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Il Milan di Berlusconi è diventato grande.Diciotto anni, l’età che nella vita di ognuno di noi rappresenta un crocevia fondamentale, un numero magico che segna il passaggio alla maggiore età e che ci fa diventare adulti. Diciotto, come gli anni di presidenza di Silvio Berlusconi al Milan. Non un semplice Presidente ma qualcosa di più: un leader carismatico, un papà amorevole, un tifoso passionale, un uomo in grado di segnare un epoca calcistica con idee illuminate e intuizioni illuminanti.
Era davvero un ‘povero diavolo’ quel Milan che nel 1986 Silvio Berlusconi acquistò sull’orlo del fallimento. Una società piena di debiti, con un parco giocatori che non riusciva nemmeno a raggiungere la zona UEFA. L’intento del neo presidente fu chiaro fin da subito: portare il suo Milan, la squadra amata fin da bambino, ad essere il club più forte del mondo. Non in modo banale, ma attraverso il gioco, lo spettacolo e tutto ciò che avrebbe potuto essere bello esteticamente. Berlusconi volle nel suo Milan solo uomini grandi, non solo nel gesto tecnico, ma soprattutto nell’animo, nella testa.
In molti sorrisero vedendo arrivare il nuovo Milan berlusconiano a bordo di elicotteri, in molti scommisero che quella truppa di giocatori normali non avrebbe mai potuto prendere il volo se non proprio con mezzi alati.
Invece meno di quattro anni dopo, il 17 dicembre 1989, Baresi alzò al cielo di Tokyo la Coppa Intercontinentale, e il Milan diventava Campione del Mondo passando necessariamente per il cielo d’Italia e d’Europa. Fu solo l’inizio di una valanga di trofei che avrebbe arricchito la bacheca di via Turati. Ben 22, sette scudetti, 4 coppe dei campioni, 2 coppe intercontinentali, 1 coppa italia , 4 supecoppe europee e altrettante italiane.
Grazie alle intuizioni e alla fine conoscenza calcistica del Presidente numerosi sono stati campioni assoluti che hanno transitato in questi anni a Milanello. Da quelli del vivaio (i vari Baresi, Filippo Galli, Costacurta, Maldini, Evani, Albertini), ai tanti acquistati in Italia e in tutto il mondo. Il mitico trio olandese Gullit-Van Basten-Rijjkaard, e poi ancora Ancelotti, Donadoni, Papin, Boban, Savicevic, Weah, Roberto Baggio, Leonardo, fino ad arrivare a quelli della nuova generazione. I cosiddetti Meravigliosi di Carlo Ancelotti, gli eredi degli immortali di Arrigo Sacchi e degli invincibili di Fabio Capello. Tre allenatori fortemente voluti proprio da Silvio Berlusconi, tra lo scetticismo di numerosi addetti ai lavori, per vincere ancora una volta le sue ennesime scommesse.
Un Milan di vittorie, di rivoluzioni, di campioni e di amori quello di Silvio Berlusconi, una squadra dalla vocazione al bello che mai nessuno tradirà al Milan
da www.acmilan.com