Il tempo di sentir dire a Paolo Maldini che 'il derby è come sempre una partita diversa, basta ascoltare la città per capirlo. Sarà sempre diversa questa partita, anche quando andrò a vederla da tifoso dopo aver smesso di giocare' e il riferimento al futuro scatta immediato. Gli unici che sono praticamente certi di poter ripetere fra dieci anni la stessa frase di Maldini di oggi, sono loro: Kakà e Adriano. C'è da scommettere che la magia dell'uno e la potenza dell'altro resisteranno. All'usura del tempo, al trascorrere di queste stagioni milanesi, alla pressione sempre più forte che incombe sul grande calcio. Kakà ha già un vantaggio, al suo primo derby ha fatto subito centro, arrivando per il momento a poter dire di aver fatto sempre gol in tutti i derby giocati. L'altro ha sfiorato il tre a zero nella sfida di ritorno dello scorso campionato, ma va anche detto che la sua sola presenza ha posto le premesse per seminare quello scompiglio nell'area rossonera che aveva portato la sua squadra avanti per due reti a zero prima della grande rimonta milanista. Destinati a lasciare il segno insomma. E a proseguire una grande tradizione. Dopo Baggio, Savicevic, Boban e Rui Costa, l'Inter è abbastanza abituata ad affrontare un grande numero 10 avversario. Così come il Milan nei confronti di una punta alta e forte: Adriano in questo senso arriva dopo Ronaldo, Crespo, Vieri. Uno è paulista, l'altro carioca, uno è bianco, uno è di colore, uno arriva dalla buona borghesia, l'altro dalle favelas, ma tutto questo poco importa. Hanno tanta classe e tanta forza. Due simboli che sapranno rappresentare per tanti anni, su due sponde irrimediabilmente diverse, l'anima sensibile ed educata del tifo calcistico milanese.
da www.acmilan.com