Originariamente inviata da
Lucien
No no, diciamo pure figuracce... sempre salvo l'onore dei nostri soldati che solo gli inglesi hanno l'abitudine di mettere in discussione, la preparazione e la condotta della guerra nelle alte sfere è stata dilettantesca, dall'inizio alla fine. Un esempio lampante lo si è avuto già all'inizio della guerra, nella battaglia delle Alpi, coi fanti armati di moschetto '91 ('91 era l'anno di progettazione: 1891, arma che vince non si cambia) e di bombe a mano che erano poco più di petardi, mandati all'assalto frontale contro le fortezze francesi... cannoni residuati della grande guerra che gli sparavano contro senza alcun effetto... l'aviazione, l'arma fascistissima, che cercava inutilmente di colpirle e si dimostrava perfino incapace di difendere il territorio nazionale dagli attacchi nemici... la marina che dovette fronteggiare fuori Genova una squadra di incrociatori francesi con una sola torpediniera, naturalmente anch'essa residuato bellico...
Se non ci fosse da piangere, se ne potrebbe ridere. La disponibilità per costruire un grande esercito c'era in termini di materiale umano, ma non in finanze. L'Italia non era pronta per la guerra e non lo sarebbe mai stata, perché cercavamo di fare troppo con troppe poche risorse. E quelle poche che con grandi sacrifici venivano raccolte erano mal impiegate, vuoi per l'incapacità dei nostri tecnici, che cominciarono a progettare armamenti all'altezza dei tempi solo quando la guerra era già persa, vuoi per la taccagneria e l'incompetenza dei comandi, od ancora per la disonestà delle industrie (quella delle truffe ai danni dello Stato in tempo di guerra è una storia ancora tutta da scrivere, ma molto promettente).
Ciononostante la guerra era inevitabile: quello del dire "Mussolini ha sbagliato solo quando è entrato in guerra", la principale scusante con cui si cerca di rivalutare la sua figura, è un discorso fallace, che non tiene conto del fatto che la guerra era profondamente radicata nel DNA del fascismo, e si poneva pertanto come scelta obbligata. Se c'è stato un momento in cui l'Italia ha sbagliato, è stato il 28 ottobre e non il 10 giugno.