Paolo Di Canio fa il calciatore, ma rischia di credere d'essere diventato un problema politico. Non lo è. E' solo uno che non sa quel che dice.non si merita onore ma non si merita neppure questo processo.
Alza il braccio teso, orrendamente ornato di tatuaggi fascisti, rivolgendolo alla folla dei calciofili. Saluto romanamente, egli dice, per “identificarmi con il mio popolo”. Oibò, e quale sarà il di lui popolo? Se è quello di chi si riconosce nella “romanità” adesso sappiamo che anche i film con i sandaloni possono essere pericolosi. C'è gente così scema che riesce a non capire neanche l'epopea di Roma antica.
Se, più probabilmente, il di lui popolo dovesse essere quello dei fascisti (se si osservano le foto, non ci son dubbi...), così intendendo i seguaci della dottrina mussoliniana, allora sarà bene ricordare loro che l'Italia è un Paese libero e ricco grazie al fatto che quella dottrina è stata schiacciata e scacciata, assieme al suo conduttore. L'Italia è un Paese libero, ma nella Costituzione, a tutela della libertà e nel ricordo di quel che era appena successo, i simboli ed i comportamenti legati al Partito Nazionale Fascista sono proibiti. Detto questo, non è la legge che deve farsi valere, nei confronti di un Di Canio qualsiasi. Uno che parla di ebrei e di negri nel modo in cui ne parla costui, merita un sano, ed anche allegro disprezzo.
Quindi; io non lo condanno, ma lo disprezzo....Originariamente inviata da Minnie