No, non sto scherzando.
I medici sanno benissimo che chi moriva in croce moriva soffocato.
E' per questo che ci stavano tante ore (a volte anche un paio di giorni) in croce. WQuando i soldati romani (che dovevano fare la guardia al condannato) si stufavano di aspettare la m orte, facevano il "crigifragium", cioè spaccavano le ossa delle gambe al condannato e questo moriva soffocato, perchè non riusciva più a rialzarse il diaframma per respirare (te l'ho detto in sintesi ma se nons ono stata chiara lo spiego meglio)
Perr quanto riguarda Gesù i medici e gli storici sono sempre stati incuriositi dal fatto che a Gesù non hanno fatto il crugifragium a causa della morte velocissima.
E' anche per questo che glihanno tirato una lancia: sembrava impossibile che fosse morto in sole tre ore.
Allora i medici hanno fatto vaie ipotesi di morte, partendo dal brano del
angelo inc ui si racconta di unultimo grido fatto da Gesù.
Si è così ipotizzato la morte per emopericardio, ovvero la rottura del cuore, tesi difesa da coloro che giustificano così l'acutissimo grido di Gesù "Imma": "Mamma".
Mi spiego meglio, usando anche alcuni studi fatti sulla sindone e collegandolo con il vangelo.
E qui non c'entra niente l'essere credente o ateo.
L’Uomo della Sindone potrebbe essere morto per rottura del cuore in seguito ad infarto seguito da emopericardio (cospicua raccolta di sangue nel sacco che avvolge il cuore). È un’ipotesi che risponde ad ogni quesito, sia sindonico sia evangelico, ed è sostenuta da diversi medici, fra i quali Ugo Wedenissow, docente all’Università di Milano.
Già nel 1848 William Stroud, medico inglese presidente della Royal Medical Society di Edimburgo, indipendentemente dai riscontri sindonici, aveva prospettato l’ipotesi della morte di Gesù per emopericardio.
Com’è noto, il cuore è circondato da una sottile membrana, chiamata pericardio, composta da due foglietti che delimitano tra loro una cavità sottilissima, chiusa a sacco. Per eventi patologici si può avere versamento; la cavità si riempie d’abbondante liquido ematico (fino ad un massimo di circa due litri) producendo l’emopericardio. Come per l’emotorace, anche in questo caso il sangue coagula in minima parte, e avviene lo stesso processo di separazione. La lacerazione della parete toracica provocherà la fuoruscita di “sangue e acqua” con maggior violenza che nel caso dell’emotorace, perché il sangue raccolto nel sacco pericardico si trova sotto forte pressione.
La violenta dilatazione del foglietto del pericardio provoca un lacerante dolore retrosternale, cuii corrisponde sempre un grido, emesso il quale l’individuo spira immediatamente. Questa rapida morte, avvenuta in piena lucidità, nel corso di un violento sforzo fisico e in stato di grave affaticamento, di norma provoca quell’immediata rigidità cadaverica che gli anatomo-patologi chiamano “rigidità statuaria”; così si piega facilmente l’atteggiamento del corpo che s’osserva sulla Sindone.
Nei pazienti deceduti per emopericardio si può riscontrare una sorprendente analogia anatomo-patologica con quanto osservato sul telo sindonico. Inoltre così si spiega anche il forte grido e la morte immediata, oltre che l’uscita pronta ed abbondante di “sangue e acqua” dal costato e la macchia di sangue e siero localizzata sulla Sindone all’altezza della ferita del costato.
Perché il processo infartuate compia tutto il suo corso devono passare almeno quarantasei ore; ciò farebbe coincidere l’inizio di esso con l’agonia del Getsemani, tanto violenta che il Vangelo parla di “sudore di sangue” (Lc 22,44).
Il post è lungo ma di fronte a chi ride, bisogna essere precisi!