Tema:
@DrJekyll passa il turno per l'abbandono degli avversari.
Un letto su cui Marco è seduto, un tavolino con una bottiglia di scotch semi vuoto, un posa cenere pieno. La stanza è illuminata dai fuochi d'artificio, e Marco con essa. Probabilmente c'è una qualche festa patronale, visto che è almeno la seconda volta che nota la compagnia dei fuochi d'artificio in quella precisa data. Si alza, si sdraia, cerca di dormire, non ci riesce e si rialza. Esce dalla stanza, va incucina, torna a letto, si rialza e si siede ai piedi dello stesso.Beve, fuma. Si impone di smetterla. Fallisce nell'intento. Si ritrova in quell'isteria di alzarsi e sdraiarsi. Di non trovare pace. Gli è imposta quell'isteria. Ne è schiavo. Quella smania di muoversi, diprovare a fermarsi, quell'incapacità di tranquillizzarsi. Gli è imposta perché in certi momenti non puoi combatterla quell'isteria.Quell'isteria non la conoscono tutti. È un'isteria anomala. Di quelle che sa cos'è solo chi c'è passato. Chi l'ha avuta imposta.Chi ne è stato schiavo. Di quelle che ti prendono quando perdi,quando sei nella situazione in cui, citando Cocciante, "Non tibasta più un amico, non ti basta più distrati. Non ti basta bere,ed ubriacarti.". Solo che è passato un anno da quando Marco ha perso, da quando ha impresso nella sua testa quei fuochi d'artificio.Da quando la vita ha fatto il suo gioco, scegliendo per lui. La vita ha sempre scelto per lui, in qualche modo.
"Vogliamo continuare la telefonata così? Se dobbiamo stare in silenzio possiamo pure staccare, no?"
"Come vuoi, Marco..."
"No,non come voglio. Sono stanco di sentirti dire "come vuoi".Non è come voglio. È come dovrebbe."
"Non ricominciare, per favore... Non essere pesante."
"Vuoi stare in silenzio tutta la notte?"
"È che ho paura di quello che c'è da dire."
"Che c'è da dire?"
"Che sto pensando a tutto, e non so qualisono le conclusioni. Io, te, Davide, il modo in cui l'ho lasciato, il modo in cui l'ho preso in giro quando stavo con lui e ho iniziato conte, le amicizie che ho perso..."
"Dovrei bastarti io..."
"Dovresti.Ma non so più se basta. E poi..."
"E poi che? E poi io sono un ragazzino, e vaglielo a spiegà a mamma e papà che stai con uno più piccolo di 7 anni. E poi c'è che ètutto complicato, e che non ne vale la pena, no?"
"Non metterla così. Non renderla melodrammatica come sempre. Voglio solo un po' di tempo. Ho solo bisogno di pensare un po', e di pensare un po' a me."
"E dell'amarsi non come i grandi, ma come i bambini?"
"Non si è sempre bambini. E poi, te l'ho detto. Non dev'essere per forza una fine. Ho solo bisogno di tempo."
"Nonè detto che io ti aspetterò."
"Lo so. E non posso fartene una colpa."
"Hmpf."
"Chec'è?"
"Nulla. Senti?"
"Cosa?"
"I fuochi d'artificio. È iniziata coi fuochi d'artificio, ricordi? E sta finendo coi fuochi d'artificio."
"Hmpf."
"Ricordami."
"Aspettami."
È passato tutto velocemente nel cervello. Giusto il tempo che i fuochi d'artificio iniziassero e finissero. Nessuno dei due ha tradito la promessa, ma non lo sanno. Lei ha ricordato lui, lui ha aspettato lei. Altre bocche baciate, altri mondi scoperti, altri corpi sfiorati, in quell'anno. Ma nessun altro paio d'occhi attraversato,scoperto. Amato.
I fuochi d'artificio sono finiti.
"Sonostanco di aspettare."
Si alza di scatto dal letto, posa il bicchiere, spegne la cicca ed apre il cassetto. Prende la Remington.
"Sono troppo stanco di aspettare."
Un ultimo fuoco d'artificio, senza luce, né fumo.