TEMA: IL TRENO-ATTESA
1) Il lupo
A mia figlia
Charlotte,
ti sfiorerà l'edera sfuggente,
ascolterai musica e rumore,
perderai anche tu il primo dente,
inciamperai in cerca di un amore.
Conterai treni in corsa,
fumerai alla stazione,
attaccata ad una borsa,
e ad ogni più ripida emozione.
Charlotte,
Assaggerai del vino denso,
e piangerai duecento volte,
ti stringeranno mani dure,
a volte livide, sconvolte.
Riderai a primavera,
del nero in cui ti avvolgi,
Crolleranno in gran silenzio,
le colonne cui ti poggi.
Charlotte,
un giorno imparerai,
stringendoti in un letto,
la violenza di un rifiuto.
Forse in fuga salirai,
questo treno che ora aspetto,
con un sogno che non ho avuto.
2) Yvette
(Ma gli acini d'uva brillanti)
del volto del ragazzo triste.
Brillano come la sfera di cristallo.
(Ma la Polonia si sveglia)
In una qualsiasi stazione
Varsavia non è che il resto
del resto di questo vagone
Quasi può immaginare un palazzo arabo in mezzo.
E oche, e laghetti, e palmiere.
Il filo che unisce gli occhi (occhi comuni)
del Dicembre di piedi freddi che cercano le pantofole.
Varsavia attende. Il ragazzo del vagone.
(Ma la voyeur di passeggeri)
Lei. Non si chiama Suzanne. Occhi curiosi.
Attende. Eppure lo fa inconsciamente.
Il vagone si ferma ( quando scomparirà non si lamenterà più)
Occhi tristi, sembra di cera.
Maschilità, soffoco, silente. Madame Tussaud ti chiama.
Lei si sente come Suzanne. Eppure non lo è.
Lui, come qualsiasi altro uomo invisibile.
A Varsavia tutti gli uomini sono invisibili.
Suzanne non ha materia grigia.
Ha materia a pois colorati.
Celebrazioni in testa con tanto di coriandoli.
Ha il grigio di Varsavia dentro la giacca tweed.
E topi che si nascondono dietro le caviglie.
Suzanne che vede la personificazione del silenzio
In qualsiasi finestra. Aspettando fuori. Lui dentro.
Vagone grigio, grigia voce che...
E si creò la voce, solo per sentirsi come James Dean.
Ah, che speravo il mio treno”
C'était un plaisir de te rencontrer
Attendiamo, forse in questa città esiste il sole.
3) DueDiPicche
Rinascita
Cimeli di vita a tracolla sulle spalle,
in stracci di tela,cuciti da man vecchie.
Nella fermezza di un addio pronunciato sottovoce,
oscillo insicuro verso mete ignorate.
Adagiato sul trespolo di una lastra gelata,
attendo fiacco il vagone della risalita.
Cassetti cigolanti si aprono nella mente,
reminiscenze redivive avanzan feroci,
repentini dubbi riemergono brutali,
tenuti a bada da noncurante indifferenza.
Arranco tentennante sui gradini malfermi,
disorientato,smarrito,osservo gli occupanti
di quelle poltrone stinte e non rassicuranti.
Mi accomodo solitario in quell’ultimo sedile,
travolto momentaneamente da curiosa euforia,
scruto alla mia destra attraverso il vetro scarabocchiato
e noto con piacere che il passato è passato.
Conclusa la parentesi di una vita inadeguata
raccolgo me stesso per l’ultimo saluto,
mi volto a riveder le nebbie defunte,
con un sorriso eloquente,
a tratti disarmante.
La paventata dipartita ormai è compiuta,
lo sgomento,temuto,irreale,affrontato,
è lasciato alle spalle,
pervaso dalla fierezza di una battaglia dominata
socchiudo le palpebre,
in attesa della meta oscura,
eppur mai così bramata.
4) *Trillina*
come mai?
come mai?
distrattamente penso ancora a quel giorno.
come mai?
quel treno che aspettavo da tanto tempo,
quando è arrivato... l'ho lasciato andare via...
non sono salita.
E poi anche se fossi salita
non sarei rimasta a lungo perkè tu nn me lo avresti permesso .
Lo sai non è facile dirtelo ma te lo dico
o almeno ci provo
tu sei come un binario
lunghissimo e tempestoso
tutto rovinato, ormai vecchio e distrutto
mi fai schifo.
non riesco più a guardarti
adesso nn mi resta che aspettare
un altro treno
e stavolta non me lo lascierò sfuggire
nell'attesa non impiegherò il mio
tempo a pensarti
i miei pensieri non si meritano
di essere occupati da te .
come mai, non me ne sono resa conto in tempo?