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Il signor Fiat chiude Termini Imerese ed apre in Serbia

  1. #1
    obo
    .
    35 anni
    Iscrizione: 23/9/2005
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    Predefinito Il signor Fiat chiude Termini Imerese ed apre in Serbia

    Il signor Fiat chiude Termini Imerese ed apre in Serbia, nuova Eldorado del made in Italy


    Lo stabilimento di Kragujevac della Zastava, ora di proprietà Fiat godrà degli aiuti dello stato serbo ancora per molto anni e la circostanza ha attirato l’amministratore delegato della casa torinese Marchionne.

    di Sergio Bagnoli

    Erano rassegnati i quasi millecinquecento operai di Termini Imerese che ieri mattina hanno sfilato per le vie di Roma sino a giungere sulla soglia dei Palazzi del Potere urlando la propria disperazione.

    L’Amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, infatti, aveva appena annunciato la certa chiusura dello stabilimento di questa nostra città del sud che si trova in Sicilia, ad un tiro di schioppo da Palermo, terra in cui il controllo del territorio è troppe volte esclusiva delle locali cosche mafiose.

    E’ molto probabile che le produzioni di Termini Imerese ora vengano trasferite nei Balcani occidentali, in Serbia per la precisione, nazione che proprio oggi con la presentazione della domanda di adesione ha iniziato il proprio percorso verso l’integrazione nell’Unione europea.

    La Fiat, come ben si ricorderà, ha appena rilevato la società automobilistica serba Zastava, una volta proprietà dello stato jugoslavo. Già da oggi la Zastava produce Fiat Punto ed un domani inizierà pure la produzione delle Lancia Y10, con il chiaro intento di penetrare nel mercato automobilistico dell’Europa centro- orientale per ora predominio, per ciò che concerne le utilitarie, di Volkswagen, che in Repubblica ceca fabbrica le Skoda, e Renault, proprietaria della romena Dacia.

    La casa automobilistica torinese però ben si guarderà dal conferire alla casa serba il proprio marchio, preferendo mantenerne l’autonomia al fine di continuare a riscuotere le sovvenzioni da parte dello stato balcanico. La Zastava, dunque, godrà dei vantaggi derivanti dalla chiusura dello stabilimento siciliano insieme all’importante città industriale di Kragujevac pesantemente bombardata ai tempi dell’intervento Nato contro Belgrado proprio a causa della presenza di quegli impianti industriali.

    Che cosa dunque ha spinto la Fiat, e nella fattispecie il suo Amministratore delegato Sergio Marchionne, a preferire Belgrado all’Italia insulare, e nella fattispecie alla Sicilia?

    Certamente tra i tanti fattori che hanno consigliato la maggiore società industriale privata italiana a disimpegnarsi da Termini Imerese, nonostante le ammonizioni in senso contrario del Ministro alle Attività produttive Claudio Scajola, uno dei più importanti è quello di poter godere in Serbia, nazione che ancora per un certo numero di anni continuerà a rimanere extra- comunitaria, di quegli aiuti di Stato ormai da tempo vietati nei ventisette paesi dell’Unione europea.

    Basso costo del lavoro, possibilità di continuare ad operare lo sfruttamento massiccio della forza- lavoro, facile accesso ai doviziosi aiuti economici che Bruxelles accorda a quelle nazioni che hanno stretto con l’Unione europea accordi di stabilizzazione finalizzati ad una futura integrazione in essa, e ieri la Serbia ha presentato domanda di adesione all’Unione, stanno inducendo molti imprenditori italiani ad abbandonare persino la sicura Timisoara, e la regione circostante del Banato, in favore della serba Vojvodina dal momento che, con l’ingresso della Romania nell’Europa a ventisette, ormai investire dalle parti di Bucarest non conviene più come una volta.

    Intanto in terra di Sicilia da ieri quasi millecinquecento famiglie, sono duemila con l’indotto, non hanno più certezze circa il loro futuro: il pericolo che in parte possano cadere in mano alle sirene della criminalità organizzata in una terra dove quasi un giovane su due è disoccupato sono, purtroppo, altissime e nulla sinora è riuscito a far recedere il Signor Fiat dal proprio intento.


    Il signor Fiat chiude Termini Imerese ed apre in Serbia, nuova Eldorado del made in Italy - AgoraVox Italia
    a parte che è scandaloso lasciar così a piedi 2000 famiglie, mi fa ancora più schifo la logica spietata del profitto (cit.).

    e in questa situazione ci sono di mezzo non solo le 2000 famiglie di termini imerese, ma anche chi lavora in aziende che forniscono i materiali a fiat.. a catena.


  2. #2
    Overdose da FdT
    Uomo 34 anni da Roma
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    per me è giusto cosi...voglio dire, è come se a me dovesse importare qualcosa di gente che non conosco e non ho mai visto!

  3. #3
    Sempre più FdT mformatteo
    Uomo 36 anni da Imperia
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    hummm...

    è il capitalismo, baby

    il bello è che poi ci invitano a preferire il made in italy ^______^

    PS: a mia discolpa dico che amerei enormemente dare una mano al made in italy.. amerei tanto avere in garage una bella 1098R e una ferrari f430, ma.. non ce la fo!

  4. #4
    0 1 1 2 3 5 8 13 21 34 55 Killuminato
    Uomo 42 anni da Modena
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    la stessa cosa è avvenuta anche per le calzature, sempre in serbia lo fanno il nostro caro made in Italy....

  5. #5
    Anomalia
    Donna 34 anni da Forlì-Cesena
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    Basso costo di manodopera e materie prime, aiuti statali, modeste distanze dal mercato di consumo, costi di trasporto, una debole sindacalizzazione, una discreta fiscalità, pochi controlli di sicurezza al lavoro nonché di livelli di inquinamento? Dovrebbe essere una novità? Utile, utile, utile, niente fuorché l'utile. La solita corsa verso un Dio Denaro.

    Oltre a questo, la casa automobilistica iugoslava, la Zastava, nominata nell'introduzione del articolo, indulge al raffiorare di non pochi bei ricordi. Quella era la nostra Fiat, quella era la nostra Mercedes, quella era la nostra macchina.


  6. #6
    Sempre più FdT
    Uomo 32 anni da Vercelli
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    l'importante è che la fiat abbia sempre ricevuto un sacco di soldi dallo stato italiano ogni volta che gridava alla crisi...... nonostante ora se ne vada in serbia e gia prima se ne era andata in brasile e da qualche altra parte......scommettiamo che in al massimo due mesi chiederà ancora soldi il nostro governo glieli darà??

  7. #7
    Sempre più FdT mformatteo
    Uomo 36 anni da Imperia
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    io credo che prima o poi pagheremo il conto di questa economia spregiudicata, altro che sta crisi ^_^

    già stiamo dando un know-how inestimabile ai cinesi, stiamo indebolendo le nostre economie nazionali..

    ci sarà da ridere (eufemisticamente) quando tutte queste belle bolle faranno "puf", e ci ritroveremo in braghe di tela..

    il made in italy dovrebbe essere la nostra punta di diamante, visto che abbiamo poche altre risorse nazionali, eppure sembra quasi che ci dia fastidio valorizzarlo e far sì che sia una fonte di benessere per il paese..

    paradossalmente, gli unici che credono ancora nell'Italia sono i giapponesi.. loro investono molto nel nostro paese proprio perchè credono fermamente che certe cose come le fanno gli italiani non li fa nessun altro..

    un esempio è la honda, che ha fatto progettare e costruire qui in Italia un modello importante quale il cb1000RR, la yamaha (anche se ultimamente ha chiuso uno stabilimento) fino a un anno fa ha spostato qui in italia la produzione di diversi modelli di moto..

    comunque dopo tutti gli aiuti economici incassati dallo stato io fossi in marchionne mi vergognerei un bel pò anche solo a camminare in italia.. poi boh, sarà che a me piace tanto l'etica, ma che ci potete fare..

  8. #8
    Eurasia
    Ospite

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    Sapevo che prima o poi la fiat avrebbe compiuto questo passo. Credo che rientri in uno dei tanti compromessi cui si è giunti per salvare l'azienda e i restanti dipendenti diffusi nel territorio. Quello che mi fa rabbia è l'aver preferito chiudere gli stabilimenti siciliani, come se tacitamente si sapesse che l'economia dello sfruttamento (in nero) non abbandonerà questi lavoratori con famiglie. Ancora una volta ci trattano come la feccia dell'Italia, o forse i nostri dirigenti regionali sono troppo impegnati a leccare il sedere in Parlamento piuttosto che giungere a patti territoriali "seri" con le poche imprese disposte a investire sul nostro territorio.

  9. #9
    Tyler Durden
    Uomo 37 anni
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    imprenditori e capitalisti.. li fanno con lo stampino

  10. #10
    Bushi yasha
    Uomo 43 anni da L'Aquila
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    Come detto da qualcuno,odio questa ipocrisia di merda.
    Capisco (ma mi fanno schifo) le regole del capitalismo e del profitto forzato,considerando poi che realizzate in questo modo sono effimere,ma non approvo l'ipocrisia.

    Vedere quelle facce odiose di Montezemolo o Della Valle che invitano a comprare il Made in italy,quando il 90% della loro produzione avviene in paesi del secondo/terzo mondo,sfruttando poveracci...beh.....

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