L'agguato per contrasti sulla proprietà di alcuni terreni. Ercole Vangeli si era costituito e aveva confessato.
VIBO VALENTIA - Non ci saranno funerali pubblici per le cinque vittime della strage nella masseria di Filandari. È la decisione presa, per motivi di sicurezza, dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, convocato dal prefetto di Vibo Valentia. «In una situazione come questa meglio essere prudenti», ha commentato il prefetto. Un'intera famiglia di agricoltori e pastori è stata sterminata lunedì dal proprietario di una vicina masseria Ercole Vangeli e da tre suoi parenti: tra i fermati c'è infatti il fratello dell'uomo, Franco, il figlio di quest'ultimo Piero e il genero Gianni Mazzitelli. All'origine del gesto ci sarebbe stato l'ennesimo diverbio avuto tra i due nuclei familiari per questioni di invasione di terreni e vecchi attriti personali.
LA STRAGE - Cinque persone, padre e quattro figli, sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco a Filandari, nel vibonese, nella frazione di Scaliti. L'agguato è avvenuto intorno alle 17 di lunedì. A rimanere sotto i colpi dei 4 killer sono Domenico Fontana, 61 anni, e i suoi quattro figli: Pasquale di 37, Pietro di 36 anni, Emilio di 32 e Giovanni di 19. Il padre e due dei figli sono stati trovati all'esterno della masseria di proprietà della famiglia Fontana, mentre le altre due vittime della strage sono state trovate all'interno del locale. Gli assassini hanno utilizzato due pistole, una calibro 9 e una 7,65, cogliendo di sorpresa i cinque. Tre delle vittime, Domenico, Emilio e Pasquale Fontana, erano stati arrestati nel luglio del 1998 con l'accusa di avere gestito una coltivazione di canapa indiana composta da circa duemila piante.
«SONO STATO IO» - Ercole Vangeli, 42 anni, si è presentato nella caserma dei carabinieri di Vibo Valentia assumendosi la responsabilità della strage. Vangeli è il proprietario di una masseria che si trova nelle vicinanze di quella della famiglia Fontana. Il movente sarebbe legato, come detto ad anni di litigi per futili motivi e, forse, anche a una questione d'interessi. Vangeli ha detto di avere agito da solo, ma su questo punto i carabinieri non gli hanno creduto. Dopo alcune ore infatti hanno arrestato tre suoi familiari con l'accusa sempre di omicidio plurimo. «Ero stanco dei soprusi continui che subivo dai Fontana. Mio padre è stato anche schiaffeggiato da loro. Alla fine non ce l'ho fatta più » ha spiegato Vangeli. Interrogato dal pm, l'uomo ha parlato di una serie di episodi che si sono susseguiti nel tempo e che lo avrebbero portato all'esasperazione.
INSOSPETTABILE - Una persona perbene, dedito alla famiglia ed al lavoro: così i suoi amici definiscono peraltro Ercole Vangeli. Anche chi lo ha visto la mattina della strage lo ha descritto come una persona tranquilla, che non sembrava stesse meditando di compiere un gesto come quello del quale si è accusato. Titolare di una ditta di serramenti situata sulla strada provinciale per Tropea, Vangeli ha una figlia che si è iscritta quest'anno alla facoltà di Giurisprudenza di Cosenza e un figlio più piccolo. Poco prima di costituirsi l'uomo parlava dei problemi che le famiglie affrontano quando hanno i figli all'università e manifestava attaccamento sia alla famiglia che al lavoro.
LA DINAMICA - Secondo la ricostruzione dei carabinieri i sicari sono arrivati nel tardo pomeriggio nella masseria dei Fontana senza dare dell'occhio oppure approfittando del fatto di essere conosciuti dalla vittime. E quando sono stati abbastanza vicini hanno fatto fuoco. Domenico Fontana è stato ucciso nello spiazzo antistante la masseria insieme a due figli. Gli altri due sono stati uccisi nel grande ovile posto dall'altro lato dello spiazzo. Emilio non è morto subito. Il suo fisico ha retto più di quello dei fratelli e del padre. Ma quando l'ambulanza che l'ha soccorso stava per partire, anche lui ha ceduto. Nelle vicinanze del luogo della strage si trovava anche la moglie di Domenico Fontana, impegnata in lavori agricoli. La donna, però, non ha visto nulla.
(Fonte Corriere della Sera)
Strano che non se ne sia parlato. E' un vicenda tetra, sulla quale riflettere molto anche per le motivazioni culturali che hanno spinto allo sterminio.