Mediatrice culturale di origine marocchine offesa presenta denuncia alla polizia. La Cisl dove fa la volontaria si costituirà parte civile
La 22enne Hind Talibi, studentessa padovana di origini marocchine (Foto Bergamaschi)
PADOVA — «L’hijab è parte della mia identità . Il tentativo di strapparmelo per me è quasi paragonabile a una violenza fisica. A molti, che non conoscono il significato di questo velo, potrà sembrare una cosa non grave, ma per me lo è. Io sono quel che sono con il mio hijab». Neppure un filo di rabbia, nelle parole con cui Hind Talibi descrive quanto le è accaduto due sere prima in via Santa Maria Assunta, a Padova. Fasciata nel velo della tradizione islamica, la 22enne studentessa di origini marocchine sembra una bambina, mentre racconta quello che ha appena definito «uno choc». Rincasava in bicicletta dopo una serata trascorsa in un cinema di quartiere Guizza, quando ha incrociato «una donna, che poteva avere circa cinquant’anni». «Si è rivolta a me e mi ha gridato contro: "Schifosa, togliti quel coso... Che te ne fai con questo caldo?"». A quel punto Hind, che a Padova studia Relazioni internazionali dei diritti umani ed è volontaria del gruppo giovani di seconda generazione nell’Associazione nazionale oltre le frontiere (costola di Cisl), è scesa dalla bici e ha avvicinato la sconosciuta che l’aveva appena coperta d’offese.
«L’ho salutata, gentilmente, e ho cercato di parlarle: "Signora, vorrei informarla che il velo è una mia scelta"». L’altra donna, però, risponde urlando: «"Fai schifo", mi ha gridato... "Sei solo una stupida schiava ignorante"... "Quelli come te dovrebbero prenderli a bastonate" ». E’ allora che la donna alza le mani e tenta di strappare il velo alla giovane islamica. Lei però riesce a sottrarsi e decide che è meglio allontanarsi, anche per non reagire. «Tremavo tutta, mi sentivo mancare, allora ho chiamato al telefono mio padre (Ahmed Talibi, responsabile della comunità islamica di via Anelli, ndr)», conclude la giovane Hind. Segue la decisione di denunciare (ingiurie il reato ipotizzato) quanto accaduto alla polizia. «Considero Padova una parte di me - dirà poi la ragazza - Mi sento cittadina di questo Paese, penso che legalità e giustizia siano le giuste vie da seguire e credo che sarò tutelata nei miei diritti». Nel tentativo di inquadrare portata e gravità dell’episodio, il senegalese Pap Fall, segretario confederale della Cisl padovana con delega alle politiche per l’immigrazione, aggiunge: «Per fortuna tutto questo è accaduto alla nostra Hind, che ha grande forza ed equilibrio. Il nostro gruppo sostiene il confronto e lavora per l’integrazione e per costruire una società che includa... Altri, temo, avrebbero reagito in modo diverso ».
Il sindacato, in ogni caso, sarà dalla parte della studentessa anche in sede legale. «Ci costituiremo parte civile in un eventuale procedimento contro la persona denunciata da Hind - dice Adriano Pozzato, segretario generale della Cisl di Padova -. Quel che è accaduto è un fatto gravissimo, che non vogliamo nella nostra città . Per questo rivolgiamo un appello a chi ha visto, perché contribuisca a identificare la responsabile». La denuncia è contro ignoti. Ma, valutati gli elementi forniti da Hind Talibi, la Digos sarebbe già in grado di indicare nome e cognome della responsabile delle offese. Si tratterebbe di una donna con precario equilibrio psichico, conosciuta in città per fatti simili all’ultimo: offese urlate di rabbia, senza limiti e riguardi. Fosse così, quanto accaduto in via Santa Maria Assunta sarebbe forse meno grave. Non certo meno spiacevole per chi l’ha subito, tanto più di fronte agli sguardi distratti di tanti passanti.
------------
corriere veneto
---------------
che ne pensate ?