Ciao a tutti, scusate ma ho urgentemente bisogno d'aiuto. Devo tradurre la mia presentazione in francese, ma io non lo so fare!! Studio francese solo da un anno con un'insegnante incompetente.
Mi potete dare una mano?? Vi prego
Sono una ragazza sedicenne che vorrebbe partire un anno per la Francia. Perché proprio la Francia? Perché è l’unica lingua debole che ho. Frequento un liceo linguistico e a scuola studio inglese, tedesco e francese e alcune materie in lingua, come storia in inglese, diritto in tedesco e storia dell’arte in tedesco. Sono bilingue da parte di padre, che infatti è nato in Germania, e parlo il tedesco fluentemente. La cultura tedesca mi affascina, amo andare a trovare i miei nonni, che abitano a Berlino, e i miei zii, che abitano vicino a Monaco, perché la differenza fra i due Stati si sente.
Caratterialmente sono una ragazza con una mentalità aperta e delle idee precise; non fatico a cambiarle se ho la dimostrazione che erano sbagliate. Quando voglio ottenere una cosa, mi impegno finché non la ottengo, e poi non la abbandono. L’inserimento in un gruppo inizialmente mi comporta fatica, ma poi la maggior parte delle volte riesco a fare amicizia senza tanti problemi.
La mia è una famiglia molto aperta, e le voglio molto bene. Con i miei genitori ho un rapporto sincero, e parlo di quasi tutto. Non abbiamo mai avuto problemi di rientro, perché non esco molto la sera, preferisco uscire a pranzo, inoltre non frequento le discoteche. Però i miei genitori mi permettono di viaggiare molto da sola, ad esempio a Milano dal mio amico, oppure a Venezia dal mio ragazzo. In questo momento ho un ragazzo che frequento da due mesi, e abbiamo un rapporto sincero uno con l’altro. Abitando lontano, mi manca abbastanza spesso, ma ci sentiamo quasi sempre e siamo molto legati. I miei sanno della nostra relazione e ci appoggiano. Ho un rapporto speciale con entrambi i miei tutori, anche se dato che io e mia madre abbiamo un carattere molto simile, ci scontriamo di più che io e mio padre. Mio fratello invece, è il tipico provocatore. Ma gli voglio bene lo stesso, e ci sono anche momenti in cui ci sopportiamo e ci aiutiamo a vicenda.
Con gli amici cerco di essere completamente me stessa, cosa che a scuola non sono propriamente. Infatti, sono molto timida e anche se intervengo, divento sempre rossa. Ma con gli amici non sono così, anzi. Rido spesso, e sono allegra. Sono fedele, e anche se qualche volta tralascio alcuni amici, tendo a recuperare in fretta tutto il tempo perso. A volte vorrei avere tanti amici, ma alla fine tendo a stare sempre con i “soliti”, che danno tanto e ricevono tanto anche in ritorno. Sono quelle le persone che mi capiscono davvero e mi accettano, non sempre è detto che i compagni di classe riescano a fare lo stesso. Ho un migliore amico, di un anno più piccolo di me; si chiama Matteo e sebbene non lo sappia, riesce a farmi sentire me stessa quando siamo insieme. Abbiamo suonato parecchi pezzi insieme (lui suona il clarinetto), siamo usciti con due amici in comune e mi sento davvero a mio agio. So che qualsiasi cosa io gli dica lui la prende sul serio o ride, a seconda dell’argomento. Mi sembra di conoscerlo davvero da una vita, invece è solo da un anno. A musica mi sento davvero inserita, ormai faccio parte del “giro” degli esperti. Faccio parte del gruppo giovanile di fiati, cioè una delle due orchestre più famose della mia scuola di musica privata (suono il flauto traverso da cinque anni), e canto nel coro più prestigioso di questa scuola. Lì mi sento proprio a mio agio, e ho tanti amici, anche più piccoli di me. Poi faccio scout, e lì la situazione è ancora diversa. Mi sento a mio agio con i più piccoli, ma non con quelli della mia età.
La mia giornata tipo del lunedì è questa: mi alzo alle sei e mezza, vado a svegliare i miei genitori; poi filo in bagno, mi vesto e mi preparo, mi lavo. Alle sette e cinque vado in cucina a fare colazione, dove resto fino alle 7.25; a quel punto vado a lavarmi i denti, e finire di preparare la cartella, che di solito faccio la sera. Esco di casa alle 7.35, correndo e arrivo a scuola alle 7.45. La scuola inizia alle 7.55 e mi tiene impegnata fino alle 13.10 tutti i giorni, tranne il mercoledì che ho pomeriggio fino alle 16.00, e il sabato che non ho scuola. Uscita da scuola vado a casa, pranzo e poi finisco di preparare le cose per la lezione di flauto traverso, dalle 14.25 alle 15.15. Finita la lezione, ho quella di teoria musicale, dalle 15.15 alle 16.05, ed è lì che vedo Matteo, il mio migliore amico. Conclusa la sessione musicale, accompagno il mio amico in Piazza a prendere l’autobus, e torno a casa. Studio per il giorno dopo, e poi alle otto ho tennis, per cui alle sette meno un quarto mi avvio. Dopo tennis torno a casa, mi metto il pigiama e mi riposo guardando la tivù. Vado a dormire alle dieci, dieci e mezza, dipende dalla sera. Comunque non esco mai di sera, perciò ho occasione di riposarmi e di ripetere le materie meno pronte.
Il rapporto che ho con i miei insegnanti dipende molto da che tipo di insegnanti sono. Non sono un’irrispettosa, so benissimo che gli studenti devono molto a coloro che insegnano, e non replico mai sgarbatamente. Preferisco però alcuni tipi di persone rispetto ad altri; ad esempio, la mia insegnante di tedesco è molto brava ad approcciare con gli alunni,a differenza forse di quella di francese, che cerca in tutti i modi, ma non ce la fa. Io comunque ho avuto un solo insegnante che mi ha capita ed è riuscito a coinvolgermi, sia nelle lezioni, che nelle battute, e nel rapporto studente-professore. Era il mio prof di diritto dell’anno scorso, che c’era al biennio; aveva un atteggiamento leggero, ma nel compenso nessuno osava prenderlo in giro o cercare di disturbare durante le sue lezioni, perché lui sapeva come tenere la nostra classe, che era ed è abbastanza scalmanata. E non si limitava ad insegnare, ma intervallava le lezioni con battute; e ci ha perfino fatti partecipare a un concorso, che è stato davvero molto istruttivo. Lui mi dava la motivazione necessaria a studiare, e purtroppo è questo che oggi gli insegnanti non sanno dare.
A scuola non sono affatto popolare, ma non mi dispiace. Non sono una persona che vuole avere tutta l’attenzione su di sé, e soprattutto non a scapito degli altri. Io ho bisogno solo di affetto, sono una persona molto dolce e romantica, e anche per gli amici tendo a essere protettiva. Nella mia classe ci sono vari gruppetti, diciamo che io non appartengo a nessuno, parlo con parecchie persone, certo con chi più chi meno.
Una situazione difficile nella quale mi sono trovata è stata il cambio scuola. Ho cambiato scuola dallo scientifico al linguistico, a un mese dalla seconda, perché non mi trovavo bene. A dir la verità ho sempre voluto fare il linguistico, e non mi sono arresa. Alla fine, dopo il non superamento del debito di matematica e di quello di latino, i miei si sono convinti che non era la scuola giusta per me. Appena arrivata nella nuova scuola, ho fatto due prove di latino e ho preso due nove di seguito, per cui il debito di latino era saldato. A gennaio ho fatto il superamento del debito di matematica, e ce l’ho fatta. A fine anno sono passata con la media dell’otto.
Beh, ho sentito tanto parlare di Intercultura, e sono molto felice di poter provare ad avere l’opportunità con questa associazione. Mi aspetto di divertirmi, imparare al meglio la lingua e tornare che non ricordo l’italiano. Ma d’altra parte mi aspetto anche i periodi difficili, e le lacrime della nostalgia. Però so che un’esperienza del genere non capiterà mai più nella vita. Ecco perché provo a farla.