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Sedicesima
"SPECCHIO DELLE BRAME"
E questa notte inizia con te
dipinta ingenuamente in una fotografia,
per tenermi compagnia
mentre annoderò lenzuola di bucato
e conterò le stelle,
invece di banali pecore.
Tu,
un po' barocca e rivestita di ombre,
sfuggi lo sguardo per regalare un sorriso distratto
ad un Dio per me invisibile.
Con le mani bugiarde da bambina,
che tessono il profumo dei capelli,
tradite dalla morbida maturità dei tuoi seni.
Vorrei che ora fossi qui,
che mi parlassi seduta sulla riva
guardando le ninfee in disaccordo piegare di lato la corolla palustre,
i loro petali adornati di minuscole lucciole scintillanti.
Dimmi che resta di te?
Forse un fiore giallo lucente come un mucchio d'ossa,
nient'altro da sepellire.
L’acqua delle tue lacrime non farà
più crescere niente.
Avevi tutto inventato,
narrato e riflesso.
Specchio delle mie brame.
giugiu_1
"SENZA TITOLO"
Destati
non sei morta,
spogliati della tua luminosa ombra,
solleva le palpebre verso il cielo
perché non stai dormendo;
spazio infinito
è la realtà che ci circonda;
accarezza la quiete estiva
che rinasce.
Abbandona, amore
questa infelicità d’esistere
che si scioglie nel profondo
cupo grigiore;
tendi l’orecchio
all’eco delle tue parole:
germogliano nelle mie mani
come rose gialle
tra sterpi e rovi.
Destati
la tua vita non è finita
levati dal tuo freddo letto
e spargi questi petali lungo il tuo sentiero:
un nuovo desiderio
colmerà il vuoto dello spazio
e tu sarai la luce.
E’ tempo,
destati, afferralo
e ricomincia a vivere.
duedipikke
"L'ULTIMO RESPIRO"
Sbiadisce il ricordo di una vita mai vissuta,
smarrita tra ipocrisia e falsità.
Sogni e desideri si rincorrono
e d'improvviso fuggono spauriti.
Il tuo candore,rubato e violato,
ancora ti appartiene.
E' custodito con timidezza,
accompagnato dall'utopia della tua felicità.
Al muro risplende il ritratto del niente,
abbandoni la vita
e ti scagli contro di esso.
Cadi,piangi e ti rassegni,
imprigionata sola in quella stanza
hai perso la speranza e non respiri più
Bobot
"GRAZIA"
Eccola,
Grazia antica
Nel bianco e nero,
Giovinezza pudica,
Rarefatto mistero.
Regge un geranio
Giallo sgargiante,
Come un segno
In uno scenario
Estatico e senza tinte.
Come un aureo delirio,
Tra il giorno e la notte.
Culla il corpo fastoso
Dentro un velo di raso.
Distoglie lo sguardo,
Acceso,
Su drapi di cielo,
Carezzandosi
Con una mano.
La veste cinge, candida,
Quei seni chiari,
Pieni,
Sazi e sereni.
E' luce riposta
In una cerchia di nubi,
Che vortica intorno,
Che la sovrasta.
Il vento scuote i petali
Del fiore cromato
Tenuto in grembo.
Leggermente
Ne piega il gambo.
Ella, rapita,
Riassesta la chioma,
Scura e curata.
Medita e ama,
Nel diluvio che viene.
Perciò non trema.
Perciò non teme.
Eccola, quindi,
L' obliqua incuranza
Su un como' maculato,
Quasi coperto
Da membra e tessuto.
Fugace eleganza,
D' un tempo mai vissuto.