Le vicende del nostro Paese sono talmente intrecciate con la Chiesa Cattolica che, praticamente sempre, si ignorano ragionamenti molto semplici, tra cui il più alto principio in questioni di tale argomento: siamo tutti italiani, ma non siamo tutti cattolici (e ciò avrebbe lo stesso valore per qualsiasi altra confessione religiosa). Rispondiamo tutti doverosamente allo Stato, solo chi vuole risponde liberamente alla sua guida spirituale. Ma di riflesso lo Stato ha i suoi doveri verso tutti i suoi cittadini, non solo verso le maggioranze. Compito dello Stato è mantenere la sua indipendenza dalle confessioni religiose, in modo da garantire a tutti lo stesso trattamento e le pari opportunità. Compito dello Stato non è preservare i dogmi di una confessione religiosa (che riguardino l'indissolubilità del matrimonio o l'accesso esclusivo al matrimonio civile o l'assenza di informazione sessuale, ecc ecc ecc) applicandoli a tutti i cittadini, anche a chi non ci pensa proprio di seguirli. Compito dello Stato è analizzare la società, leggerla e regolarla legiferando in modo oggettivo, non clericale. In modo LAICO. Altrimenti si compromette la vita di molte persone che vengono, in troppi modi, messe in difficoltà durante la loro quotidianità e la cui sensibilità viene perennemente calpestata.Oggi a tal proposito vi giro una lettera che mi è arrivata nella posta. La persona che l’ha scritta ha scelto di condividerla con voi come un amico racconta ad altri amici, anche se in forma anonima per evitare ripercussioni. Chiaramente come al solito sarà accettata ogni eventuale replica, soprattutto in questo caso su procedure e dettagli tecnici che sono descritti dalla persona che li racconta, ma che ovviamente possono essere contestati. Lasciate le vostre considerazioni, la persona in causa chiede eventualmente anche consigli di tipo legale che leggerà tra i commenti oppure sarò felice di girargli io stesso qualora arrivassero al mio contatto FB taggato in questa nota.
Salve,
permettetemi di raccontarvi una storia di ordinaria follia...religiosa. Sono un una persona come tante: onesta, lavoratrice e atea. E sono un militare, sono un volontario nell'esercito italiano...o vaticano? Sì, il dubbio c'è e non si può ignorare.
Nel mio lavoro anche se si è assegnati a un incarico specifico (fuciliere, tecnico, magazziniere, ecc) capita spesso di essere coinvolti in cerimonie e rappresentanze. Bisogna ammettere che è noioso ma ehi... il lavoro è lavoro! A queste cerimonie è spesso presente una forte componente religiosa: cerimonie per i caduti, benedizioni, patroni dei vari corpi/armi, ecc. Essendo laico io accetto che chi crede abbia tutto il diritto di manifestare i suoi sentimenti religiosi, ma chi non crede? Può essere comandato a prendere parte ad una cerimonia esclusivamente religiosa? A quanto pare nel 2010 ciò è ancora possibile.
Per il secondo anno di fila invece di poter partecipare alla cena del 24 dicembre con la mia famiglia (il fatto che io sia ateo non significa che non passi il natale in famiglia no?) sono costretto a prendere parte alla messa organizzata dal prete della caserma.
Se non lo sapete all'interno dell'esercito c'è l'ordinariato militare: preti che assumono gradi da ufficiali (e stipendi da ufficiali pagati con le nostre tasse!) e che prestano servizio alle anime in missione (con tutto il controsenso che ci può essere ad andare a fare la guerra in nome di Dio... ma questa è un’altra storia).
Sono stato comandato a prendere parte a questa cerimonia in qualità di corista. Io? Che non canto neanche sotto la doccia? Se fossi stato mandato come tecnico, sicurezza, o qualunque altra cosa ok... sarebbe stato lavoro, ma mi ordinano di partecipare ad una cerimonia che non esprime i miei valori e va anche contro buona parte dei miei principi!
Sono andato dai miei superiori e ho dichiarato di essere ateo e per questo di non sentirmela di prendere parte a questa cerimonia. Ho anche proposto di essere assegnato ad un altro incarico/servizio per quella sera, ma per una serie di motivazioni che non sto qui a snocciolare ciò non è possibile. Mi è stato risposto che gli ordini vanno eseguiti. Io ho replicato che non posso essere obbligato ad andare a messa. Al che mi hanno detto che o ci vado io o devo richiamare qualcun altro dalla licenza. Un ricatto insomma.
Io non sono certo il tipo che mette nei guai i colleghi quindi anche stavolta il "proiettile" lo prendo io, ma vorrei poter rispondere in modo serio e puntuale che io e nessun non credente può essere costretto ad assoggettarsi al prete. Non è un fatto di scarsa voglia di lavorare badate bene, è un fatto di coerenza con se stessi! Ma in un paese di pecore nessuno si pone nemmeno il dubbio se sia lecita o no una situazione del genere. Per la cerimonia della santa patrona di turno uno ci va perchè la rappresentanza fa parte dei doveri, è lavoro, però nella chiesa non ci entro o se proprio devo entrare sto in fondo in disparte, fermo e non partecipo. Vado io incontro a loro. In questo caso invece mi viene comandato di essere cristiano per una serata! È mai possibile? Non solo non si pongono il dubbio se sia lecito o no ma lo danno per scontato!
Fonte : Gruppo Facebook - Laicità dello Stato
Io avrei chiamato un collega Cattolico per farlo rientrare dalla licenza.
A Cesare quel che è di Cesare