«Si immagini il nostro stupore, mettendoci seduti, nel vedere che decine di posti erano vuoti, che le tribune a sbalzo erano pressoché deserte e che nessuno di quei pochi signori presenti stava ascoltando il Presidente. (...) I senatori parlavano fra di loro e al cellulare con estrema naturalezza, generando un fastidiosissimo brusio. (...) Molti altri entrano ed escono, leggono e scrivono, ci guardano e sorridono. (...) Come si può governare bene un Paese se non ci si siede quasi mai in quelle tribune?».
Occupatissimo a fare l’attore, il regista e un mucchio di altre cose (il ministro Bondi gli ha affidato un incarico in più: «Consigliere per lo studio e l’approfondimento delle possibili iniziative volte alla promozione ed alla valorizzazione del patrimonio culturale ed artistico italiano nel territorio del Consiglio di Cooperazione per gli Stati Arabi del Golfo») è possibile che il deputato Luca Barbareschi non abbia molto tempo per leggere i giornali. Quindi non ha probabilmente letto la lettera su citata di sconcerto inviata il 3 gennaio scorso al capo dello Stato da un gruppo di studenti del liceo Scientifico «XXV Aprile» di Pontedera pubblicata da La Stampa. Ma come: i professori li avevano portati in uno dei templi della democrazia, l’aula del Senato, e cosa avevano visto? Una specie di circolo deluxe in linea con un’antica battuta attribuita ora a Guido Gonella, ora ad Attilio Piccioni: «Ozio senza riposo, fatica senza lavoro» .
Non bastasse, l’attore non ha probabilmente letto quanto tuonò l’uomo cui riconosce lui stesso di dovere la carriera politica, Gianfranco Fini: «È impensabile che un deputato e un senatore pensino di lavorare da lunedì mattina a giovedì sera. Bisogna lavorare di più». Né ha avuto il tempo di soffermarsi sulle parole dette alla vigilia delle Europee da un altro leader di cui afferma (a modo suo: «È uno statista di livello mondiale. L’ultimo ad avere altrettanta visibilità e rispetto era stato Mussolini») di avere stima, Berlusconi. Il quale attaccò i candidati avversari («maleodoranti e malvestiti») dicendo che a destra volevano «rinnovare la classe politica con persone che siano colte, preparate e che garantiscano la loro presenza a tutte le votazioni...». Bene: ignaro di tutto, Luca Barbareschi non solo non contesta (non può: i numeri sono numeri) i dati del suo assenteismo in aula (52,3% di sedute bucate) ma al cronista de Il Fatto che gli ricorda come uno stipendio lordo di 23 mila euro al mese più benefit dovrebbe spingerlo a essere più presente, risponde che non ha alternative: impegni pregressi. E poi, confessa: «Non ce la farei ad andare avanti con il solo stipendio da politico». (corriere)
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Tema: qual è il messaggio ai dipendenti pubblici che da mesi sono sotto scopa per tassi di assenteismo che sono quasi sempre molto, ma molto, ma molto più bassi?
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Ma la morale sociale dove sta? la dignità? ma chi siamo rappresentati?