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schrek
Aggredire il superiore, con spinte e calci, non è una ragione sufficiente per il licen*ziamento: lo ha stabilito il tribunale supe*riore di giustizia dell'Andalusia
MADRID I giudici andalusi hanno dato ragione a un impiegato che contestava di essere stato licen*ziato per avere aggredito il datore di lavoro. L'episo*dio, secondo il tribunale andaluso, «non ha la gra*vità necessaria a costituire motivo di licenziamen*to». Il dipendente si era alterato con il capo del*l'azienda perché aveva capito - ha spiegato ai giu*dici - che questi voleva licenziarlo adducendo come motivo un calo di produttività. Prima ha quindi in*sultato il suo capo dandogli del «codardo e ladro», poi lo ha minacciato gridandogli: «Non m'importa di andare in prigione, ti perseguiterò, andrò a casa tua a fare giustizia». Poi lo ha spintonato più volte, fa*cendolo cadere. Quindi, mentre a questo punto ve*niva trattenuto da alcuni presenti, ha cercato di col*pirlo a calci, «lanciando pedate da karateka». L'inci*dente è stato citato nella lettera di licenziamento consegnata poco dopo all'uomo. Che ha fatto ricor*so ai tribunali. I giudici andalusi gli hanno dato ra*gione, gli insulti e l'aggressione al datore di lavoro «vanno considerati nella situazione e nel contesto in cui si trovava in quel momento» il dipendente.
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