Allontanato dalla parrocchia di frontiera a Scampia per un ufficio a Roma: «Ma la scrivania non fa per me»
NAPOLI - «Gli Enti Pubblici, come la Chiesa, con i loro silenzi finiscono per favorire la camorra». Lo dice al magazine «Sette» del Corriere della Sera, in edicola giovedì in un servizio a firma di Cesare Fiumi accompagnato dalle foto di Roberto Salomone. Un’intervista-denuncia che ha il sapore della rivalsa. Dopo l’allontanamento dalla sua «parrocchia di frontiera» come la chiama lui con affetto ricordando i tanti fedeli del quartiere Scampia, Don Aniello torna a parlare e lo fa senza mezzi termini e soprattutto senza fare sconti ai potenti laici e non. «C’ero col corpo al Trionfale, ma non con la mente» racconta il Parroco nell’intervista. Il riferimento è alla sua ultima Chiesa di destinazione, situata nel quartiere borghese di Roma. Ma lui di uffici e scrivanie non ne vuol sentir parlare «Non sono roba per me» sentenzia deciso.
LA DENUNCIA – Una lunga intervista scandita dai capitoli del libro scritto a quattro mani da Don Aniello assieme ad Andrea Manzi, in uscita in questi giorni «Gesù è più forte della camorra» (Rizzoli edit.). Si parte dalle storie del quartiere, quello dove «da sotto il casco della moto, la divisa dei Killer, gli veniva gridato “Omme e nient, la pagherai prete bastardo”». Storie di ordinaria camorra ma anche e soprattutto di ripensamenti, conversioni, vittorie contro O’Sistema. Sino a giungere all’epilogo della vicenda, quello del trasferimento forzato ad altra parrocchia per volere del suo Ordine, il Don Guanella.
LE RIFLESSIONI – Un allontanamento che Don Aniello, divenuto simbolo della lotta contro la camorra, non ha mai digerito. Così come non lo hanno mai digerito le centinaia di fedeli che negli anni avevano imparato a trovare in lui il vero punto di riferimento. Torna a parlare Don Aniello, come non faceva da tempo. Senza risparmiare nessuno. Dalla Sindaca al Cardinale Sepe: «La Iervolino, quando denunciai il Comune che non pagava le rette dal 2007 per i semiconvitti dei minori, mi voleva querelare. A Napoli sono “il prete fascista” solo perché Fini ha sempre appoggiato le mie battaglie». Poi sul Cardinale: «...dal suo eccessivo presenzialismo nel salotto buono della città non sempre è emersa una concreta vicinanza ai drammi della periferia». Questo e molto altro nel servizio domani in edicola.
LA STORIA - Don Aniello, per oltre 16 anni alla guida di una delle parrocchie di frontiera di Scampia. Poi la scelta inaspettata dell’Ordine ecclesiastico a cui appartiene, il Don Guanella, di trasferirlo ad altra parrocchia. Nuova destinazione il borghese quartiere Trionfale di Roma. Una scelta sofferta che vide per lungo tempo vere e proprie sollevazioni dei cittadini del Rione Don Guanella che non volevano abbandonasse il territorio e la sua gente. Poi, dopo circa sei mesi dal trasferimento, la scelta di Don Aniello di prendere un «anno sabbatico». Un lungo silenzio che si rompe oggi con questo libro che già si annuncia come un successo.

Luca Mattiucci



Fonte: Facebook - Informazione Libera