Cesari sdogana la sudditanza psicologica: "Esiste e ora è al contrario! Per paura di favorire una grande come la Juve, le si fischia contro. Ma Morganti non può essere fermato..."
Intervista all’ex fischietto sui fatti di Palermo e sulla classe arbitrale.
Dopo la partita di ieri sera tra Palermo e Juventus, condita da qualche svista arbitrale di troppo, è scoppiato il finimondo. La Juventus ha imposto ai giocatori il silenzio stampa, Del Neri e Marotta sono esplosi in diretta tv lasciando intendere una sudditanza psicologica al contrario nei confronti della squadra bianconera. E ovviamente l’arbitro Morganti è finito sotto i riflettori e nel mirino della critica. Abbiamo chiesto lumi di tutto questo a chi se ne intende. Uno che ha fatto quel mestiere e lo ha fatto per molti anni ad altissimi livelli. Stiamo parlando di Graziano Cesari, ora opinionista per Mediaset e sempre presente in studio in rappresentanza della categoria e sempre pronto a commentare gli episodi da moviola.
Ieri serata storta per Morganti. La Juventus, attraverso le parole di Marotta e Del neri, ha sbottato in diretta tv... "Quando si tratta di sviste così clamorose è normale sbottare: il rigore era solare. Lo ha fatto il Palermo, giustamente, per diverso tempo dopo essere stato penalizzato in modo indescrivibile, lo ha fatto la Juve già la settimana scorsa sul discorso Krasic. Dunque c’era già una situazione di disagio arbitrale da parte dei bianconeri. Ma quando c’è una partita in cui c’è una squadra che viene penalizzata in modo continuativo come il Palermo di fronte alla Juve e si presenta un episodio favorevole ai rosanero e sfavorevole per i bianconeri si rischia di sbagliare. Chiaro che in questo momento del campionato sono errori che pesano tantissimo".
Dunque ammette che possa esistere la sudditanza psicologica? "Mi sembra che sia abbastanza chiara la questione. Purtroppo la sudditanza psicologica esiste. Mi dispiace moltissimo ammetterlo perché non ho mai creduto alla sudditanza però ormai è evidente. C’è un po’ di timore da parte dei direttori di gara nei confronti delle cosiddette grandi".
Allora esiste anche la sudditanza al contrario: il non fischiare a favore di una grande... "Sì, purtroppo esiste anche quella. La sudditanza al contrario nel non favorire una grande. C’è un concetto che sta venendo fuori prepotentemente: si teme di favorire la squadra titolata, la grande squadra, e invece certe volte la si sfavorisce. Proprio per dare l’impressione di non favorirla si rischia di danneggiarla”.
La Juventus ha detto che Morganti con loro è sfortunato: esiste la malafede? "Assolutamente no, non posso credere alla malafede. Ci mancherebbe altro. Soprattutto dopo quello che abbiamo passato in Italia".
Si riferisce ovviamente a Calciopoli? "Ovvio. Non voglio assolutissimamente pensare che ci sia malafede da parte degli arbitri. Anche perché fino a qualche tempo fa eravamo convinti che non esistesse. Poi, dopo la presunta Calciopoli, tutti abbiamo pensato che non ci fosse buona fede e moralità da parte della classe arbitrale. Non credo che il comportamento degli arbitri, oggi, sia dovuto ad un condizionamento".
Secondo lei, Morganti rischia di essere fermato dopo gli erroracci di ieri? "E' impossibile che possano essere fermati questi arbitri: sono soltanto in 20. Forse sarebbe meglio rivedere la formula che comprende solamente questi venti per la serie A perché effettivamente sono pochi. Non c’è una continuità, non c’è una novità e si rischia di sbagliare continuamente. Magari sarà fermato per uno o due turni al massimo, ma poi rientrerà per forza".
Anche perché, come spiegava Braschi qualche giorno fa agli staff tecnici delle squadre di serie A, si cerca di far ruotare gli arbitri. Ha spiegato che cerca di mandare non più di due volte un arbitro per ogni squadra. Ma essendo in pochi la cosa è irrealizzabile... "Guardi: questa formula esisteva già quando arbitravo ancora io. C’era già la divisione tra arbitri di serie A e arbitri di serie B. E’ una formula assurda. Diventa difficilissimo non utilizzare un arbitro. Venti sono troppo pochi per lasciare a casa chi sbaglia".
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