A parte che partire con il presupposto "se finisce", in entrambi i casi mi farebbe desistere dal fare l'una e l'altra cosa, questi discorsi stile "prova generale" mi portano ad essere d'accordo con Fiona. Secondo me, la decisione di convivere da parte di una coppia, indica il comune desiderio di crescere insieme e creare un proprio nucleo familiare (che con o senza figli) seguendo gli stessi diritti e gli stessi doveri che implica un matrimonio civile. In pratica la convivenza ritengo sia un matrimonio non formalizzato. Invece da molti viene vista come una bozza del matrimonio dal quale però è più facile togliersi d'impiccio (cosa che in realtà va rivista, vite le leggi sulle coppie di fatto).
Inoltre, molte coppie che convivono hanno comunque figli, dopo non molto tempo, e in quel caso la separazione tra conviventi non ha nulla di diverso rispetto a quella tra coniugi.
@scazzula, hai riportato come esempio i 6 mesi. Io ho capito il tuo discorso, ma se si trattasse di rotture in così breve tempo, parlando di coppie che vanno ad affrontare per la prima volta questi due passi, dopo 6 mesi nemmeno una coppia sposata avrebbe figli, quindi se nella convivenza dopo breve lasso di tempo, tanti saluti e non soffre nessuno, nel matrimonio che finisce nello stesso lasso di tempo, è la spessa cosa, tanti saluti e non soffre nessuno, a parte che devi spendere 16 euro per la separazione, e penso altrettanti per eventuale divorzio poco dopo.
Questo per dire che francamente io non vedo grandi differenze