Tema:
Gocce di memoria.
Quando finisce un anno tutti sono felici perché credono che il successivo sarà diverso, chiuderà la porta in faccia al dolore ed aprirà le finestre alla gioia, alla serenità, forse anche alla ricchezza. Invece non è mai così. E’ raro che anche solo un giorno trascorra in piena allegria: basta una lettera attesa non arrivata, la rottura di un bicchiere, una nuvola di pioggia per amareggiare la quiete di una giornata qualsiasi.
Alberoni scrisse: “La felicità è sempre e soltanto un istante. La felicità non è una cosa che dura. Non è un tempo, è un istante o una serie di istanti. Un punto di contatto con qualche cosa di straordinario”.
Quel giorno sembrava che la tempesta non dovesse fermarsi mai: lampi, tuoni, bagliori nel cielo percorso da nuvole impazzite sotto la sferza del vento. La pioggia cadeva con la violenza della grandine, bucava le foglie, allagava i piccoli nidi degli uccelli, schiacciava i primi fiori spuntati nei prati e nei giardini.
Buio, fracasso, ombre livide sembravano avere disperso per sempre i raggi del sole, invece, d’un tratto, ecco scendere dal cielo un grande, improvviso silenzio. Ecco spalancarsi come per sbaglio uno strappo sulla nube più densa, ecco sfuggire da quel foro un lungo raggio che ha disperso la paura, ha acquietato il vento, ha permesso agli usignoli di cantare ancora.
Tutto sembrava tirato a lucido, ora le foglie spezzate giacciono come un verde tappeto ai piedi degli alberi, le altre si risollevano e offrono la loro rinnovata veste verde alla luce mentre i fiori alzano al cielo le loro splendide corolle piene di gocce che brillano come piccoli diamanti.
Il temporale è passato: un archetto di arcobaleno si stende nel cielo che si sta liberando dall’ultima ragnatela di nuvole. Il sole trionfava di nuovo in quell’azzurro.
Nella vita dell’uomo accade lo stesso. Il dolore si abbatte sugli individui più deboli, indifesi, come il temporale sulla terra muta e spaventata.
Quell’uomo è oppresso, sembra crollare da un momento all’altro proprio come gli alberi, come le foglie, come i fiori.
Il destino calca un po’ troppo la mano così come un temporale si trasforma in cataclisma, a volte il dolore schianta come il fulmine che abbatte la quercia secolare; nascite e morti si alternano.
Ma anche nel cielo nero della vita si strappa d’un tratto la nuvola che sembrava più greve, la più impenetrabile e da essa scaturisce ancora il primo raggio, la radice del nuovo arcobaleno.
C’è pace dopo la tempesta, c’è serenità dopo il dolore. Sempre.
Quell’uomo sapeva di non essere perfetto, ma a lui non importava più di tanto.
<<Nemmeno la luna è perfetta>> diceva Bob Marley.
<<E' piena di crateri! E il mare? Nemmeno lui! Troppo salato. E il cielo? Sempre così, infinito. Le cose belle non sono perfette … sono speciali>>.
__________________
Click! Il piccolo schermo si tinse magicamente di nero. Per un attimo pensai di non essere riuscito a catturare nulla, invece riuscii a scorgere in lontananza il volto dell'uomo.Era felice in quell’attimo, ed era questo ciò che gli importava.
-Urla strazianti-
Apro piano gli occhi. Il sole filtra tra le foglie blu, nessun cinguettio disturba il suono del vento che muove le foglie, quasi come fossero tante campanelle.
Mi alzo, mi guardo intorno. Ho solo un pensiero in mente: "Che diamine ci faccio qui?".
Più avanti scorgo un fiume, sempre più perplesso mi avvicino verso di esso, forse una rinfrescata al volto mi sarà d'aiuto.
Porgo in avanti le braccia, formando con le mani una coppa, per raccogliere l'acqua, quest'acqua stranamente dorata, non capisco se sia l'effetto della luce che riflette su di essa, ma comunque è di un colore mai visto.
Immergo le mani nello specchio dorato, e con grande sorpresa mi accorgo che il licquido è... solido!
Per qualche minuto ho fissato questo cubo d'acqua raccolto, non capisco, tutto ciò non è normale.
Senza rendermene conto mi ritrovo seduto, qualche metro più avanti di dove mi sono svegliato. Che sta succedendo? E' come essere in un sogno, ma molto più reale.
Sento un rumore di foglie e sassi calpestati, come se qualcuno si stesse muovendo dietro di me, eppure anche se sono certo che qualcosa si stia muovendo là dietro non mi muovo... In effetti ora che ci penso non riesco a muovere un muscolo, inizio ad andare nel panico, chi o cosa si sta avvicinando a me?
Di colpo sono a terra, sdraiato, come è successo? Davvero non capisco, fino a pochi secondi fa ero seduto, a fissare quello strano fiume. Ora vedo solo un'ombra, forse è un uomo, però non sono spaventato, dentro di me sento come se quest'uomo, o donna, mi vuole aiutare.
I miei occhi si chiudono... Sono stanco, troppo stanco per preoccuparmi di quello che sta succedendo, devo dormire. Chiudo gli occhi. Ma all'improvviso la figura che prima non emetteva un suono iniziò a urlare, sembra stia dicendo "Sveglia!" e lo ripete più volte, e ogni volta il suono è sempre più distorto, e acuto, sembra quasi un urlo straziante.
Ok, ora sono veramente preoccupato.
Adesso il buio, il buio più totale, ed il silenzio. Sento un dolore al petto, sempre più forte. Un brivido mi percorre per tutto il corpo, sento che qualcosa, per pochi secondi, mi solleva di qualche centimetro da terra.
Ecco, ora ho di nuovo la vista in funzione, e di nuovo guardo verso l'altro, però... Adesso è tutto così... tetro... buio...
Il cielo è ricoperto di nuvole, e ora che ci faccio caso sono completamente bagnato. Realizzo che sono nuovamente sulla riva del fiume. Ma che diavolo!?
Ok, devo capire cosa mi sta succedendo, perché sono qui e perché è tutto così strano!
Mi alzo per l'ennesima volta, mi guardo intorno... Sono solo... Dov'è andata a finire la persona che poco prima era di fronte a me?
Decido di iniziare a camminare, anche se sinceramente non so dove andare, sto cercando qualcosa... Come un'uscita. A che diamine sto pensando?
Continuo a camminare, non so per quale motivo, ma so dove andare.
Ecco, sono arrivato. C'è una porta... Una porta, si... Ma è in mezzo al nulla, quasi come se fosse sospesa in aria.
Apro, ed entro. Una luce accecante, e di nuovo, il buio.
Di nuovo il dolore al petto, ed ecco che mi sento nuovamente sollevare in aria di qualche centimetro.
Apro gli occhi di scatto, di fronte a me c'è un uomo, sembra un medico. In mano ha un defibrillatore.
"Sveglia! Sveglia! Hey ragazzo, ci sei? E' una fortuna che quell'uomo ci ha chiamati, saresti sicuramente morto affogato lì dentro!" Mentre finisce di pronunciare queste parole, il medico indica verso destra, è il fiume.
"Cosa diavolo mi è successo? Di che uomo sta parlando?"
"Quell'uomo che è lagg... Ma, dov'è finito? Fino a 2 secondi fa era proprio qui! Devo trovarlo, deve lasciare una testimonianza, tu rimani qui, sei ancora debole. Ah! Quasi dimenticavo, ha lasciato questo messaggio." Il medico mi porge un foglio di carta rovinato, e si allontata, alla ricerca del tizio.
Apro il foglio, si legge a malapena...
"Vorrei spiegarti ma non posso. Se stai leggendo significa che sei tornato a sognare. Tu per un momento sei riuscito a tornare alla realtà, quella vera. Hai assaporato la paura della morte, la sofferenza."
Rimango in silenzio. Che senso ha tutto questo?
Passione
La passione per il disegno è sempre stata viva in me. Ho cominciato quando avevo dieci anni a dipingere, ho fatto più o meno quattro quadri, poi mi sono fermata. Ti chiedi perché mi sono fermata?
Prendi per esempio Mozart, sin da piccolo cominciò a suonare e comporre,eccellentemente. Era la sua passione. Dal momento che la sua passione diventò un lavoro, anche il suo modo di comporre cambiò. Certo, la bellezza delle sue opere è rimasta invariata, ma prova a metterti nei suoi panni. Un bambino che ha questa grande passione, si diverte suonando, è il suo svago, la sua fuga dal mondo. Poi. Lui suona, e cominciano a arrivare soldi, la passione diventa lavoro, la fuga dal mondo diventa IL MONDO.
E così per me. Dopo il primo quadro, arrivano i primi complimenti. Certo il mio ego era sollevato, fa sempre piacere ricevere elogi “Ma che brava, davvero l’ hai fatto tu?” “Certo”.
Dopo il secondo quadro cominciarono a arrivare le richieste da parte di parenti, il terzo e il quarto li ho regalati a loro. Ma ora mi chiedo, come si fa a regalare una passione? Come si fa a vendere una passione? Le ultime opere che creai non furono passione, ma voglia di essere elogiata e accettata. Avevo dieci anni, una situazione difficile in famiglia e nessun amico vero.
Mi è rimasto solo un quadro, bellissimo, appeso alla parete del salotto. Lo feci per mia madre, me lo ricordo ancora, ci misi tre lunghi mesi, ma il giorno in cui lo finii ero soddisfatta di me stessa. Ogni volta che lo riguardo posso sentire ancora dentro la gioia, la soddisfazione che mi ha pervaso la prima volta. Raffigura un lago nel mezzo a alcuni alberi, il posto in cui da piccola andavo sempre con tutti i miei cari. Quel lago che divideva una foresta, aveva il potere di unire una famiglia..
Nonostante siano passati tanti anni, mi basta quel quadro per poter ricordare a me stessa, come era bello, quando un giorno, l’ unico problema che avevo, era di decidere che colore usare.
Passano il turno i due più votati.