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Ilva di Taranto: da che parte state?

  1. #1
    Moderatore 2.0 Canalfeder
    Uomo 27 anni da Barletta-Andria-Trani
    Iscrizione: 27/2/2008
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    Predefinito Ilva di Taranto: da che parte state?

    Serve una politica ambientale (non industriale)

    Il problema dell’Ilva di Taranto ha rinnovato antiche invocazioni sulla esigenza di una «politica industriale». Questo termine, che da noi ha sempre significato tenere aperte fabbriche decotte con i soldi dei contribuenti per salvare posti di lavoro, a Taranto sembra trovare un esempio virtuoso: l’impianto è tra i più competitivi del mondo e la bonifica sembra costare solo 350 milioni, che significa 25.000 euro per addetto (15.000 gli addetti a Taranto, includendo l’indotto), vale a dire due anni di tasse e contributi.
    Ma il problema da risolvere non è così semplice: la spesa di 350 milioni serve forse a fare in modo che l’Ilva possa andare avanti, anche perché le emissioni dichiarate oggi sono probabilmente vicine agli obiettivi ambientali, dopo il miliardo e più di investimenti fatti da Emilio Riva dopo esserne diventato il proprietario. Ma negli ultimi 50 anni decine di chili di diossina sono state rilasciate nell’aria e nei terreni e sono progressivamente filtrate nella falda acquifera. La bonifica di un tale disastro è una spesa faraonica, che probabilmente non è fattibile senza chiudere lo stabilimento.
    Di siti come Taranto, eufemisticamente chiamati Sin («Siti di interesse nazionale», sarebbe più appropriati chiamarli «Siti di ignominia nazionale») ne abbiamo una sessantina, alcuni per fabbriche chiuse da tempo (come l’Acna di Cengio) e altri che continuano a inquinare alla grande (per esempio praticamente ovunque ci sono raffinerie — l’unica bonificata è quella di Porto Marghera). Le stime epidemiologiche parlano di centinaia di morti per sito. I nostri politici da anni fanno come gli struzzi, senza definire una politica che definisca le priorità di bonifica, decida chi deve pagare e definisca piani di azione per ognuno dei siti. Alla fine arriva il magistrato che se la prende con l’ultimo arrivato, che non c’entra nulla con il disastro combinato prima di lui (nel caso dell’Ilva, Emilio Riva). Il problema delle bonifiche industriali lo hanno anche altri Paesi, ma non li risolvono i magistrati, bensì politiche ambientali locali rigorose: negli Stati Uniti, da noi tanto criticati per non avere ratificato il protocollo di Kyoto, le battaglie tra le comunità di residenti sul fiume Hudson e la General Electric sono avvenute negli Anni 70. E le bonifiche industriali non sono l’unico esempio della spaventosa arretratezza della nostra regolamentazione ambientale: la «monnezza» di Napoli ci ricorda tutti giorni il fallimento regolatorio nello smaltimento dei rifiuti urbani, dopo decenni di discariche abusive gestite dalla criminalità organizzata che hanno raccolto rifiuti industriali tossici del Nord e avvelenato i territori del Sud, inculcando nelle popolazioni l’equazione rifiuti=veleno.
    Viene il dubbio che la leggendaria «forza industriale» del nostro Paese vada forse rivalutata, se un recente studio del McKinsey Global Institute dimostra che, a parte le solite straordinarie «nicchie» (esempio macchine utensili e abbigliamento di lusso), siamo deboli nelle industrie «knowledge intensive» (dove conta la miglior formazione e la eccellenza nel valorizzare il capitale umano) e forti in quelle ad alta intensità di capitale (es: impianti siderurgici e chimici) e di lavoro (esempio tessile). Nei Paesi sviluppati molti di questi settori sono «emigrati» da tempo verso Paesi emergenti dove la salute dei cittadini preoccupa meno del lavoro (che costa pochissimo).
    Il problema dell’Ilva è stato affrontato in questi giorni dal ministro dello Sviluppo economico e da quello dell’Ambiente, che hanno entrambi auspicato una ripartenza immediata di Taranto per salvare i posti di lavoro negli alti forni, (e quindi Pil e spread) e ridurre la tensione sociale. Si sono comportati esattamente come molti loro predecessori e forse non avevano altra scelta. Ma continua a mancare una strategia che invece di proteggere i posti di lavoro del passato, incentivi la creazione dei posti di lavoro del futuro. Come continuano a mancare le nuove regole per risolvere i drammatici problemi di inquinamento industriale che da 50 anni creano gravissimi danni alla salute di migliaia di italiani.
    Roger Abravanel
    Fonte: corrieredellasera.it


    Voi cosa ne pensate di tutta la faccenda?
    Da un lato ci sono gli interessi economici e lavorativi della città, dell'azienda e di tutto il Paese ( inteso come Italia) considerando i 30mila posti di lavoro che l'Ilva mantiene, ma dall'altra parte c'è la salute della gente che ha lavorato per anni lì e dell'intera popolazione tarantina.


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  3. #2
    Can che dorme Wolverine
    Uomo 38 anni
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    Se l'ILVA chiude, la città è definitivamente morta...
    A Randagio piace questo intervento

  4. #3
    Sower Eurasia
    Donna
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    Si diano gli incentivi alle famiglie per cercare lavoro Altrove e si educhi il popolo a muovere il culo quando il lavoro in casa propria non si trova perché non c'è. Solo che poi chi ci pensa a pagare le tasse locali o gli stipendi di chi non si sporca le mani e pensa a fare le sfilate nei teatri o alla messa della domenica?

  5. #4
    Scrivano Lucien
    Uomo 39 anni da Imperia
    Iscrizione: 10/10/2008
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    Fra morire di lavoro e morire di miseria, penso che quella gente non abbia dubbi.

  6. #5
    Randagio
    Utente cancellato

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    Nel 2013 basta avere la volontà di ridurre al minimo danni ambientali, e qualche soldo da investire....

  7. #6
    Overdose da FdT
    Uomo
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    Nel 2013 basta avere la volontà di ridurre al minimo danni ambientali, e qualche soldo da investire....
    bene bravo ti voto certamente ....mi sembri il solo politico buono con gli slogan ma sensibile ad ascoltare il soldo da dove viene: in Italia come deve mangiare il tarantino deve mangiare anche il nostro politico e il disastro o il successo è sempre una mangiatoia.
    Ancora oggi il sindaco di taranto parlava proprio come te, ma dallo sguardo pregustava il banchetto

    - - - Aggiornamento - - -

    Quote Originariamente inviata da Lucien Visualizza il messaggio
    Fra morire di lavoro e morire di miseria, penso che quella gente non abbia dubbi.
    certo in un servizio che ho visto in Tv si è visto come hanno li idee chiare: su un muro c'era scritto " Oggi bistecca Domani diossina" piu espliciti di cosi

  8. #7
    Cuzco User tato
    32 anni
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    Quote Originariamente inviata da Usher Visualizza il messaggio
    certo in un servizio che ho visto in Tv si è visto come hanno li idee chiare: su un muro c'era scritto " Oggi bistecca Domani diossina" piu espliciti di cosi
    Ogni volta che vado a taranto passo per quel muro e sorrido, queste società sono dinosauri che stanno scomparendo, lasciamoli affogare, non facciamoci prendere dalla prepotenza di queste holding "ma alla fine siamo noi che vi diamo il lavoro..", stesse dinamiche che utilizzano nei paesi sottosviluppati, non v'è differenza, chiedetelo al quartiere Tamburi come stanno. Come diceva giustamente un medico di Civitavecchia che è intervenuto per la questione della riqualificazione della centrale enel di Porto Tolle: "Certo, devono lavorare, ma come si fa a lavorare se si è ammalati?"
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  9. #8
    Overdose da FdT
    Uomo
    Iscrizione: 29/9/2004
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    Quote Originariamente inviata da tato Visualizza il messaggio
    Ogni volta che vado a taranto passo per quel muro e sorrido, queste società sono dinosauri che stanno scomparendo, lasciamoli affogare, non facciamoci prendere dalla prepotenza di queste holding "ma alla fine siamo noi che vi diamo il lavoro..", stesse dinamiche che utilizzano nei paesi sottosviluppati, non v'è differenza, chiedetelo al quartiere Tamburi come stanno. Come diceva giustamente un medico di Civitavecchia che è intervenuto per la questione della riqualificazione della centrale enel di Porto Tolle: "Certo, devono lavorare, ma come si fa a lavorare se si è ammalati?"
    Si, hai ragione ma finchè l'economia del meridione e una economia su cui speculare, l'ilva ne un bel esempio,il politico campa.
    Domanda: ma è mai possibile che al sud per fare economia si deve fare economia di rapina: dove l'imprenditore che ci va si intasca i soldi dello stato a fondo perduto oppure inquinando e non pagando ricatta con il lavoro? Perchè anche nel 2012 non c'e una volontà di cambiare questo di cose ( fino a pochi mesi fa l'Ilva di giorno faceva la brava ma di notte faceva le porcherie di inquinamento , eppure era stata già avverita , ma se ne sono sbattuti perchè. Ora che la magistratura fa sul serio dicono che i magistrati rubano il lavoro.
    Creano l'emergenza e cosi lo stato paga la bonifica e loro guadagnano sempre e giusto? ) Non mi stupisco cosi di un muro che ci ricorda "oggi bistecca e domani diossina)

  10. #9
    Cuzco User tato
    32 anni
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    Quote Originariamente inviata da Usher Visualizza il messaggio
    Si, hai ragione ma finchè l'economia del meridione e una economia su cui speculare, l'ilva ne un bel esempio,il politico campa.
    Domanda: ma è mai possibile che al sud per fare economia si deve fare economia di rapina: dove l'imprenditore che ci va si intasca i soldi dello stato a fondo perduto oppure inquinando e non pagando ricatta con il lavoro? Perchè anche nel 2012 non c'e una volontà di cambiare questo di cose ( fino a pochi mesi fa l'Ilva di giorno faceva la brava ma di notte faceva le porcherie di inquinamento , eppure era stata già avverita , ma se ne sono sbattuti perchè. Ora che la magistratura fa sul serio dicono che i magistrati rubano il lavoro.
    Creano l'emergenza e cosi lo stato paga la bonifica e loro guadagnano sempre e giusto? ) Non mi stupisco cosi di un muro che ci ricorda "oggi bistecca e domani diossina)
    Non è uno stato di cose dedicato al meridione, sfatiamo questi luoghi comuni, ci sono molte altre realtà presenti nel resto d'italia che stanno avendo lo stesso seguito, penso alla raffineria API della falconara (ancona) o come già citato prima la centrale enel di porto tolle. Realtà che stanno convergendo contro un modello nuovo di sviluppo, non centralizzato ma micro-distribuito e soprattutto sostenibile. Quello che dobbiamo fare è evitare di giustificare queste società con la scusa che sono loro a creare posti di lavoro. Ma quale posti di lavoro! e i costi per la sanità allora? Le strade a Taranto sono coperte da una patina rossa, la stessa che finisce anche nel cibo locale. Dobbiamo renderci conto che non possiamo più fare le cose senza tenere conto che viviamo dentro un sistema più complesso del "esiste solo l'uomo e siccome noi siamo al centro del mondo possiamo sfruttare, distruggere, estirpare più che possiamo, perché siamo in fondo uno scalino sotto Dio". No, viviamo invece in un sistema complesso dove, se distruggiamo gli ecosistemi distruggiamo anche noi, ci ammaliamo e finiamo per estinguerci. O il nostro egoismo o la nostra sopravvivenza.

    Il lavoro si crea, non si trova e basta, la crisi ci aiuta in questo. Taranto, turisticamente parlando, potrebbe offrire molto, ma non si fa nulla in questa direzione. La mobilità è ferma a 10 anni fa, nelle vie principali di scorrimento il mezzo principale è il mezzo privato (l'auto) e la mobilità pubblica lascia molto a desiderare. Si potrebbero creare percorsi cicloturistici dove si fa turismo sostenibile, riqualificare alcune parti di taranto, rimettere in moto la filiera locale di produzione e consumo del cibo (quindi agricoltura), produzione di energia rinnovabile, istituire poli di ricerca ed innovazione.

  11. #10
    Mai più senza FdT RudeMood
    Donna 42 anni
    Iscrizione: 3/2/2009
    Messaggi: 10,246
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    Vogliono lavorare per pagarsi il funerale.




    E questa è addirittura più bella di quella letta su Spinoza

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