La protesta: in 500 con il contratto in scadenza. La Regione: normata una giungla di rapporti
I medici precari hanno protestato per la decisione di assumere preti in ospedale (archivio)
VENEZIA — Se la Regione non è riuscita a regolarizzare i 500 dirigenti medici, veterinari, psicologi, biologi, chimici, fisici ancora precari, perchè la Corte costituzionale ne ha bocciato l’improbabile «sanatoria» estesa ai portaborse, ha però centrato al primo colpo la stabilizzazione dei cappellani ospedalieri nella stessa situazione. Il protocollo siglato con le Diocesi della provincia ecclesiastica veneta struttura infatti gli 83 sacerdoti in servizio nelle 24 aziende sanitarie, inquadrand*li con lo stesso contratto collettivo nazionale di lavoro riservato agli infermieri laureati. «Abbiamo solo voluto mettere ordine in una giungla di rapporti differenziati — spiega Giancarlo Ruscitti, segretario della Sanità —. Ora 36 preti sono assunti, per una spesa di 1 milione di euro, 41 lavorano in regime di convenzione, per un importo di 850 mila euro, e altri 6 sono co.co.co., con relativo esborso di 120 mila euro. Il tutto per un totale di 1.970.000 euro, che non varierà di molto uniformando il trattamento, tra l’altro in osservanza dell’articolo 38 della legge nazionale 833 del 1978, che appunto riserva agli assistenti religiosi lo stato giuridico ed economico previsto per il personale del comparto, categoria D (massimo livello, ndr). Noi abbiamo solo predisposto le linee guida che mancavano per normare i rapporti tra Usl e sacerdoti, garantendo a tutti lo stesso diritto».
I manager Perplessi, nel bene e nel male, i direttori generali. Da una parte la certezza che i 1450 euro lordi al mese, senza previdenza e scatti, ora pagati dalla maggioranza delle aziende alle Diocesi per ogni prete in regime di convenzione lieviteranno di quasi il doppio con l’assunzione. Dall’altra il riconoscimento dell’importanza dell’assistenza spirituale. «Soprattutto negli ospedali piccoli e di campagna, i malati cercano il supporto religioso — riflette Renzo Alessi, dg dell’Usl 5 di Arzignano, tre sacerdoti in convenzione — ma istituzionalizzando quello cattolico si apre il problema delle altre fedi. Perchè il prete in corsia sì e il rabbino o l’imam no?». «Io ne ho due in regime di convenzione — dice Arturo Orsini, a capo dell’Usl 13 di Mirano — è il rapporto di lavoro più diffuso e poteva restare in vigore. Non mi pare questo un problema che ci cambi la vita, ma non siamo stati interpellati. Del resto la maggioranza delle spese delle Usl viene decisa tra Venezia e Roma, sopra le nostre teste passano milioni di euro, di cui curiamo solo l’applicazione». E se Adriano Cestrone ha anticipato il protocollo avendo già assunto i sette preti al lavoro nell’Azienda ospedaliera di Padova, il coordinatore dei dg Valerio Alberti (Usl di Bassano, un religioso in convenzione) ricorda che «queste figure fanno parte della storia degli ospedali », mentre Angelo Del Favero (Usl 7 di Pieve di Soligo, 1 prete in convenzione ogni 280 letti) ne riconosce «l’effettiva utilità per l’umanizzazione delle cure».
Le critiche Punge Giampiero Avruscio, coordinatore del Comitato dirigenti precari della sanità del Veneto: «L’assessore Sandro Sandri continua a denunciare la carenza di mille medici, perciò mi aspetto che la Regione regolarizzi i 500 precari con la stessa solerzia con cui ha sistemato i preti. I contratti sono in scadenza, invito Palazzo Balbi a sollecitare concorsi in tutte le Usl». In luglio aveva presentato un’interrogazione alla giunta, per chiedere il costo dell’assistenza religiosa ai malati, Nicola Atalmi, consigliere del Pdci. «È vergognoso che i sacerdoti siano pagati per svolgere una missione evangelica», attacca. «C’è da chiedersi se i precari più bisognosi di un intervento della Regione siano gli assistenti religiosi — chiude Luigi Calesso, dell’associazione «Un’altra Treviso» — o se l’attenzione non avrebbe dovuto spostarsi verso i giovani precari, i nuovi disoccupati, i cassintegrati. In tempo di crisi forse l’assistenza spirituale in ospedale a tempo indeterminato poteva attendere».
Preti assunti, i medici precari: «Toccava a noi» - Corriere del Veneto
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Io non so che dire. Veramente.
Ma quanti soldi SPRECATI, perdìo.
Che rabbia