e la seconda guerra mondiale.
    Ultima modifica di Mark Snow; 7/10/2008 alle 21:03

  7. #7
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    Predefinito Lupo mannari - Parte V

    Il mito della licantropia nella Roma Imperiale

    Le prime trasformazioni da essere umano ad animale erano riservate agli Dei o alla magia; è soltanto nel periodo romano che il mito del licantropo assume quella connotazione che ha mantenuto poi fino ai giorni nostri.
    Secondo i romani il termine che identificava gli umani che si trasformavano in licantropi era: versipellis.
    Questo termine indicava il fatto che il licantropo avesse sempre il pelo ma che questo crescesse verso l'interno del corpo e fosse visibile soltanto nelle notti di luna piena quando ricopriva come un manto tutto il corpo.
    La prima testimonianza di un caso di licantropia ci è descritto da Petronio nel "Satyricon".
    Qui si narra di un soldato che durante una notte, ben prima del canto del gallo, in un cimitero, sotto gli occhi sconvolti di colui che poi narrò tale vicenda, tale Nicerote, il suddetto soldato si trasformò in lupo.
    Dopo la trasformazione il mannaro si avventò su di un gregge di pecore e bevve il sangue di tutte le bestie, prima di darsi alla fuga ferito al collo dal pastore.
    La mattina successiva Nicerote reincontra il soldato nuovamente con il suo aspetto umano ma con una ferita sul collo, proprio dove il pastore aveva detto di aver ferito il lupo.
    La cosa curiosa di questo racconto è quella degli abiti del soldato: egli si era spogliato prima della trasformazione e quando Nicerote aveva cercato di prenderli si era accorto che essi si erano pietrificati.
    Quando poi la mattina si era recato sul luogo dove aveva assistito alla trasformazione gli abiti erano scomparsi e sul posto restavano soltanto alcune macchie di sangue.
    In questo racconto si iniziano a delineare quelli che sono gli "standard" della leggenda dei licantropi: trasformazione durante la luna piena, luogo cimiteriale od in generale un luogo sacro destinato alla sepoltura, bisogno irrefrenabile di cacciare ma non per vera e propria fame (il lupo infatti non aveva sbranato le proprie prede ma soltanto bevuto il loro sangue), non vi è intervento divino nella trasformazione, ne intervento magico, ne l'uso di unguenti o pozioni.
    Possiamo quindi ragionevolmente "datare" (con fonte pressochè attendibile) l'inizio di quello che ancora oggi è considerato il mito del licantropo nella sua forma attuale proprio da questo racconto di Petronio.


    Il Mannaro come ingrediente

    Anche il lupo mannaro era fra gli elementi indicati in alcune pozioni magiche dell'antichità.
    Ecco un passaggio della preparazione di una pozione che secondo la leggenda fu preparata dalla strega Medea:

    "Là essa cuoce radici tagliate nella vallata dell'Emonia, aggiunge brina raccolta in una notte di plenilunio ed ali immonde, con tanto di polpa di barbagianni, ad interiora di lupo mannaro il cui muso di bestia suole mutarsi in faccia di uomo."

    Quindi, già all'epoca dei greci, era diffusa la credenza che esistesse la possibilità per alcuni uomini di effettuare o subire la trasformazione in esseri mannari.
    Che si supponesse che un ingrediente proveniente da un mannaro potesse arricchire, attivare, favorire la riuscita di una pozione magica non è del tutto assurdo, visto che la stessa esistenza di una bestia mannara ha un qualcosa di magico.
    Ultima modifica di Mark Snow; 7/10/2008 alle 21:05

  8. #8
    Marchese Mark Snow
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    Predefinito Vampiri - Parte I

    Il Vampiro

    Passiamo, almeno per il momento, ad inquadrare il "Vampiro".
    Figure pluricentenarie che si aggirano nei cimiteri durante le notti fredde e nebbiose, in cerca di vittime per placare la loro sete di sangue. Lunghi canini affilati come rasoi, sguardo ammaliante, bell'aspetto e dodati di grande forza fisica, velocità ed agilità.Bene, SCORDATEVI TUTTO CIO'... o quasi... come potrete apprendere fra qualche post, i vampiri, a secondo delle loro tipologie, credenze/superstizioni culturali e folkloristiche, sono attivi 24 su 24, sette giorni su sette.


    Significato ed origini della parola "vampiro"

    Con il termine "vampiro" si identifica lo spirito di una persona defunta o del suo cadavere, una creatura-simbolo delle forze del male che si agitano in una specie di vita quando "la luce del Sole è morta".
    L'origine del Vampiro è antichissima e con diverse varianti, si perde nella notte dei tempi ed ha un notevole ruolo nella cultura di quasi ogni popolo.
    Certi metodi osservati nelle necropoli preistoriche, in cui grosse pietre sono piantate sul corpo dei morti per impedirgli di tornare dall'aldilà, fa presupporre la credenza nel Vampiro.

    Il più antico testo si legge in una tavoletta babilonese conservata al British Museum: una formula magica che serve a proteggere dai Demoni Notturni succhiatori di sangue,che erano gli Etimmè.

    Gli antichi ebrei temevano l'Aluka (letteralmente "succhiatore di sangue"), un essere che assaliva i viandanti nel deserto.

    La stessa Lilith, demone assiro diventato nella tradizione ebrea la prima e malvagia moglie di Adamo, demone del genere "Succubus", la variante femminile del genere "Incubus": golosa del seme umano, entra di notte letto degli uomini e li prosciuga di ogni forza.

    Da Lilith, le Lilin: queste succhiano il sangue dei bambini e se un bambino ride durante il sonno vuol dire che sta giocando con Lilith, per salvarlo occorre dire (possibilmente in ebraico) "Adamo, Eva, fuori Lilith!".



    Etimologia della parola "vampiro"

    Secondo la versione più accreditata il termine Vampiro deriva da un manoscritto russo del 1047 circa in cui compariva la parola Upir.
    Per l'esattezza il termine usato da un principe di Novgorodian era "Upir Lichyj" che è stato tradotto in: vampiro malvagio.
    Da qui è stato coniato il termine Vampiro, che identificava una creatura spietata che si nutriva con il sangue, l'anima o la carne, delle sue vittime.
    Ancora oggi i termini con i quali sono indicati i vari tipi di vampiri in quelle zone sono assai affini fra loro ed alla parola d'origine Upir (anche se le caratteristiche vampiriche sono differenti, alcune bizzarre):

    UPIER
    Vampiro polacco che straordinariamente si sveglia a mezzogiorno e torna a riposare a mezzanotte. Si crede abbia una lingua pungente e beva gran quantità di sangue. Il suo desiderio di sangue è molto superiore a quello degli altri vampiri e si dice che vi dorma persino immerso.

    UPIERCZI
    Questi vampiri sono originari della Polonia e della Russia e sono anche chiamati Viesczy. Hanno un pungiglione sotto la lingua al posto delle zanne. Sono attivi da mezzogiorno a mezzanotte e possono essere distrutti solo dal fuoco. Una volta bruciati, il corpo esplode dando origine a centinaia di piccoli, disgustosi animali (vermi, ratti, etc...). Se qualcuna di queste creature fugge, allora fuggirà anche l'Upierczi e tornerà per cercare vendetta.

    UPIR
    Vampiro trovato in Ucraina, noto per la sua smisurata fame di pesce.

    UPYR
    Un vampiro russo considerato estremamente dissoluto. Inizia attaccando i bambini per poi continuare con i genitori. Ha un bell'aspetto umano perchè, come gli Upir e gli Upier, si leva durante il giorno e riposa la notte.


    Il vampiro nel tempo

    Il "vampiro" è sempre esistito in ogni cultura ed la sua origine proviene dalla di un'entità non incarnata, identificata con la paura per l'invisibile e per una minaccia potenziale per lo sconosciuto e per l'informe. Egli stesso era rappresentato come polimorfo ed è stato spesso confuso con il goule o i licantropi.
    Denominatore comune è la sua presenza in tutte le culture: dalla più primitiva alla più moderna; in ogni modo, egli è raffigurato come il "Ladro di Vite".
    Comunque sia, oggi il vampiro non ha più queste qualità.
    Egli è stato "declassato", se così possiamo dire, a "morto vivente" che sorge dalla sua bara per succhiare il sangue dei viventi, un "Conte Dracula cinematografico universalizzato".
    Ma che cos'è accaduto in realtà a questa figura le cui origini si perdono nella notte dei tempi?
    Sembrerebbe che, all'unisono, tutti i "bevitori di sangue" si siano riuniti ed identificati in un unico viso della loro razza. Cosa ha causato tale trasformazione?
    Le prime tracce di tale metamorfosi risalgono al periodo greco: la Grecia ci ha lasciato le sue prime leggende scritte sui bevitori di vita e di sangue, così come l'impero romano e prima di loro gli assiri, gli egiziani, i galli ed altri popoli che affidavano alla tradizione orale i propri miti e radici culturali.
    Ovunque spiriti dei e demoni hanno fatto parte dell'umana quotidianità, ciò nonostante il vampiro non si confonde nell'antichità con altre forze sconosciute con le quali l'uomo si è confrontato.
    Il vampiro è stato identificato quasi sempre con l'angosciante paura che ti può assalire in qualsiasi momento dal buio, dall'ombra, ma per rintracciare le tracce nella storia si deve far riferimento ai sacrifici sanguinosi dedicati a creature soprannaturali, per placare la loro collera o la loro sete di sangue, che possiamo identificare come sfuggite alla morte (da quì la definizione "non-morto") ed ai racconti che hanno contribuito a filtrarne l'esistenza attraverso il mito e la superstizione.
    Ma ciò che il vampiro è in grado di fare è già contenuto in quell'atavica paura: lo si teme e si elaborano sin dall'inizio riti funerari destinati a placare la morte per impedirne il ritorno. A tal proposito sono molteplici i rituali e le offerte agli dei sanguinari in tutta l'antichità, basti pensare ai riti sacrificali perpetrati in nome di Lilith o di Baal nella cultura assiro/babilonese.

    Fonti:
    "Licantropi e vampiri" di Roland Villeneuve;
    "Sang pour sang, il risveglio dei vampiri" di Jean Marigny;
    "La carne e il sangue" di R. Nolane e E. Campos;
    "B.A.BA des vampires" di J-P Ronecker;
    "La Sorcière" di Michelet
    Ultima modifica di Mark Snow; 11/10/2008 alle 23:51

  9. #9
    Marchese Mark Snow
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    Predefinito Vampiri - Parte II

    Il Conte Dracula

    Prima di iniziare una breve dissertazione su chi in realtà fosse il fantomatico antieroe del libro di Stoker; è d'obbligo una precisazione sul soprannome stesso con cui è conosciuto tale personaggio, onde evitare di cadere in un diffusissimo errore: il nome, o meglio, il soprannome esatto del nostro Principe della Valacchia non è, come molti credono Dracula, bensì Draculea.
    L'etimo del nome è evidente per un rumeno, tuttavia lo è un pò meno per chi è abituato ai romanzi sui vampiri, quindi si impone un breve chiarimento.
    Come molti sapranno, il soprannome Draculea, gioca sull'ambiguità di significato del sostantivo Drac (Dragone o Diavolo), mentre -ul non è altro che un articolo determinativo (il); infine, -ea significa " figlio di ", in quanto il soprannome della sua casata gli derivava dal padre.

    L'otto febbraio 1431 un gruppo di nobili Valacchi si riunì a Norimberga, la città delle diete imperiali, per prendere parte ad un importante evento storico: l'imperatore Sigismundo di Lussemburgo, concesse il governo della Valacchia a Vlad II, il quale viveva alla sua corte già da otto anni. Quello stesso giorno l'imperatore diede al suo protetto una collana e un medaglione dorato con inciso un drago; era il simbolo dei cavalieri dell'Ordine del Drago.
    Il medaglione era un simbolo della vittoria di Cristo sulle forze del male; questo non doveva mai essere tolto se non dopo la morte e successivamente doveva essere sistemato nella bara assieme al cadavere (solo che nè il corpo, nè la bara di Vlad II sono mai stati trovati!).
    Quest'ordine fu fondato dall'imperatore del Sacro Romano Impero nel 1387 e, come molti altri ordini religiosi di cavalieri, i suoi componenti giurarono di proteggere il monarca teutonico Sigismundo di Lussemburgo e la sua famiglia, di difendere l'impero, di diffondere il cattolicesimo, di proteggere i bambini e le vedove e di combattere l'invasore turco. Aspettando l'incoronazione, Vlad II e la sua famiglia si trasferirono a Sighisoara, in Transilvania; qui Vlad fece costruire una zecca.
    Per le prime due emissioni, egli usò il suo emblema, il drago, perciò il popolo rumeno lo soprannominò Dracul. Questo soprannome diventò un vero e proprio nome per i suoi discendenti.
    Vlad III ( N.B. il Dracula conosciuto) nacque nel dicembre del 1431. Egli fu addestrato per diventare un cavaliere dell'Ordine del Drago. Fu così che apprese le discipline del nuoto e dell'equitazione, apprendendo anche la scienza e la politica, i cui princìpi dell'epoca erano essenzialmente di ispirazione macchiavellica. Questa corrente di pensiero ebbe un forte influsso sulla personalità del giovane principe.
    Una delle descrizioni migliori di Vlad III, soggiace nelle pagine scritte dal suo contemporaneo Papa Pio II, il quale si meraviglia del tirannismo di quest'uomo che visse nel tempo più ambiguo del rinascimento.
    Gli storici ottomani, lo soprannominarono Vlad "Tapes" ovvero Vlad "l'Impalatore" (in rumeno "teapa" = palo), poichè egli era solito impalare le sue vittime e bollire le loro teste in una pentola mentre gustava il suo cibo. Dopo la morte del padre, Vlad III fu fatto prigioniero dai turchi e successivamente servì come ufficiale nell'esercito Ottomano, imparando alcune tecniche di tortura di cui come sappiamo si servì abbondantemente.
    Fuggì e si rifugiò presso lo zio, un nobile rumeno, di cui sposerò la figlia. Il 22 agosto 1456, a soli 25 anni, dopo svariati tentativi, riuscì a salire al trono della Valacchia. L'inizio del suo regno fu caratterizzato dal passaggio di una cometa sull'Europa, che per molti fu di cattivo presagio, ma per Vlad fu di buon auspicio; infatti fece incidere la cometa su una faccia delle sue monete e sull'altra l'aquila valacca. In seguito, fu arrestato da suo cognato a causa di un traditore e passò più di 10 anni in carcere a Visegard, vicino Buda.
    Tornò al trono nel 1476, grazie al principe di Moldavia. Riprese la sua lotta contro gli ottomani, ma verso la fine dello stesso anno venne assassinato a Snagon da Laiota Basarab, il quale gli successe al trono.
    Ultima modifica di Mark Snow; 11/10/2008 alle 23:52

  10. #10
    Marchese Mark Snow
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    Predefinito Vampiri - Parte III

    "Dissertazione sopra le apparizioni, de' Spiriti e sopra i Vampiri o i Redivivi d'Ungheria"

    Grandi scrittori, poeti, letterati hanno cantato, nelle loro opere, della vita, dell'amore, della morte; hanno scritto di spiriti, di angeli e delle forze del male, in riguardo alle ultime, una figura enigmatica, che ha spiccato e spicca anche nei grandi film d'autore, stiamo parlando del corpo senz'anima che cammina sulla terra, dell'angelo del male, del succhiasangue... del vampiro.
    Molti si chiedono se furono e se esistono ancor oggi, ma ahimè, il quesito rimane avvolto nel suo mistero. Anche anime di chiesa si sono interrogate su queste figure, possiamo ricordare l'Abate Agostino Calmet, che tenendo fede alla propria condizione religiosa e, quindi, su una forte base di scetticismo, ha scritto un vero e proprio trattato sui fatti, accaduti nel suo tempo di fenomeni di Vampirismo; il testo da Egli composto ha per titolo: "Dissertazione sopra le apparizioni de' Spiriti e sopra i Vampiri o i Redivivi d'Ungheria, di Moravia".

    "Nequam hominis cadaver post mortem Damone agente discurrere!"

    "... Sono uomini morti da gran tempo, ora più ed ora meno, i quali escono dalle lor sepolture, e vengono a travagliare i viventi, loro succhiano il sangue, loro appariscono, fan fracasso alle porte, e per le case, e in fine loro cagionano tal volta la morte ... a costoro danno il nome di Vampiri o di Oupiri..."

    Uomini che, accertata la morte, a distanza di giorni, mesi o di anni, mantengono intatto il loro corpo nei sepolcri, il sangue fluido, esseri che ritornano alla vita come se non l'avessero mai lasciata; ma la resurrezione, come abbiamo appreso dalle Sacre Scritture (Vecchio Testamento), non era un'opera riservata esclusivamente al potere divino di Dio?
    Allora chi sono? Sono esseri posseduti da angeli o dal demonio stesso?

    "... Se non sono risuscitati da per se, sono essi usciti dà lor sepolcri, per virtù di Dio? Qual prova si può vacare che Iddio n'abbia avuto parte? Qual'è l'oggetto di queste resurrezioni? Forse manifestare l'opera di Dio in questi vampiri? Ma qual gloria ne riceve la Divinità?..."

    I primi risurgenti trattati furono chiamati, dopo la loro morte, da persone vive, per chiedere loro aiuto: come l'abate Ericle che resuscitò un uomo per testimoniare in favore di un religioso, accusato di averlo assassinato; oppure essi, talvolta, ritornano per amore: Filinnio, una giovane di Trallo, in Asia, dopo morta continuò ad incontrare ed a giacere con il suo amante, finchè una sera, scoperta dalla sua balia, si trovò al cospetto dei suoi genitori:

    "... o padre, o madre, perchè invidiare la mia felicità e impedirmi di stare ancora tre giorni ... senza far male ad alcuno? Io non son qui venuta senza la permissione degli Dei, cioè del Demonio, non potendosi attribuire si fatta cosa nè a Dio, nè a uno Spirito Buono; la vostra curiosità vi costerà cara, e in quell'istante ella cadde morta, e distesa fredda sul letto..."

    Altri episodi, narra l'autore, accaduti in alcuni cantoni ungheresi, sono stati esaminati sia da Ufficiali Imperiali che da Governatori. In relazione a quanto sopra, Calmet parla del villaggio di Kisilova, dove un uomo, morto all'età di 72 anni, dopo tre giorni, dalla sua sepoltura, apparì a suo figlio chiedendogli del cibo. In seguito l'accaduto si ripetè, ed alcuni giorni dopo il figlio fu trovato morto, e con lui anche alcune persone del paese morirono in circostanze ignote.
    Gli ufficiali vollero verificare personalmente i fatti, attribuendo la causa di tali decessi all'opera di un vampiro, e decidendo, quindi, di disseppellire il corpo del vecchio.

    "Lo trovarono cogli occhi aperti, con un colorito vermiglio, col respiro naturale, ma immobile come un morto, donde conchiusero ch'egli era un solenne vampiro. Il carnefice gli ficcò un palo nel cuore e abbruciò il cadavere, nè in corpi del filiuolo e de li altri non si trovò segno alcuno di vampirismo..."

    In un altro paese chiamato in latino Oppida Heidorum, detto comunemente Teiffe, si verificò un'altra storia: Arnaldo Polo, raccontò varie volte ai suoi compaesani che in passato era stato molestato da un vampiro, e disse di essere riuscito a guarire mangiando la terra del demone, ma questo metodo, evidentemente, non fu sufficiente, perchè dopo la sua dipartita divenne egli stesso un vampiro, regalando la morte ad alcune persone del paese.
    Le autorità decisero di disseppellire il corpo, e come logico, trovarono tutti i segni convenzionali del Vampiro, ed agirono come di consuetudine.
    Calmet nel suo trattato cerca in tutti i modi di non schierarsi nè da una parte nè dall'altra, a parer mio, per due fattori; il primo perchè, naturalmente, non vuole offendere i canoni religiosi a cui ha prestato giuramento; il secondo perchè, in fondo, anche Lui attribuisce questi fenomeni inspiegabili ad una creatura che è lontana da Dio. Egli sostiene che quelle persone che hanno ricevuto, a detta loro, la visita di un Vampiro sono morte più per suggestionee e paura che a causa del vero e proprio atto vampirico.

    "L'esperienza c'insegna darsi certi terreni atti a conservare i corpi nella sua natural morbidezza, di che sono state tante volte spiegate le cause ... quanto al crescere dell'unghie, de' capegli, della barba, ella è cosa comune in molti cadaveri ... il sangue fluido colante dai canali del corpo ha un'apparenza di maggiore difficoltà; ma se ne possono addurre ragioni fisiche. Potrebbe avvenir facilmente, che venendo il calore del Sole a riscaldar le parti nitrofe, e fulfuree, che abbondan nei terreni atti a conservare i corpi, queste parti incorporate nei cadaveri sotterrati di fresco si fermentino, onde vengano a sciogliere il sangue coagulato, lo rendano liquido, e atto a colare a poco a poco dai canali ...".

    Calmet come i più grandi studiosi, ha cercato fonti di informazione prima di procedere alla stesura del suo libro. Uomini illustri hanno inviato epistole ricche di episodi su atti di vampirismo, in una di queste, si racconta di un caporale militante nel quartiere di Bannato di Tennesvvar, tra i Valachi, il quale con un metodo particolare e fin là sconosciuto, riuscì a scovare Vampiri nel loro giaciglio:

    " ... si trova un giovane, che si possa credere ancora vergine: si fa montare a bidosso su un cavallo intiero, che non siasi mai accoppiato, e di pelo tutto nero, si fa passeggiare nel cimitero, e si fa passare sopra tutte le sepolture, quella su cui l'animale resiste di passare, con tutto che replicatamente sforzato, si giudica contenere un Vampiro, si apre, e vi si trova un cadavere tanto carnuto, e bello, come fosse un uomo in tranquillo dolcissimo sonno, si rompe con una zappa il collo al cadavere, e n'esce in copia il sangue vivo, e vermiglio si giudicherebbe che fosse l'uomo dè più sani, e dè più vivi, che si scannano.
    Si ricopre di nuovo la sepoltura, sicuri che la malattia cessa, e che tutti quelli che n'erano infetti, ricuperano a poco a poco le forze, come persone estenuate da una lunga malattia ...".

    Nell'antichità sono presenti episodi che hanno una rassomiglianza con ciò che si racconta sui Vampiri, ma che in realtà essi non sono.
    Si racconta di Lamie, Stregoni, Streghe (dall'ebreo Lilith), che succhiano il sangue dei viventi fino a farli morire, si parla delle Maliarde, che facevano incantesimi e malefici sui bambini privandoli della vita.
    Troviamo questi termini anche nelle Sacre Scritture dove:

    "... Isaja descrivendo lo stato, cui doveva esser ridotta Babilonia dopo la sua rovina, dice ch'ella diverrà la Stanza dè Satiri, delle Lamie, e delle Streghe ...".

    Gli antichi pagani Greci e Romani attribuivano alla magia ed al Demonio il potere di far morire gli uomini; secondo Orazio e Virgilio, i maghi, che evocano le ombre per far avverare le cose, dispongono di statue di cera:

    "An què mover ceras imagines Ut ipfe nofti curiofus, e polo Deripere Lunam."

    Un esempio è la storia del Re di Scozia il quale si ammalò, e piano piano venne privato delle sue forze, da un male che neanche i medici riuscirono a porvi rimedio. Si sparse nel paese l'opinione che fosse opera di un maleficio, e quando furono inviate le truppe a Forres, piccola città della Scozia Settentrionale, dove si credeva risiedere la casa delle Streghe, sorpresero una di esse mentre compiva un atto:

    "... bagnava la figura di cera del Re Duffo messa in un vaso di legno dinanzi un gran fuoco, e sopra vi recitava certe parole magiche, assicurando, che il Re perderebbe le forze a misura, che la figura andasse liquefacendosi, e finalmente morrebbe, quando fosse intieramente disfatta l'immagine... furono immantinemente arrestate quelle Streghe, e abbruciate. Il Re cominciò star meglio, e in pochi giorni ricuperò totalmente la sanità ...".

    Riscontriamo, quindi, in vari Paesi, Nazioni ed Ere storiche il personaggio del Vampiro:

    "... ma ve n'è un'altra spezie non meno mirabile, e sono gli scomunicati, ch'escono di Chiesa, e dalle loro sepolture col proprio corpo, e non vi rientrano se non dopo terminato il Sacrifizio ...".

    In relazione a quanto sopra, sono qui a raccontarvi di due religiose che vennero scomunicate da S. Benedetto; dopo la loro morte, furono viste uscire dalla Chiesa. Il fatto fu raccontato a S. Benedetto ,il quale inviò un'obblazione, ovvero un pane, perchè venisse offerto alle religiose come segno di riconciliazione, ed esse, dopo quest'atto non uscirono più dalle loro tombe.
    Opinione comune, in quel tempo, era che i corpi degli scomunicati rimanessero intatti nelle sepolture e, restando in tema, l'autore ci narra di S. Liberzio Arcivescovo di Brema, il quale scomunicò alcuni uomini, tra questi, uno, sepolto in Norvegia, che dopo 70 anni fu trovato con il corpo integro, e solo dopo l'assoluzione si ridusse in cenere.
    Siamo ora giunti all'ultima parte del libro, non meno importante della prima, infatti l'argomento tratta di persone sepolte ancora vive, di defunti che ritornano con nozioni dell'aldilà, temi attualissimi ancor'oggi.
    In riguardo ai nostri Vampiri, essi ritornano dalla morte, ma non danno notizie ai familiari:

    "... anzi al contrario li trattano da nemici, li tormentano, loro tolgon la vita, succhiano il sangue e li rendono infermi a morte ... se son persone, che abbian ancora da espiare qualche colpa nel Purgatorio ed abbian bisogno delle orazioni dè vivi, perchè non ispiegare il proprio stato e non implorare l'altrui soccorso? Se poi sono riprovati e dannati, a che vengono sulla Terra? Puossi mai credere, che Iddio permetta loro di venire in tal guisa senza ragione, senza necessità a dar molestia alle loro famiglie e distruggerle?
    Se costoro, che ritornano al mondo, realmente son morti, in qualunque stato sieno nell'altro mondo, rappresentano un assai cattivo personaggio, e peggio ancor lo sostengono ...".

    In ultima analisi deduciamo che i Vampiri sono Forze governate dal Maligno che li conduce e li fa operare; in conclusione vorrei chiudere con una citazione di Calmet:

    "Io non vedo in tutto questo se non tenebre e difficoltà, le quali lascio da risolvere a chi ha più abilità e più coraggio di me ...".
    Ultima modifica di Mark Snow; 11/10/2008 alle 23:53

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