Gian
- Alla donna che non c'è -
Io non credo che la luce che scorgo
riflessa sul tuo volto e cromata
d'argento e lapislazzuli - quant'è bello
vederti ridente, giovane donna,
corpo e carne o volto d'avorio -
Io non credo che la luce che scorgo
scomposta in frange sottili
tra le feritoie delle balconate
- com'è soave il tuo corpo
steso e nudo, freddo sulla pietra -
Io non credo che la luce che scorgo
adombrata in giorni settembrini
tra cirri cumuli e nembi
- scendono regali le lunghe trecce,
nere, sui tuoi seni venerei -
Io non credo che la luce che scorgo
- giovane donna che ami - sia solo
la perfida lussuria d'un filtro d'amore
o una Durendal tra giovani corpi sedotti
e abbandonati nella coltre più verde.
Ma è solo una nube nera ad illudermi
che un raggio di sole filtrante
possa ridarmi la gioia di assaporare
il piacere d'amare.
Bobot
Ci sei (adesso)
Ci sei, adesso,
anche se non splendi,
mio sole indefesso,
e ti nascondi
tra lingue scure
d' astiosi nembi.
Fermo e fiero
li farai scagliare
scuse gonfie
di pioggia e livore.
Pietoso e altero,
al tempo stesso,
li vedrai passare,
con quella calma,
calda e fatale,
che accende il fiore
e colora il mare.
Come il verbo
che placa le grida,
o come un nerbo
che si fa strada
tra lacrime sole
salite al cielo,
ci sei,
cuore oppresso,
che le bufere
di tutto il mondo
sembrano battere
ed umiliare.
Stella che strilla
senza far rumore,
Di' che non hai smesso
di amare nel dolore.