Ed è subito sera.
<<Tesoro guarda cosa ho trovato in soffitta!>>
<< Cos’è papà?>>
<< E’ il vecchio diario di tuo nonno. Qui dentro sono racchiusi tutti i suoi pensieri, le sue idee e le favole con cui si dilettava>>
<< Leggimene una Papà!>>
<< Ok, ma poi fila subito a letto!>>
Viveva una volta in un bosco una piccola ma ben organizzata comunità di Marmotte. Ogni giorno la marmotta più anziana, ritenuta per tradizione la più saggia, organizzava un gruppo di spedizione per la raccolta delle erbe aromatiche e delle piante che sarebbero servite al sostentamento di tutti.
Quel giorno toccò andare a cerca di cibo alla famiglia 5 della comunità, composta dalla madre marmotta rimasta vedova da poco, e dai due figlioletti.
La mamma marmotta seguì attentamente le indicazioni dell’anziana Marmotta, che aveva delineato un percorso preciso e sicuro durante il quale cercare le erbe aromatiche. I due figlioletti seguivano a passi più lenti la madre che andava in avanscoperta per assicurarsi che l’area fosse libera da predatori.
Quel giorno qualcosa andò storto. La mamma Marmotta si alzò improvvisamente in piedi sulle due zampe e rimase immobile per qualche istante; poi urlò, urlò ai propri figli di scappare.
Quegli artigli, in un colpo, tolsero una vita.
Passarono molti anni dall’accaduto, le due piccole marmotte ormai cresciute furono accudite dall’intera comunità. Qualche pomeriggio di inverno i due fratelli si fermavano al sole guardandole foglie giallastre cadere dagli alberi trasportate dal vento. Una volta la loro mamma gli disse:
<< Figlioli, se mai mi capiterà qualcosa sappiate sempre che io non vi abbandonerò. Sarò il sole che vi riscalderà i cuori, sarò la pioggia che vi rinfrescherà gli animi, sarò il vento che vi accarezzerà le guance>>.
Quasimodo scrisse: “Ognuno sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole: / ed è subito sera”.
<< Papà tornerà mai la mamma?>>
<< Tornerà piccola mia, tornerà.>>
Un fiume che scorre nel vento
Non ho mai pensato che un singolo atto, oggetto, essere vivente, qualcosa che lasci una segno, una traccia di vita possa mai scomparire del tutto. Un corpo può marcire, un gesto perdere significato, un oggetto deteriorarsi eppure ciò che rappresentano continua ad esistere, vaga chissà dove senza che qualcuno possa nuovamente ricordarsene o cogliere il significato della sua esistenza. Tutto si può definire entità e non cesserà mai di occupare uno spazio fino a che non ci sarà più un posto che possa ospitare il suo perdersi in mezzo a ricordi, rivoluzioni e date.
Quel bambino che passaggia mano nella mano con una giovane donna sorridente, porta con sé un orsacchiotto scuro e osservandolo, tutto attorno sembra diventare grigio. L'animale di pezza è diventato il centro dell'universo: ha un padrone che lo ama e che lo ripone al suo posto ogni notte prima di dormire. Lui sa di essere importante e questo è ciò che conta.
Nell'aria rimbomba il suono dei proiettili, la terra è disseminata di cadaveri e il cielo oscurato da funeste nubi, quand'ecco che un singolo contatto, un collegamento mette fine alla carneficina e segna l'inizio della pace: una stretta di mano. Un attimo fugace, del quale verranno ricordate più che altro le conseguenze, eppure quell'unico gesto, per una frazione di secondo, è stato essenziale.
Il taglio di un nastro, la nascita di un bambino, il ruggito di un leone, tutto ha avuto il suo collocamento nella schacchiera dell'universo. Non ostante ciò, il tempo scorre e l'orsacchiotto viene gettato, il neonato cresce, il leone perde la grinta. Dov'è finita la loro essenza? Cosa avviene quando un'entità comincia a vagare? La risposta è semplice: il bambino cresce e adesso cammina assieme ad un'altra giovane donna con un bebé in braccio; la guerra è finita, tutti imbracciano libri, zappe e martelli e lavorano per la famiglia; del taglio del nastro non sono rimasti che una foto e un edificio. L'entità lascia un segno grazie alle conseguenze, negative o positive, che si manifestano in seguito alla sua esistenza, per poi lasciare che altre ne prendano il posto. Che un'entità sia stata consapevole o meno del suo destino, durante il cammino eterno non avrà rimorsi, perchè sa di aver raggiunto il massimo scopo che possa mai aver desiderato.
Talvolta osservando l'esterno mi fermo a pensare se, come tutto ciò che esiste e accade attorno a me, un giorno anche io o quello che faccio o dico avranno un senso, un fine. E come sempre senza dare risposta il vento mi carezza il viso, portando con sé l'insieme di entità che definiamo storia.
La forza del vento è infinita.
Due vortici d’ aria che si incontrano possono creare un tornado e distruggere intere città. Il vento può rendere più sopportabile una giornata afosa. Ilvento può portare odori e aromi che non sentivamo da tempo e far riaffiorare ricordi ormai caduti nell’ oblio della memoria.
La forza delvento è infinita. Come quel giorno che il male veloce come un tornado ti portò via. Era un giorno di marzo e ilvento soffiava forte, troppo forte. La neve marzolina era ancora a terra, e donava al paesaggio quell’ aspetto candido che difficilmente c’ era in questo periodo. Quando varcai la porta di casa e mi resi conto che era già tutto successo, che non si poteva più tornare indietro, ebbi un brivido lungo la schiena. Mi misi seduta sul divano, che quotidianamente ospitava il tuo riposo, ma tu non c’ eri. Te ne eri andato senza avvertirci, e faceva dannatamente male. Era troppo presente la tua assenza. Non ho avuto nemmeno la possibilità di salutarti, il male in un colpo di vento dalla forza infinita ti ha portato via.
Molte volte quando sono nel letto, ad occhi chiusi, mi immagino di sentire un soffio divento che porta il tuo odore, lo stesso che sentivo ogni giorno, ma alla cui presenza non avevo mai dato troppa importanza.. A dire la verità, quell’ odore forte di dopo barba e acqua di colonia era fastidioso, troppo forte. Bastava una sola spruzzata e una finestra aperta che quell’ aroma si espandeva in tutta la casa. Ma adesso è diverso, quell’ odore non esiste nella realtà, non può più esistere davvero, ma esiste il suo ricordo che è ancora capace di trasmettermi la tua presenza.
Come fa un solo spiffero d’ aria a creare così tante emozioni dentro me?
La forza del vento è infinita.